Dentro la Colt S.A.A.

Dentro la Colt Single Action Army

In questa pagina provo ad approfondire alcuni aspetti e caratteristiche de “il REVOLVER”,  il Colt model 1873, ovvero sua maestà il Colt Single Action Army.

Ringrazio nuovamente il forum coltforum.com, ed il sito farwest.it (con le specialissime pagine di Giancarlo51, al secolo G.C. Benedetti).

Come scritto nelle pagine precedenti, la COLT S.A.A. (Single Action Army) del 1873 è certamente il revolver più famoso e copiato di tutti i tempi (e non solo della casa di Hartford).
A proposito, t
anto per restare in tema di copie, la pistola semiautomatica più famosa e copiata di tutti i tempi è sempre una Colt, il modello 1911.

La Colt SAA è l’icona dell’ultima frontiera del Far West; l’abbiamo vista in tutti i films e serie, nei fumetti, nei cartoni, e ogni volta che c’era da immortalare uno sceriffo o un bandito, gli si metteva sempre in mano (o in fondina) una SAA.
Molte volte anche in contesti storicamente errati (prima del 1873 evidentemente … non c’era la Colt 1873!).

Il mito di questo revolver, unitamente alla passione degli americani per questi “pezzi di storia” che hanno condizionato la nascita del loro paese, ha fatto si che fiorisse un vasto mercato collezionistico. Un mercato in cui  alcuni esemplari antichi od incisi da rinomati artisti (ad esempio G. Young, L.D. Nimsche e C. Helfricht), oppure appartenuti a noti gunfighters, sono stati battuti in alcune aste a prezzi stratosferici.

Il SAA con cui Pat Garrett uccise Billy The Kid (al secolo Henry McCarty) è passata di mano (agosto 2021) a più di 6 milioni di dollari !! (per la precisione 6.030.000$, oltre i diritti d’asta).

Eccolo qui sopra il pezzo da oltre 6 milioni !

Ambitissime sono poi le armi cosiddette “Custer Range”.
Si tratta delle armi che potrebbero essere state in dotazione al Settimo Cavalleria (per capirci: generale Custer e Little Big Horn). Scrivo “potrebbero” perchè occorre sempre fare le opportune ricerche a partire dalle matricole; ricerche che spesso sono difficili in quanto Colt teneva traccia delle spedizioni, ma in quel periodo l’esercito ha fatto parecchie confusioni con tra assegnazioni, ritiri, riassegnazioni, modifiche, ecc.
Se l’arma rientra tra quelle che erano state effettivamente usate nel fatidico giorno a Little Big Horn, beh … queste sono senza prezzo.

Qui sopra una SAA usata a Little Big Horn, e battuta a 275mila dollari.

In produzione da un secolo e mezzo, questo mitico revolver è stato proposto in una miriade di calibri, varie misure di canna, ed è stato chiamato con tanti nomignoli affettivi (“Peacemaker” in primis). Nel corso del tempo è stato oggetto di varie modifiche costruttive per miglioramenti tecnici, o per abbatterne il costo, o per adeguarlo a diversi mercati, o per nuove esigenze normative. Queste modifiche a volte erano minimali, altre volte molto più visibili, ma sempre apportate senza mai tradirne la base iniziale, il look, e le caratteristiche essenziali.
Tutti questi piccoli dettagli permettono, oltre naturalmente al numero di matricola, di accertarne l’epoca di fabbricazione; o meglio, permettono di stabilire se un dato esemplare è stato modificato o rimaneggiato.
Tutto ciò partendo:

  • inizialmente dalla matricola;
  • poi appoggiandosi ai dati d’archivio Colt,
    la cui richiesta è veloce, ma oltre ai 150$ richiesti per le SAA, dovete attendere alcuni mesi prima che Vi arrivi la pergamena “ufficiale” dell’estratto d’archivio);
  • poi andando a verificare tanti piccoli particolari (come qui di seguito cercherò di riassumere) che possono indicare se alcuni pezzi sono stati modificati, o sostituiti, o ricostruiti;
  • e ovviamente facendovi aiutare da qualche esperto (almeno per le verifiche sui trattamenti dei metalli), o qualche “guru” che potrete contattare nel coltforum.com.

D’altronde in quegli anni (seconda metà del 1800) il west americano era veramente un posto “difficile”; ed era frequente dover ricorrere a pezzi presi da altre armi per rimettere in funzione il proprio revolver (a volte era necessaria una settimana a cavallo per arrivare anche solo in qualche avamposto con un minimo di rifornimenti).

