Colt Single Action Army

Colt Single Action Army
(mod. 1873)

La mia passione per i revolver Colt si era inizialmente concentrata sui modelli in D.A. (doppia azione).
Sull’onda dell’innamoramento per il Python, avevo iniziato a cercare di conoscere qualcosa di più sui revolver in D.A. di Colt (attenzione: non conoscere, ma soltanto iniziare a documentarmi; il mondo Colt è troppo vasto!) .
Da lì in seguito è nata la voglia di conoscere qualcosa di più sul quel genio di Samuel Colt, la cui storia si intreccia con la nascita dell’America stessa per come la conosciamo oggi.
E leggendo come in realtà il successo di Colt era legato ai primi revolver (a singola azione), e quanto alcuni di quei “vecchi” pezzi abbiano veramente condizionato la nascita degli USA, ho iniziato a dedicare un po’ di tempo anche alle armi Colt di quel periodo (seconda metà del 1800).
Ad iniziare dal famoso Dragoon, modificato assieme al cap. Walker, ma per concludere con “IL REVOLVER”,  il model 1873, ovvero sua maestà il Colt Single Action Army.

Descrivere questo revolver …. ci si sono messi in tanti, sono stati versati fiumi di inchiostro e magari non tutto è stato ancora detto su questo mito, che da sempre rappresenta, nell’immaginario collettivo, il vecchio WEST.

L’elemento essenziale noto a quasi tutti gli appassionati è che … fu la prima vera pistola a rotazione funzionante ed affidabile; e fu presentata nel 1873. Era un progetto di Samuel Colt (deceduto nel 1862) che la Colt Co. aveva tenuto nel cassetto in attesa di sfruttare il momento migliore per lanciarla.

Il 3 aprile 1869 scadde il brevetto n. 12648 di R. White sulla retrocarica del tamburo. Brevetto che intanto aveva acquistato la S&W. Ecco che dal 1869 tutti i concorrenti potevano presentare le proprie soluzioni, ancora ferme al sistema “cap&ball” (avancarica del tamburo) della guerra civile.
S&W non seppe approfittare del vantaggio di questi anni di brevetto, e non introdusse grandi innovazioni o rivoluzioni. Ma ora che tutti potevano produrre armi con le nuove retrocariche “centerfire”,  si apriva una competizione serratissima. Anche perchè contemporaneamente l’esercito americano decise di dotarsi di un nuovo revolver.
Ecco il momento “giusto” per il nuovo Colt …

In quel periodo erano già stati presentati altri revolver, anche più performanti e sofisticati; tra tutti è da citare lo S&W nr. 3 calibro .44, un revovler “top break” (con il castello apribile e basculante) che aveva anche l’estrazione simultanea dei bossoli sparati (quando si apriva – era basculante, come le doppiette – si potevano espellere tuti i 6 bossoli contemporaneamente.

Però lo S&W (qui sopra un model 3), anche dopo il miglioramento con il modello “Schofield”, non poteva alloggiare le nuove munizioni .45, che erano più lunghe. Ma soprattutto la sua meccanica restava complessa e meno affidabile.
In realtà tutti i concorrenti per le nuove forniture dell’esercito, avevano chi più chi meno qualche difetto, qualche problemino; però è fondamentale ricordare che a quei tempi (seconda metà XIX secolo) ed in quei luoghi (sud e ovest del nordamerica), non c’erano le highway, non era completata la ferrovia, e non c’era Amazon a consegnare i ricambi entro 24 ore …. erano tempi e luoghi in cui i problemini diventavano facilmente problemi insormontabili. La robustezza, l’affidabilità, la facilità di riparazione, l’eventuale intercambiabilità dei pezzi … erano gli elementi su cui contare anche a dispetto di una eventuale minori precisione o una minore potenza di fuoco.
La Colt era fondamentalmente più robusta, con meno componenti in gioco, e camerava il nuovo .45

La “Colt Single Action Army” è probabilmente la pistola di maggior successo mai uscita da una fabbrica di armi.
Una vera stacanovista della frontiera; semplice, robusta e affidabile oltre misura; ed è soprattutto la sua affidabilità che ne ha decretato il successo su tutte le rivali dell’epoca.
Ad oggi solo dalla Colt ne sono usciti 4,5milioni di pezzi !!
E probabilmente altrettanti sono i cloni di decine di altri marchi.