La produzione del SAA viene divisa in TRE GENERAZIONI (o quattro generazioni secondo alcuni).
Che anticipo qui sotto (dall’alto in basso: 1st, 2nd e 3rd generation)

Prima generazione: detta anche Pre War, va dal 1873 al 1940, e con matricole dal n. 1 al n. 357859.
La versione in calibro .44 Henry ha una propria numerazione dal n. 1 al n. 1863.
E’ il periodo migliore sia per le commesse militari (almeno per i primi 20 anni) che per il mercato civile.

All’interno di questa prima generazione, Colt ha apportato la prima e più evidente modifica: nel 1896, a partire dalla matricola 164100 circa, fu modificato il ritegno dell’albero del tamburo (base pin); da una vite sottostante (avvitata nella parte anteriore del fusto, subito sotto il perno del tamburo) si passò ad un perno laterale (che attraversava il telaio da lato a lato) caricato a molla.

Qui sopra un SAA militare (US) primissime serie (matricola 8136), canna 7,5″ (Cavalry); si intravede la vite di fermo che sporge appena, inclinata anteriormente sotto il perno del tamburo.
Qui sopra invece un 1st generation ma già con la vite di fermo del perno laterale.

Qui di seguito, si vedono meglio le due differenze sul posizionamento delle viti di fermo (base pin retainer screw). Prima il modello “ante 1896”:

e quindi le versioni “post 1896”:

I telai ante 1896 (in pratica quelli con la vite di ritegno centrale) vengono chiamati anche “Black Powder Frame”, perchè fino a quegli anni, per il caricamento delle munizioni si utilizzava ancora la polvere nera (la polvere da sparo utilizzata sin dal 1300, a base di carbone di legna, nitrato di potassio (salnitro) e zolfo).
In realtà il passaggio alla più moderna e potente polvere infume fu certificato dalla Colt per le sue SAA solo a partire dal 1900, matricola n. 192000 circa, quando vennero anche adottati acciai nettamente migliori.

N.B.: anche se a partire dal 1896 le S.A.A. hanno il nuovo perno laterale con vite e molla, occorre prestare attenzione! Dal 1896 al 1900, pur avendo già il fermo trasversale “moderno”, la Colt non ne garantiva ancora l’uso con la polvere infume!

Però questo passaggio alla polvere infume, e via via tutte le conseguenti modifiche alle armi che si andarono ad effettuare dalla fine del XIX secolo in poi, determinò un momento di “cambiamento”; una svolta di tale portata che fece (e fa tutt’ora) storcere il naso agli appassionati; tanto che per molti solo i revolvers ante 1900 hanno veramente vissuto il “Far West that was”.

Alla prima generazione appartengono anche le numerose commesse militari; ne furono ordinati 37.075 pezzi; ma sembra che solo 29.741 siano state distribuite ai militari; il resto era tenuto di scorta. Ovviamente questi pezzi si distinguono per i relativi marchi di prova e cartigli di accettazione, e con la sigla dell’ispettore incisa sulla guancetta.
Il calibro era .45 Colt, con canna da 7 pollici e mezzo.
Alla fine del 1900, circa 3.800 di questi pezzi furono ritirati e portati in arsenale per accorciare la canna a 5 pollici e mezzo, e quindi rimessi in circolazione.

Le versioni militari e “Custer Range” meritano una trattazione specifica, anche perchè come scritto prima, è complicato recuperare tutti i dettagli delle matricole, spedizioni, assegnazioni ai vari reparti. Sono tutti elementi che ne determinano l’originalità e la storia, e che se confermati possono aumentarne il valore anche  di 20 o 30 volte.
Per questi approfondimenti è necessario seguire canali “particolari”, contattare appassionati ed esperti nei vari musei e forum americani, oltre che raccogliere tutte le documentazioni e libri che sull’argomento sono veramente tanti.

Le canne standard erano lunghe 7″½ (sette pollici e mezzo, modelli detti “Cavalry”), 5½ (cinque pollici e mezzo, modelli “Artillery”) e 4¾ (quattro pollici e tre/quarti, modelli “Civilian”). Ovviamente il modello di maggior diffusione fu quest’ultimo, soprattutto per la superiore facilità di trasporto e … di estrazione.

Vennero fabbricati anche esemplari con canna più corta (3″ e anche 2″), con o senza estrattore (ad es. i modelli Sheriff’s o Storekeeper’s), o con canna più lunga, spesso “flat top” e con calciolo scheletrico, chiamate molto più tardi (e con falso storico) come “Buntline Special”.
In realtà le Buntline della prima generazione sono molto rare, e pochissime sono sopravvissute fino ai nostri giorni. A causa dell’ingombro venivano usate per il tiro accademico (poco praticato all’epoca), oppure come armi da fondina (o meglio, una custodia) appesa al calesse (Buggy Gun).

Dal 1877 Colt iniziò a produrre modelli del SAA nel calibro 44 WCF, lo stesso del Winchester ’73; calibro che la Colt ribattezzò 44-40 per non fare pubblicità alla rivale.
Questi esemplari vennero denominati direttamente in Colt come “Colt Frontier Six Shooter” (scritta riportata anche sulla canna).
Sempre in quel periodo nacquero i modelli “Flat Top” (da tiro, senza scanaltura superiore, ma con una tacca di mira dedicata) e le versioni “Bisley” (dal nome del famoso poligono inglese), con un’impugnatura modificata che presenta una curvatura molto più accentuata, e con cane/grilletto più adatti al tiro accademico.

Qui sopra un SAA mod. Bisley del 1905.
Da notare il diverso profilo del cane (più basso, che resta sotto la linea della scanalatura di mira), il grilletto più arretrato, ed il differente angolo dell’impugnatura 

Seconda Generazione: dopo l’interruzione della produzione durante la IIª guerra mondiale, con tutte le fabbriche di armi impegnate nelle forniture militari, la Colt fu praticamente obbligata a riprendere la produzione del “vecchio” SAA per soddisfare le numerose richieste arrivate sull’onda dei popolari films e serie TV western.

La IIª Generazione va dal 1956 al 1974, con matricole da 00001SA a 73205SA.
Dal 1961 al 1975 fu offerta la versione New Frontier, con le mire regolabili, prodotta in 4200 esemplari.

Sul New Frontier si nota la moderna foglia di mira regolabile, ed il mirino maggiorato.

In questa generazione sono apparse diverse “Buntline Special” (con canna da 12 e anche da 16 pollici), richieste grazie ai films sulla sfida all’OK Corral. Films ispirati alla biografia di Wyatt Earp, pubblicata postuma da Stuart N. Lake.
In realtà non risulta che il famoso Marshal abbia mai usato una Buntline, e neppure che Ned Buntline (al secolo lo scrittore Edward Zane Carrol Judson) ne abbia mai regalato cinque esemplari ad altrettanti sceriffi di Dodge City, come dice la leggenda.
Tra l’altro sembrerebbe che W. Earp nella immortalata sparatoria abbia invece usato una S&W Numero Tre calibro .44 American.

Qui sopra una splendida Buntline.
Certo che girare con un tale cannone non doveva essere facile …. non era di certo un’arma da fondina.

Terza Generazione: gli ultimi esemplari della seconda generazione iniziavano ad essere mal rifiniti a causa anche dell’usura delle macchine e delle forme, che erano in attività dal 1873.
NB: ehhh … sì: le 1873 continuavano ad essere prodotte ancora con i macchinari dell’epoca, veri gioielli di meccanica, eredità di quel geniale inventore che era Samuel Colt (vedi le invenzioni in campo “industriale” di Samuel Colt).
In quegli anni iniziava anche a diffondersi il Cow Boy Shooting: una forma di tiro sportivo dinamico con riferimento storico agli USA del periodo (indicativamente) dal 1830 al 1915.
Colt per rimanere nel mercato, che per altro era dominato dalle sue SAA, dovette istallare una nuova linea di produzione, modificando però qualche componente, anche per adeguarlo alle nuove polveri, ai nuovi calibri, ed anche alle nuove normative di sicurezza. Si cercò di contenere le modifiche ma … alcune parti non sono più intercambiabili con le prime due generazioni.

Qui sopra una 3rd gen. con le guancette replica delle prime serie.

Questa nuova produzione (con i nuovi macchinari dal 1976), si distingue dalle altre due per:

  • diverso passo della filettatura del vincolo tra canna e castello;
  • il “cylinder bushing” è solidale al tamburo e non più separabile;
  • sono ri-proposti oltre ai normali telai con perno laterale, anche i castelli primo tipo “Black Powder Frame”;
  • il tubetto di rotazione del tamburo (ratchet) ha i dentini fresati diversamente;
  • vi sono componenti di minuteria pressofusi per risparmiare sui costi;
  • alcuni esemplari sono proposti con calciatura “bird’s head” (testa di uccello), un tipo di impugnatura mai usata sulla vecchia produzione SAA ma tipica dei modelli a Doppia Azione del 1877 e 1878.