Lo storico ed esperto di armi Mike Venturino paragona la Colt SA alla moderna Glock; entrambe le armi sono prodotte in calibri diversi, sono semplici e facili nell’uso, e soprattutto affidabili.
Un po’ come la Glock è la pistola più utilizzata della maggior parte delle FFOO del 21° secolo, la Peacemaker è stata l’unica vera arma utilizzabile dalla maggior parte degli uomini del west dell’ultimo periodo del diciannovesimo secolo.
La Colt SA è stata l’arbitro di tutte le situazioni “difficili” del vecchio west.
Ed anche in seguito, e per molti anni.

Legata alle vicende delle guerre indiane e ad eventi celebri come la battaglia del Little Big Horn (le Colt SA in dotazione al generale Custer ed alle sue truppe usate nella famosa battaglia al Little Big Horn, esistono ancora e sembra siano gelosamente conservate in qualche collezione privata nella riserva di Pine Ridge), con il tempo l’arma è diventata leggendaria, anche grazie alle sue costanti – e talvolta anacronistiche – apparizioni nel cinema western. Ed il valore di un esemplare originale dei primi tempi, se documentato ed in buone condizioni, può essere dell’ordine di molte molte molte migliaia di euro.

Nel caso di armi appartenute a celebri personaggi della frontiera (ad es. Buffalo Bill, Doc Holliday, John Wesley Hardin, Bat Masterson ecc.) le quotazioni nelle vendite all’asta hanno raggiunto valori elevatissimi.
Il SAA di Wyatt Earp è stato ceduto a 225.000 $
Il SAA di Roosvelt è stato ceduto a 1,47 milioni di $
Ma ha fatto scalpore il prezzo spuntato nel 2021 ad un’asta, per il Single Action con cui Pat Garrett uccise Billy The Kid:  6.030.000 dollari !!

Insieme al Winchester il SAA è stata chiamata una delle “armi che hanno fatto il West” assumendo così il valore simbolico di uno strumento con il quale si sarebbe imposta la giustizia e la legge. Un esempio a questo proposito può essere rappresentato dal generale statunitense George S. Patton che, durante la seconda guerra mondiale, era armato con una Colt di questo tipo, nichelata, e con il calcio in avorio sul quale erano incise le sue iniziali.
È diventata anche, nell’immaginario collettivo, l’arma del cow boy, del bandito e del “pistolero”.
Stanno infine divenendo sempre più popolari (e non soltanto negli U.S.A.) le gare di tiro con le armi usate nel West, dette Cowboy action shooting (qui il sito italiano), in cui la Colt S.A.A. svolge sempre un ruolo da protagonista.

Ma torniamo alla Colt Single Action Army e vediamone qualche caratteristica.
E’ un revolver a 6 colpi immesso nel mercato nordamericano nel 1873.

Questo modello 1873 deriva dai precedenti modelli ad avancarica ed a telaio aperto (per esempio la Colt Navy). Sembra che il progetto di questo nuovo revolver fosse già stato abbozzato da Samuel Colt molti anni prima, ma sempre custodito nei “cassetti” della Colt in attesa di un momento propizio per il suo lancio.
Il revolver in realtà come … concetto, come idea, risale al XVI secolo in Europa; però nessuno finora era riuscito a trasforma le tante idee e prototipi in un qualcosa di utilizzabile in modo sicuro.
Colt ha sviluppato quelle idee, quei concetti, e ha capito come trasformarli in un’arma “funzionante”; aggiungendo quegli elementi che ne decretarono anche il successo industriale (come ad esempio l’uso di parti intercambiabili nel processo di produzione).