In questa terza serie si alternano ottimi esemplari ottimi, alcuni riccamente incisi, ma anche lotti … diciamo scadenti.
Il fatto che il tubetto di rotazione (base pin bushing) sia solidale al tamburo, e che i denti di aggancio per la rotazione siano fresati diversamente, impedisce l’intercambiabilità di molti particolari, soprattutto dei tamburi – anche se stando a diversi esperti, tale operazione potrebbe essere effettuata modificando il braccetto di rotazione (hand) del tamburo.

Questa serie parte dal 1976, fu interrotta nel 1992 e poi ripresa con discontinuità fino agli anni 2000 ca. Le matricole vanno da SA80000 (con un salto di 5000 cifre) a SA99999.
Alla ripresa della produzione poi si procedette con la numerazione da S00001A  in crescere.

C’è da dire che le numerose lamentele dei tiratori circa lo snaturamento della modifica del perno tamburo, indussero la Colt a tornare al precedente sistema del “cylinder bushing” rimovibile. Dalla matricola S02001A si torno perciò al classico perno sfilabile, creando quella che alcuni chiamano “Tarda Terza” (o Quarta) Generazione.

Ad un certo punto, dato lo scarso impegno di Colt su questo modello, la SAA fu resa disponibile solo su ordinazione tramite il reparto Colt Custom Shop; ma negli anni 2000 durante le traversie finanziarie della società, il reparto è stato chiuso e le ordinazioni spostate su fornitori esterni, segnando per molti la fine di un mito “All American”.
Però l’attività non tardò a riprendere, grazie all’ingresso di nuovi investitori; e con la recente acquisizione da parte del gruppo CZ, la SAA è ritornata in produzione “regolare”.
Attualmente (2023) è disponibile ovviamente in calibro .45 Colt, con le 3 classiche lunghezze di canna: 7″½, 5″½ e 4″¾; la finitura è nikel o brunita; le guancette ricalcano i modelli della prima generazione, in gomma dura nera con i loghi.

Dal 1999 al 2003 per venire incontro ai tiratori “frequenti” è stata prodotta la versione “Cow Boy”, meno costosa e più sicura, con alcuni componenti microfusi, e con installata la “transfer bar” (la levetta di sicurezza comandata dal grilletto, che permette al cane di battere sul percussore solo quando è premuto). In questo caso il percussore a grano non è spinato al cane ma è flottante sul castello.
Questa visibile modifica della testa del cane fa storcere il naso ai puristi. Inoltre il fatto che (ingenuamente) fu pubblicizzata come versione economica del classico SAA, ha indotto gli utenti a ritenerla meno pregiata e non appetibile, decretandone un prematuro flop.

Si è anzidetto che, matricole a parte, le modifiche nei componenti sono utili per verificare la datazione dell’arma.
Eccone alcuni esempi per conoscere meglio la prestigiosa Prima Generazione (1st gen), perciò fino al 1940.
In ciò mi aiuto con alcune immagini di un tabellone riassuntivo che un appassionatissimo collezionista americano ha messo all’asta qualche anno fa. Immagini riprese in diversi post nel coltforum.com

Iniziamo dalla parte anteriore del telaio, nel punto in cui viene inserita la vite che blocca il perno (alberino) del tamburo.

Qui sopra, il n. 4 identifica un telaio “Black Powder Frame” usato dal 1873 al 1896, con la vite di fermo frontale, entrante dal basso, subito sotto l’alberino del tamburo.
Nel n. 5 il fermo è dato da un perno trasversale, avvitato con fermo a molla, ed è utilizzato dal 1896 al 1940 (ed anche nelle seguenti 2ª e 3ª generazione).

Qui sotto si nota meglio la differenza:

Nelle due SAA qui sopra, a destra una con il fusto ante 1896, detto anche “Black Powder Frame”, con vite  di fermo centrale.
A sinistra un modello post 1896, con perno passante trasversale.

Passando poi alla parte superiore del telaio, differenze ci sono anche nella lavorazione terminale della fresatura della linea di mira.

Sopra, le linee di mira fresate sul castello:
la r. 1 (Pinch Frame) è rarissima ed usata solo nella primissima produzione dell’anno 1873.
La n. 2 con tacca di mira a V (V notch) si trova nelle produzioni dal 1873 al 1931.
Nel 1932 si passò ad una tacca di mira squadrata (n. 3: square notch).