Il progetto fu perfezionato negli anni 1870-1872 da William Mason, (ingegnere capo della Colt, che aveva lavorato molti anni anche in Remington Arms Co.) come risulta dalle date dei brevetti impresse sul telaio. Mason era reduce da lunghi studi (assieme a C.B. Richards) sulle conversioni a cartuccia metallica della moltitudine di armi ad avancarica, in particolare per le Colty Navy e le Colt Army. Manson unì la meccanica semplice ed affidabile delle “vecchie” Colt (fin dai tempi della Walker) ad un nuovo telaio chiuso che doveva reggere il nuovissimo calibro .45 Colt 

Qui sopra il brevetto depositato da Mason nel 1875, con le successive (ed in pratica definitive) modifiche al SAA.

Inizialmente fu denominata dalla Casa costruttrice come “Modello P”, o più specificatamente come “Army Strap Pistol”, per la presenza della bindella – strap – superiore che chiudeva il telaio. Ma fu chiamata ufficialmente “Army” dopo la sua adozione da parte dell’esercito americano avvenuta nel 1873 (altro motivo per cui poi le fu assegnato il nome “Colt 1873”).
Al momento del lancio quando fu presentata la prima volta venne ufficialmente indicata come “The New Model Army Metallic Cartrige Revolving Pistol”. Forse un nome un … po’ troppo pomposo. E che nessuno usò più.

Oltre alla denominazione ufficiale, questa pistola venne chiamata in molti altri modi; vari nomi popolari che in qualche caso identificavano proprio alcune versioni.
Nomi come Single Action Army (SAA), o Single Action Frontier, o come “Peacemaker” (Pacificatrice, il più usato); e poi “Thumb-buster” (scotta-pollice), “Equalizer” (Eguagliatrice, anche questo abbastanza diffuso), “Plow-Handle” (manico dell’aratro), Frontier six-shooter (abbinato al calibro 44-40), e molti altri.
Tra questi il più comune fu certamente “Peacemaker”.
Lo dimostra il fatto che la stessa Colt lo usò in alcuni casi per pubblicizzare l’arma, e che in molti testi fu indicata (ed è tutt’ora ancora indicata) con questo nome in varie riviste e libri del settore.
Per molti è nota semplicemente come “modello 1873”, o come SAA.

I primi modelli furono prodotti con canna di 7″½ (ca. 19 cm); il telaio era in acciaio cementato con le caratteristiche venature leggermente colorate (brunitura tipo “tartarugata“); il tamburo era brunito nel tipico “blu Colt”, così come la canna e la parte del telaio sull’impugnatura.

Le guancette erano in un unico pezzo in legno verniciato o lucidato ad olio (modelli militari).
Il calibro era il .45 Colt, nato insieme alla pistola, e che ne fece per qualche tempo il revolver a cartucce più potente sul mercato. Ma come detto, ben presto si introdussero numerosi altri calibri per soddisfare le esigenze sia del mercato “militare” che di quello civile.

Pare che la S.A.A. sia stata, insieme alla carabina Winchester a leva, l’arma prodotta nel maggior numero di calibri (più di trenta) in tutta la storia delle armi da fuoco.
Anche la lunghezza della canna variò moltissimo; i modelli standard la avevano in 7,5 pollici (tipicamente usata dall’esercito, nota anche come modello “Cavalry”), o con lunghezze di 5,5 pollici (14 cm, nel modello chiamato “Artillery”) e di 4,75 (12 cm – il modello “civile” più diffuso). Vi furono poi esemplari con canna anche da 3 pollici (modello Sheriff’s) e versioni più o meno “ufficiali” con varie lunghezze intermedie.
Fino ai modelli “Buntline” con canna da 12 o da 16 pollici.

Tutto ciò dimostra inequivocabilmente l’estrema affidabilità e robustezza del progetto di base.
Considerate che gli oltre 30 calibri utilizzati e le varie lunghezze di canna erano supportate sempre con la stessa base e con lo stesso telaio!
Fu un elemento fondamentale per il successo del prodotto, che di fatto consentiva l’intercambiabilità di numerosissimi componenti; ed in quel periodo, con le difficoltà di distribuzione, era una caratteristica indispensabile.