Continuando con le differenze più visibili, caratterizzanti gli anni di produzione delle prime generazioni, un particolare è ben visibile nel lato sinistro del telaio, ove sono riportate le date dei brevetti (i cosiddetti “patent”).
Che inizialmente erano:
          PAT. SEPT. 19, 1871
          PAT. JULY 2, 1872 
con l’aggiunta (dal 1877) di:
          JAN.19, 1875

Le scritte dei brevetti (patent) sul lato sinistro del telaio si differenziano per:
sono su due linee dal 1873 al 1877 (rif. n. 6)
su tre linee dal 1877  (matricola 33mila circa) al 1890 (rif. n. 7)
quindi ancora su due linee dal 1891 (matricola 235350) al 1940 (rif. n. 8)
 

Però, ad ulteriore complicazione, ma anche come ulteriore elemento di datazione, a lato delle date dei brevetti poteva o meno essere presente il “cavallino rampante” simbolo di casa Colt.

A lato, vicino alle scritte dei brevetti, non è presente alcun cavallino o altro logo Colt (trademark).
Il cavallino rampante non è presente dal 1873 e fino al 1890.

Poi, dal 1890 al 1912 a lato delle scritte di brevetto, è presente il cavallino, inscritto in un cerchio.

Successivamente, dal 1912 e fino al 1940 c’è il cavallino rampante ma senza cerchio.

Il cavallino o puledro (colt in inglese significa proprio “puledro”) rampante è lo stemma araldico della famiglia Colt, da alcuni classicamente spiegato come il famoso Bucefalo, destriero di Alessandro il Grande, che deviò un colpo di lancia con gli zoccoli e la bocca salvando il padrone.

Differenze visibili anche sui tamburi: dal 1873 al 1913, e poi dal 1915 al 1940 le fresature del tamburo erano “normali”, non arrivavano alle cave di blocco.
Come si nota nell’immagine seguente al nr. 24

Dal 1913 al 1915 (grosso modo dalla matricola 330000 alla 331480) è stata adottata una fresatura più lunga (long flute), che arrivava oltre le cave di blocco, come si nota nell’immagine al nr. 25.
Concomitante con queste fresature lunghe al tamburo, è stato anche adottato un pin di blocco (perno trasversale) più corto rispetto allo standard. Come si vede al nr. 27 nella foto precedente.

Qui di seguito si vede meglio la lunghezza delle scanalature fresate sul tamburo.

Qui a lato un tamburo con scanalature (fluted) standard, come prodotto dal 1873 al 1913 e dal 1916 al 1940.
In pratica le scanalature terminano prima delle cave di blocco tamburo.

Nel 1914 e 1915 invece le scanalature erano più lunghe, ben oltre le tacche di fermo.

Questa soluzione fu abbandonata dopo un anno.

Altre differenze che si possono notare nei tamburi, o meglio nelle cave su cui si innesta il blocco del tamburo per l’allineamento all’atto dello sparo.

Nei primi due anni (dal 1873 al 1874) la gola delle tacche di bloccaggio del tamburo era senza alcun invito, e non molto profonda.

Dal 1874 al 1895 la gola di bloccaggio era leggermente più prfonda, e presentava un piccolo invito (small guide bolt)

Infine, dal 1895 in poi, la gola aveva un invito più esteso (large bolt guide)

Altre caratteristiche tipiche di alcune annate, erano le disposizioni dei numeri di montaggio (i numeri che in genere dovevano identificare un “lotto” di produzione e di assemblaggio).

Per quanto riguarda la prima generazione, i numeri di assemblaggio  si trovano (con riferimento all’immagine qui sopra):
nr. 19: nella parte inferiore del telaio, sotto la matricola e la vite di fermo della guardia; il ponticello di guardia del  grilletto una volta montato nasconde questi numeri. Questo numero è certamente presente almeno per la produzione che va dal 1873 al 1909.
nr. 20: il numero è riportato anche nel lato interno dello sportellino di caricamento.
nr. 21: dal 1909 (e fino al 1940) il numero di montaggio è stato portato nella parte posteriore del telaio, dietro l’appoggio dell’impugnatura.

Altre particolarità sulle matricole e numeri vari:

Nella componente posteriore del telaio (il gruppo con l’impugnatura e la guardia del grilletto, rif. nr. 43), dal 1873 al 1920 era riportata la matricola nella parte inferiore dell’impugnatura (visibile da “sotto”); sotto la guancetta sinistra nel periodo dal 1920 al 1922; e sotto la guancetta destra dal 1922 al 1940)
La matricola era riportata anche nella guardia del grilletto (rif. nr. 44) davanti alla guardia dal 1873 al 1919.