Nel corso degli anni vennero apportate solo minime modifiche, come ad esempio le guancette del calcio divise in due parti (e la variazioni nel loro materiale, come legno, guttaperca, bachelite, gomma dura, madreperla, corno, avorio, ecc.); o come la vite di fermo dell’asse del tamburo, spostata di lato.

L’arma fu così popolare che divenne uno dei simboli della colonizzazione dell’ovest americano (il west, la frontiera).
Ne erano armati i fuorilegge, gli sceriffi, l’esercito ed in generale tutti coloro che per varie ragioni si addentravano nei territori selvaggi delle Americhe (e che potevano permettersela, dato che il costo iniziale di circa 13 dollari era piuttosto alto per l’epoca).
Alcune armi furono fabbricate a Londra nella fabbrica della Colt, ma molte furono le imitazioni quasi in ogni parte del mondo.

Caratteristiche

La Colt SAA ha una struttura estremamente semplice e robusta: il telaio (o meglio, il castello) è finalmente “chiuso”, contrariamente ai precedenti modelli Colt ad avancarica (tipo Dragoon) ed ai modelli cosiddetti “di transizione”; e la canna è avvitata su di esso.

A lato della canna in tutti gli esemplari, tranne quelli a canna cortissima (piuttosto rari), vi è un espulsore a bacchetta caricato da una molla, che permette appunto l’espulsione dei bossoli uno ad uno attraverso una fresatura praticata posteriormente nello scudo di rinculo; questa fresatura è chiusa da uno sportellino a molla.

Allo stesso modo avviene il caricamento che, per evidenti ragioni, non risulta velocissimo.

Il funzionamento è (come suggerisce il nome) ad “azione singola” (Single Action); con questo s’intende che per sparare, il cane deve essere armato. In altre parole, prima di premere il grilletto che farà partire il colpo, bisogna che il cane sia sollevato manualmente. L’azione del sollevamento del cane, oltre ad armare la pistola, comanda anche la rotazione del tamburo ponendo la successiva camera di scoppio in linea con il percussore (integrato nel cane stesso).
Il grilletto consente soltanto l’abbattimento del cane ma non il suo armamento. Come invece è possibile ni revolver a doppia azione (D.A.)

Il cane può essere bloccato in tre posizioni:

  1. posizione di sicura (il percussore non tocca l’innesco della cartuccia sicché, anche in caso di urti, il colpo non può partire).
  2. posizione intermedia (mezza monta), di caricamento o di espulsione dei bossoli; in questa posizione il tamburo può ruotare liberamente e le varie camere possono così essere ricaricate accedendovi dallo sportellino di caricamento.
  3. posizione di sparo (in questa posizione il tamburo è, ovviamente, bloccato da un nottolino sporgente dalla parte inferiore del telaio che va ad ingaggiare una tacca presente sul tamburo stesso).

Il tamburo, diversamente dai moderni revolver, non si ribalta lateralmente dal telaio per il caricamento delle cartucce.
La SAA infatti presenta un tamburo fisso (o meglio, smontabile solo per pulizia e manutenzione).

Qui sopra, sfilato il perno del tamburo (prima è stata allentata la vite di fermo che si vede subito sotto la canna), si rimuove il tamburo e si può procedere agevolmente ad una pulizia. Ricordiamo che la polvere nera in uso in quegli anni, produceva una quantità impressionante di fumo e residui di sparo; pertanto era indispensabile una frequente pulizia, pena l’inevitabile inceppamento.

Per il caricamento (ed espulsione) delle cartucce si usa il piccolo sportellino apribile, posto sul lato destro dietro il cilindro.
Che vediamo aperto nella foto qui sotto.

Sotto la canna è presente un’asta che funge da estrattore e che aiuta ad espellere le cartucce già usate.

Dato che al tempo non esistevano sicure particolari (transfer bar ed altre modernità), molte volte si usava tenere una camera vuota (o anche solo “sparata”) posizionata in corrispondenza del cane quando, si riponeva l’arma nel fodero, o comunque durante il porto.
Questo perchè se vi fosse stata una cartuccia pronta all’uso in corrispondenza del cane, anche un piccolo colpo sul cane stesso avrebbe provocato l’accensione della cartuccia.
Ci sono centinaia di storie di Colt Single Action cadute accidentalmente dalle quali sono partiti dei colpi con risultati spesso fatali.
La precauzione di lasciare una camera vuota nel cilindro era la norma nel west, almeno per i pistoleri che avevano l’arma sempre a portata di mano.