Qui di seguito invece, i percussori montati sul cane:

Il percussore era conico dal 1873 al 1905, come quello al nr. 17.
Mentre dal 1905 al 1940 è stato modificato con una forma concava, curva, come indicato al nr. 18.

Il percussore conico montato dal 1873 al 1915.

Il percussore tronco conico, leggermente concavo, usato dal 1905 al 1940

Anche le canne presentano diverse particolarità, variate nel corso degli anni.

Iniziamo con il “tipo” di rigatura, che era più arrotondato nel periodo 1873-1910 (nr. 30)
In seguito la rigatura fu più marcata ed appiattita (nr. 31)

La rigatura della canna era a sei solchi dal 1874 al 1940.
Solo nel 1873 (e per i primissimi esemplari) aveva sette solchi.

Per quanto riguarda invece l’estrattore (o meglio, l’espulsore) ed il cilindro di guida dell’astina d’espulsione e relativa molla:

dal 1873 al 1875 la guida estrattore era chiusa in testa, con un perno di posizionamento ed una vite di fissaggio (rif. nr. 47).

Dal 1875 al 1877 la guida è sempre chiusa, con solo la vite di fissaggio (rif. nr. 48).
Dal 1877 al 1940 la guida ha l’estremità aperta, sempre fissata con la vite (rif. nr. 49)

L’asta dell’estrattore presenta una testa rotonda (bullseye) negli anni dal 1873 al 1882 (rif. nr. 50).
Dal 1882 al 1940 la forma della testa è diventata ovale (rif. nr. 52).
Nel 1882 per il mercato civile, e nel 1884 per il mercato militare, la testa ovale era stata costruita con una base leggermente più larga, maggiorata (rif. nr. 51).

Inoltre, l’asta d’espulsione standard cilindrica (rif. nr. 53) è invece “appiattita, schiacciata” (nr. 54) nei calibri con diametro camera inferiore a .360″

Particolare della testa dell’estrattore rotonda (Bull’s Eye), adottato dal 1873 al 1881

Particolare della testa estrattore a “mezza luna” (Half Moon), in uso dal 1881 in poi.

Altre differenze immediatamente visibili, che consentono di inquadrare meglio il periodo di produzione, sono date dalle incisioni della ragione sociale (COLT’S PT.F. A. MFG. Co. HARTFORD CT. U.S.A.), presenti sulla parte superiore della canna.

Le scritte della ragione sociale, per quanto riguarda le canne da 7″½ e 5″½ pollici, erano come indicato qui sopra:
in una singola riga, in stile corsivo (Italics) dal 1873 al 1876 (rif. nr. 32); per i primi periodi, ai lati della scritta (in testa ed in chiusura) era presente un simbolo a croce.
Dal 1876 in poi (fino al 1940) è stato usato lo stile Block (rif. nr. 33).
Invece le canne “corte” da 4″¾ avevano le scritte su due linee (dal 1879 al 1940), come si vede al nr. 34.

 

Altre particolarità delle incisioni eventualmente presenti sulla canna:
dal 1887 al 1929 il calibro era indicato solo nel lato sinistro inferiore del telaio; la canna non riportava il calibro (rif. nr. 40).
Dal 1929 al 1940 le canne erano del tipo “second style”, o “full inscription”; riportavano cioè la scritta “COLT SINGLE ACTION ARMY” con anche indicato il calibro (rif. nr. 41).
Per i primi anni (dal 1873 al 1883) la canna non riportava il calibro, ma aveva un proprio numero di serie che era riportato sotto il tubo di guida dell’estrattore (rif. nr. 42).


Altro cambiamento si nota nel mirino.

Sono stati utilizzati due tipi di mira anteriore:
stretta, a base corta da .520” (n. 38)
larga, con base più lunga da .620” (n. 39)
Al momento non sono riuscito a trovare corrispondenze con annate di produzione.

Qui di seguito un assortimento dei tipi di cane utilizzati:

 

 

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nr.9: primo stile, zigrinatura lunga, dal 1873;
nr.10: secondo stile, zigrinatura più corta, dal 1890 circa (non sono certo) fino al 1905;
nr.11: terzo stile, bordi arrotondati (curved border) dal 1905 al 1909;
nr.12: quarto stile, senza bordi (no border) dal 1909 al 1936;
nr.13: quinto stile, bordi lisci (bright side) dal 1936 al 1940.