Nota di colore (o leggenda ?): molti gunfighters, soldati oppure cowboys, usavano la camera vuota del tamburo per riporvi un biglietto da 10 o 20 dollari ripiegato ed arrotolato, a cui ricorrere in circostanze di magra.

Gli organi di mira consistono in una semplice fresatura allungata, ricavata sulla bindella del telaio sopra al tamburo; e da un mirino a lamina, fissato sulla canna in prossimità della volata (fa eccezione il modello “Flattop”).

I primi modelli della Colt Single Action furono prodotti con canna di lunghezza 7″½ e 5″½. Ma ben presto però fu messo sul mercato anche il modello con la canna da 4″¾, forse l’arma più diffusa nel west. Era il perfetto compromesso tra maneggevolezza, precisione, facilità di porto, robustezza, e … velocità d’estrazione.

Bat Masterson (famoso pistolero, poliziotto, e giornalista) per esempio, in una lettera spedita alla Colt nel 1885, raccomandò espressamente alla Colt che gli fossero spedite il più presto possibile due (in aggiunta alle sei che già possedeva) Single Action con la lunghezza della canna pari a 4″¾, nichelate, in calibro .45; ed era disposto a pagare l’extra concordato per “un grilletto così leggero da poter scattare con la pressione di un capello, un mirino più alto e sottile, e le guancette in guttapreca . Entrambe quelle pistole ora fanno parte della collezione Mellon.

Tanto per citare altri personaggi che hanno preferito la canna da 4,75 per la loro SAA, possiamo elencare:
Buffalo Bill Cody, Teddy Roosvelt, J.W. Hardin, Roy Bean, Pawnee Bill Lilly, Jack Crawford, Wild Bill Hickok, Billy the Kid, Sam Bass, i fratelli James, gli Younger, i Dalton, numerosi Texas rangers, per non parlare del generale George S. Patton!
Che vediamo nella foto qui a lato.

I primi modelli delle Colt SA furono costruiti per ospitare cartucce calibro .45 Colt.
Munizione presentata da Colt in concomitanza con il nuovo revolver.

N.B.: la munizione .45 Colt è conosciuta anche come “.45 Colt Revolver” e soprattutto come “.45 Long Colt”; anche se non è mai esistita una “.45 Short Colt” ! Il soprannome “Long Colt” verosimilmente nacque commercialmente per distinguerla dalla .45 S&W (detta anche .45 Schofield o .45 US Government), dimensionalmente simile ma leggermente più corta e meno potente.
Questo tipo di cartuccia aveva un proiettile di 250 grani spinto da una quantità variabile da 30 a 40 grani di polvere nera (la polvere infume si iniziò ad usare solo poco prima del 1900).
Con una tale carica il proiettile poteva raggiungere una velocità di 900 piedi al secondo (275 m/sec circa).

Dopo l’introduzione del fucile Winchester modello 1873, che usava cartucce metalliche calibro .44-40, la Colt si adeguò e produsse migliaia di Single Action anche in quel calibro. Che furono marchiate FRONTIER SIX SHOOTER”.
Per la prima volta nella storia delle armi, una persona poteva girare armato con un fucile e di una pistola, con il vantaggio di usare le stesse cartucce.
Considerate che all’epoca non era semplice procurarsi le munizioni, soprattutto per chi non viveva nelle principali città; ed all’ovest ogni destinazione era difficile da raggiungere, era sempre un’incognita. Da qui anche l’origine del nome “Froniter”.
Pertanto, avere un fucile ed una pistola “usabili” con la stessa scorta di munizioni, era un vantaggio enorme.

N.B.: nel 1983 Colt e Winchester misero nel mercato un set commemorativo (vedi qui sotto) composto da una Colt 1873 SAA e da un Winchester 1894; entrambi nel calibro 44-40 WCF, e con matricole coincidenti.