Qui sopra un particolare della prima serie (si nota evidentemente l’artigianalità della lavorazione manuale)

Una nota a parte, soprattutto per le scritte sulla canna, la merita  la versione in calibro 44-40.

Nel 1877 Colt iniziò a produrre alcune SAA nel calibro 44WCF (il calibro adottato dalla Winchester per il suo diffusissimo fucile a leva); e le venne affibbiato il soprannome di “FRONTIER”.
La versione Frontier fu offerta dal 1877 (o 1878) nello stesso calibro del Winchester 1873 per consentire a chi si “avventurava” nell’ovest, di utilizzare la stessa munizione della carabina; fatto importantissimo in zone ove il rifornimento era problematico; da qui il nome Frontier Model.
La munizione era la 44WCF, ma fu chiamata da Colt come 44-40, perchè non voleva avere alcun riferimento a Winchester.
Il nome FRONTIER le fu dato dalla Colt stessa; fatto raro poiché gli altri appellativi con cui veniva chiamata la SAA (Peacemaker; Model P., Hog Leg, Plow Handle, ecc.) nonchè altri modelli D.A. 1877 e 1878 (Lightining, Thunderer, Rainmaker, Ominipotent) venivano commercialmente  assegnati dai rivenditori, soprattutto dalla Benjamin Kittredge & Co di New York.
In questo popolare calibro (almeno per il periodo) la Colt ha prodotto 71391 esemplari, comprese le varianti Bisley; ed è secondo come produzione solo al classicissimo .45 Colt (che da alcuni è impropriamente definito .45 Long Colt per distinguerlo dal .45 S&W Schofield, più corto).
In realtà la Colt e la Winchester entrarono presto in conflitto invadendo i rispettivi campi di produzione, rubandosi reciprocamente validissimi armaioli  ed altrettanto validi inventori (quali Andrew Burgess, Hugo Borchardt, William Mason e Stephen Wood).
In pratica Winchester stava provando ad entrare nel mondo dei revolver, e Colt stava provando ad espandere la propria produzione anche nei fucili a leva.
Nel 1884 fu raggiunto un accordo “di non belligeranza” in cui la Colt si impegnava a produrre solo revolvers e la Winchester solo carabine e fucili; entrameb le ditte lasciarono “libertà” nella produzione delle doppiette (molto diffuse all’epoca) in cui ognuno avrebbe avuto libera commercializzazione.
Nel centesimo anniversario di quell’accordo (1984), Colt e Winchester confezionarono un set commemorativo composto da una replica della Colt FRONTIER e da un Winchester 1873; entrambi nel calibro 44-40 WCF, e con matricole coincidenti (ogni arma reca incisi disegni e firme di Colt e Winchester).

Qui sopra, le iscrizioni COLT FRONTIER SIX SHOOTER presenti sulla canna della Colt Frontier, solo per il calibro 44-40.
nr. 35: dal 1877 al 1890 (primissime produzioni) la scritta era ad acido (etched panel), su matricole dal 41mila (o 45 mila ?) fino alla matricola 130mila. Questa scritta, che in pratica segna appena il metallo (non è una incisione), nel tempo tende a scomparire, e non è di facile restauro. Le Frontier originali che recano ancora visibile la scritta hanno ovviamente un valore nettamente superiore.
nr. 36: dal 1890 al 1923 la scritta è rullata (incisa) in maiuscolo, senza indicazioni calibro; questa si trova nelle matricola da 130mila circa in poi.
nr. 37: dal 1923 al 1940 la scritta è rullata in caratteri un po’ più piccoli, con indicato anche il calibro “44-40”.

Tornando alle datazioni delle prime generazioni, piccole differenze ci sono anche nel ponticello di protezione del grilletto (triggerguard):

Dal 1873 al 1894, e poi dal 1917 al 1940, il ponticello era leggermente appiattito nella parte inferiore (flat bottom bow). Vedi qui sopra al nr. 22.
Mentre dal 1894 al 1917 il ponticello era completamente curvo (round bottom bow), arrotondato (riferimento al nr. 23).

A ciò va aggiunta un’altra variante:
Dal 1873 al 1882 non vi era alcun perno di guida dell’impugnatura nella parte inferiore dello stesso telaietto; perno che invece è stato montato in seguito (dal 1882 in poi, come si nota -appena- nella foto con numero 23 qui sopra).

Altra particolarità:
Dal 1873 al 1877, veniva indicato il calibro nella parte posteriore della guardia del grilletto, lato sinistro. Come si nota al nr. 23 sempre nella foto precedente.
Dal 1881 al 1887 il calibro veniva inciso sempre nel lato sinistro, ma nella parte anteriore della guardia del grilletto (rif. al nr. 22).
Dal 1877 al 1881 il calibro doveva essere inciso sempre nel lato sinistro, nella parte inferiore dell’arco del grilletto.

Qui sopra la testa dell’asta dell’albero del tamburo (base pin) che ne permette la rotazione e lo smontaggio.
nr. 28: con piccolo foro (evidenziato in bianco) come in produzione dal 1873 al 1903.
nr. 29: senza il forellino in testa nel periodo dal 1903 al 1940.

Qui sopra si vede bene il piccolo foro che identifica la produzione fino al 1903.

Qui sopra il cane di una SAA con le tre tacche: di caricamento, half cock (mezza monta di sicurezza) e full cock (armato).

Queste tacche più l’ingaggio del dente deputato al blocco del tamburo (bolt stop) fanno si che siano chiaramente udibili quattro CLICK ogni volta che si arma completamente il cane. Che per gli appassionati suonano come “C-O-L-T” (ma qui entra in gioco anche l’abbondante quantità di Jack Daniel’s che solitamente accompagna i ritrovi degli appassionati del west).
Una finezza per l’epoca: notare il pernetto che supporta una piccola ruotina (hammer roller), che si nota sul retro del cane; serve per addolcire il contatto con la molla principale (main spring) ospitata nel calcio. Come si vede anche nello schema qui sotto.

e come si nota anche nell’esploso (qui di eseguito) delle poche componenti di quest’arma, il cui successo è stato decretato principalmente dalla sua robustezza e semplicità

Frontespizio del brevetto di William Mason.
Le date dei brevetti sono rullati sul lato sinistro del castello:
“PAT. JULY 25, 1871 – PAT. JULY 2, 1872” (su due linee i primi esemplari sin al 1877).
“PAT. SEPT. 19, 1871 – ” JULY, 2,-72 – ” JAN.19,-75” (su tre linee dal 1877 con nr, matr, 33 mila circa.
“PAT. SEPT.19, 1871 – JULY 2,72. JAN. 19, 75” (torna su due linee dal 1890 con la matricola 235350).

Qui sotto le guancette più usate nella prima generazione. 

 

 

Le guancette standard sono state principalmente di 3 tipi:
fig. 14: le monopezzo in noce trattato ad olio, usate per il mercato civile dal 1873 al 1882, e per il mercato militare dal 1873 al 1891.
Fig. 15 in gomma dura con cavallino ed aquila, solo per il mercato civile dal 1882 al 1896. A questa serie si sono poi ispirate le guancette delle ultime generazioni.
Fig. 16 in gomma dura con cavallino ma senza aquila, usate nel solo mercato civile dal 1896 al 1940.

 

Qui sopra alcune note aggiuntive sulle guancette in gomma (dal 1882 in poi); note recuperate grazie ad un utente del coltforum.com

Beh … le guancette (grips) del S.A.A. sono le più diffuse, elaborate, modificate, copiate e … strane di tutto il mercato armigero.
(ed al secondo posto ci sono le guancette della 1911, sempre di casa Colt)
Riproduzioni semplici, o elaboratissime come ad es. quelle di Tiffany, personalizzazioni ricercate come quelle del presidente Roosvelt, o riporti come il noto serpente della Colt di Clin Eastwood, … c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Dopo la diffusione delle pistole semiautomatiche, ed in particolare della Colt 1911, i revolver a singola azione sono diventati un oggetto di culto e di passione, e non più un indispensabile accessorio per la sopravvivenza. Pertanto è diventata l’arma più utilizzata per soddisfare artisti e facoltosi committenti, generando un mercato di veri e propri pezzi d’arte, spesso incisi da famosissimi artisti o rifiniti da prestigiose firme (Tiffany in primis).

Questa qui sopra è una SAA del 1876, lavorata da Tiffany e andata all’asta qualche anno fa. Eccellente lo stato di conservazione.

Idem per un’altra SAA incisa dal Custom Shop Colt (qui di seguito).

Qui sotto la Colt personalizzata del presidente Roosvelt.
Le guancette riprendono uno dei motivi texani più in voga all’epoca: “Steer-Head” (testa di manzo).

Altra SAA incisa, con le guancette “Steer-Head”.

Le famose guancette con il serpente, usate da Clint Eastwood (ma anche da altri attori) in numerosi film (riporto effettuato sia sulle SAA che sui modelli 1860)