I revolver della Colt furono prodotti in moltissimi calibri, dal .32-20 sino al .476 Eley.
Il calibro .38-40, quello della Single Action di Bill Tilghman, aveva performance balistiche simili a quelle di una moderna cartuccia .40 S&W.

Il peso dell’arma (scarica) varia, a seconda del calibro e della lunghezza della canna, approssimativamente tra 1 e 1,5 chilogrammi.

Nota: il primo telaio prodotto era caratterizzato dalla vite di fermo dell’asse del tamburo in posizione frontale, subito sotto la canna, e prende il nome di “black powder frame” ovvero “telaio per polvere nera”.
Questa denominazione fu usata perchè in quel periodo erano ancora in uso munizioni caricate a polvere nera.

Marchi e denominazioni popolari

Sopra la canna compariva la scritta: “COLT’S PT. F.A. MFG. Co. HARTFORD CT. U.S.A.“.

Nelle versioni a canna lunga tale scritta era rullata su di un’unica riga mentre in quelle a canna più corta essa era spezzata.
Nella versione in calibro 44-40, oltre a questa, dovrebbe essere presente sul lato sinistro della canna la dicitura: “COLT FRONTIER SIX SHOOTER“.
Sulle armi fabbricate a Londra sopra la canna era invece scritto: “COLT’S PT. F.A. MFG. Co. HARTFORD CT. U.S.A. DEPOT 14, PALL MALL LONDON“.

I numeri dei brevetti, ai quali si è già accennato, erano riportati sul lato sinistro del telaio sotto al tamburo. Il numero di matricola compariva invece sotto il telaio davanti al ponticello del grilletto. L’indicazione del calibro si trovava sul lato sinistro della canna.

Le armi destinate all’esercito recavano impresso, inoltre, sul lato sinistro dell’impugnatura (in legno) un cartiglio con le iniziali dell’Ispettore governativo incaricato delle verifiche. I marchi più conosciuti e valutati dai collezionisti sono quelli di Orville W. Ainsworth (OWA) e di Henry Nettleton (HN).

Modelli e varianti

La produzione Colt del SAA si può dividere in tre periodi o generazioni:

  • la prima che va dal 1873 al 1941 (con 310.386 armi prodotte);
  • la seconda che va dal 1956 al 1975 (realizzata in parte con pezzi prodotti prima della guerra ed ancora giacenti nei magazzini, e prolungata fino al 1981, ma solo con armi su ordinazione);
  • e la terza, che comincia nel 1992 inizialmente ancora con prodotti su richiesta ma poi con produzione continua e regolare fino ai nostri giorni.

Mentre le armi della prima e seconda generazione si distinguono solo per i numeri di serie, in quelle della terza è stata di poco aumentata la dimensione del calcio, che è più largo di circa 2 mm., è leggermente modificata la cresta del cane, è eliminata la smussatura anteriore del tamburo ed è di poco modificata la forma dello sportello di caricamento.

Colt Bisley

Il modello “Bisley”, versione da tiro, prodotto dal 1894 al 1915 in circa 45.000 esemplari (meno di un migliaio con bascula Flat Top), in 18 diversi calibri, si differenzia dall’originale per la diversa sagomatura del calcio, della cresta del cane e del ponticello del grilletto.

Colt Buntline

Le “Colt Buntline”, assieme alla variante Special si differenziavano solo per la lunghezza della canna, che poteva essere di 12″ (30,5 cm.) o 16″ (40,5 cm.).
L’arma veniva venduta corredata di un calcio applicabile a vite, e la Colt la definiva “pistola con canna di carabina e calcio applicabile“). Non ebbe mai successo probabilmente proprio per la lunghezza eccessiva della canna che ne rendeva poco pratico l’uso.
La leggenda vuole che inizialmente fosse stata prodotta in 5 esemplari su richiesta di Edward C.Z. Judson, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Ned Buntline (pseudonimo con cui firmava i suoi romanzi sulla Frontiera, e le sceneggiature degli spettacoli del Wild West Show di Buffalo Bill); egli le donò ai cinque più famosi uomini di legge del West. Non esistono prove storiche al riguardo, né i documenti di produzione della Colt sono di alcun aiuto. Tuttavia sull’interesse creato attorno alla “Buntline” la Colt cominciò ad offrire una variante della SAA anche con le canne “lunghissime”.

Colt Flattop

La “Colt Flattop”, prodotta in meno di un migliaio di esemplari tra il 1888 ed il 1895, aveva la parte superiore dell’incastellatura piatta e tacca di mira e mirino regolabili, dedicati per il tiro di precisione. Molti esemplari finirono sul mercato britannico, nel calibro .450Boxer, e con canne da 5″ e 6″. Fu velocemente soppiantata dalla versione Bisley.

Colt Frontier Scout

La Colt mod. “Frontier Scout” venne prodotta negli anni tra il 1957 ed il 1985.
La Colt si rese conto che poteva esistere un mercato per un’arma più piccola, ma che ricalcasse esattamente la linea, ormai classica, del modello standard.
La variante “Frontier Scout” pur avendo l’impugnatura delle stesse dimensioni della Colt S.A.A. aveva il castello, il tamburo e la canna più piccoli, con una notevole diminuzione di peso (alcuni modelli furono fabbricati con il telaio in alluminio o zama). Un difetto che veniva imputato, infatti, al modello standard era la sua pesantezza, da alcuni tiratori ritenuta eccessiva.
La nuova arma ebbe un discreto successo, anche se fu penalizzata nelle prestazioni, poiché la riduzione nelle dimensioni obbligò la Casa costruttrice a produrla solo nel piccolo calibro .22 LR. Alcuni esemplari, con il telaio in acciaio, vennero forniti di un tamburo sostituibile in calibro .22 Magnum.

Colt Sheriff

La “Colt Sheriff” era invece dotata di canna corta – generalmente di 3 pollici – 7,6 cm.) – ma priva dell’espulsore dei bossoli.

La produzione odierna

Come ogni fenomeno commerciale anche la SAA dovette fare i conti con produttori, non solo stranieri, che la copiarono (e la copiano tutt’ora) in maniera più o meno spudorata (o fedele?).
Ad un certo punto la Colt Co. iniziò anche a rivedere i propri metodi costruttivi con l’intento di contenere i costi e contrastare le copie/repliche.
Alla fine, vista l’impossibilità di contrastare tutti i produttori “alternativi”, decise di continuare la produzione delle proprie SAA secondo criteri di alta finitura e qualità, riservandosi il mercato di “fascia alta” e dei collezionisti, o di chi preferisce avere un pezzo “originale”.

L’arma è ancora in produzione sia da parte della Colt che ovviamente da parte delle numerose case concorrenti.
In Italia spiccano le aziende Beretta, Pedersoli, Uberti (incorporata nella Beretta nel 2000), Pietta, Chiappa.
Queste aziende producono “repliche” di altissima qualità, che alcuni giudicano eccellenti e, per certi aspetti, superiori anche alla stessa Colt; e si distinguono per l’assoluta fedeltà all’originale, tanto che le parti dei revolver delle Case italiane possono essere intercambiate con le originali Colt.
L’Italia è oggi certamente leader nella produzione di queste armi (dette “repliche”); produzione che viene esportata quasi totalmente negli U.S.A., dove sono molto in voga le gare di tiro “western”.
Negli U.S.A., ma ormai anche in molte altre nazioni (Italia compresa) si sono affermati degli armaioli esperti nelle elaborazioni delle 1873, spesso rifacendosi ad elaborazioni in voga nel periodo del far west, per essere riproduzioni fedeli alle originali e quindi utilizzabili in gare riservate.
Le moderne potenti munizioni hanno imposto l’uso di materiali più resistenti ma non hanno in alcun modo mutato l’aspetto esteriore dell’arma. Da questa pistola sono poi derivati particolari modelli, più o meno diversi, prodotti da molte fabbriche (ad es. la stessa Uberti e l’americana Ruger) e adatti a sparare anche cartucce molto potenti (ad es. il .44 Magnum o il .454 Casull), usati negli U.S.A. anche per la caccia.