Anatomia di una munizione: gli inneschi
In una munizione esistono due sostanze infiammabili; e la polvere da sparo, che serve a produrre la pressione che spinge il proiettile, è solo la seconda. Ma la prima (in ordine di “tempo”) è la carica esplosiva che deve accendere la polvere.
La carica di accensione è contenuta nell’innesco (primer).
L’innesco è il componente che trasforma l’energia cinetica del percussore in una “fiamma” di accensione.
Un po’ come nel motore dell’auto: la benzina iniettata nel cilindro viene accesa attraverso un innesco (nel caso del motore è la candela), che trasforma l’energia elettrica (scintilla) in fiamma che avvia la combustione.
L’innesco contiene questa piccola carica detta appunto carica d’innesco.
La sostanza detonante dell’innesco è molto diversa da quella che compone la polvere da sparo.
La polvere è trattata con agenti che ne impediscono l’accensione accidentale per sfregamento o percussione.
La carica di un innesco invece deve essere sensibile allo sfregamento e/o alla percussione; ciò vuol dire che questa sostanza se è percossa, schiacciata o sfregata, detona bruscamente .
Precisiamo la differenza tra deflagrazione e detonazione:
- si definisce deflagrazione quell’esplosione (o meglio, quella combustione) la cui velocità di propagazione nel combustibile ha una velocità inferiore a quella del suono (330 mt./sec.)
- è una detonazione quando nella sostanza detonante la velocità di combustione è superiore alla velocità del suono.
Nell’innesco quindi, viene inserita una sostanza detonante sensibile agli urti; è una quantità sufficiente a provocare, se percossa, una fiammata caldissima, con direzione ben precisa (guidata dal foro di vampa) e di potenza sufficiente ad accendere la carica di polvere nel bossolo.
Ancora ad inizio del 1900 è stato abbandonato il fulminato di mercurio, che era la sostanza più usata come innesco. In seguito la miscela più usata era a base di stifnato di pombo, oggi via via sostituito da altre miscele in cui si cerca di eliminare il piombo.
Nota: prestate estrema attenzione quando maneggiate i primer!
Sono progettati per esplodere se colpiti nel fondello.
E sono gli unici elementi veramente “esplodenti” (la polvere semplicemente “brucia”, come vedremo in seguito).
Indossate sempre occhiali di sicurezza durante la ricarica o quando lavorate con i primer!
Ricordo anche che gli inneschi che utilizzano stifnato di piombo, possono lasciare qualche residuo di piombo nell’aria dopo l’accensione (durante lo sparo).
L’innesco si compone essenzialmente da una coppetta ad “U”, una sorta di piccolo bicchierino metallico, sul cui fondo viene messo il materiale detonante.
In questa coppetta, sopra questa specie di “bicchiere”, è inserito una specie di “incudine” a forma vagamente piramidale rovesciata, una specie di percussore a punta, che serve a fornire un piano di battuta, un riscontro, alla spinta del percussore dell’arma. La pasta detonante si trova così tra il fondo dell’innesco e la punta dell’incudine.
Quando il percussore “batte” sul fondo della coppetta, questo fondo della coppetta viene schiacciato e va a “battere” sulla sommità dell’incudine; la pasta esplodente si troverà schiacciata o verrà comunque a sfregare tra incudine e coppetta, incendiandosi (anzi, detonando).
La fiammata sfoga attraverso l’incudine (che in genere presenta 3 o 4 aperture) e si incunea attraverso il foro di vampa (flash hole) al centro della sede dell’innesco, accendendo la polvere da sparo (che a sua volta bruciando spingerà la palla attraverso la canna).
Qui a lato una sezione del fondo del bossolo e dell’innesco.
La piccola carica d’esplosivo detonante (mistura esplosiva) è racchiusa in una capsula alloggiata nel fondello del bossolo.
Penso si possa ben vedere come la “punta” dell’incudinetta possa urtare il fondo dell’innesco, quando questo viene urtato e deformato dal percussore.
Si vedono anche le aperture presenti nell’incudinetta, che lasciano sfogare la fiamma verso il foro di vampa.
Dato che le cartucce sono di varia natura, forma e uso; e che le polveri sono anch’esse di varia forma e natura, anche gli inneschi variano come potenza e anche come forma (dimensione).
E gli inneschi quindi, come le polveri, si identificano con nomi e numeri in rapporto alle loro dimensioni e alla loro potenza innescante.
Qui trattiamo solo gli inneschi standard per cartuccia metallica a percussione centrale (centerfire boxer primer).
Ovviamente vi sono diversi altri tipi di inneschi: pensiamo ad es. agli inneschi per il calibro 12 da caccia, o agli inneschi periferici (rimfire) usati nel calibro .22LR
Negli inneschi per munizioni a percussione centrale, il “tipo boxer” è in assoluto il più diffuso.
In questo caso i bossoli presentano un unico foro centrale nel fondello; tramite questo foro di vampa (flash hole) viene trasmessa la fiamma all’interno del bossolo, che contiene la polvere.
N.B.: tramite questo foro è anche agevole l’espulsione dell’innesco usato, attraverso il die decapsulatore/disinnescatore (che vedremo meglio nella pagina dedicata ai dies). Perciò è possibile ricaricare agevolmente le munizioni con questo tipo di innesco. E’ un sistema semplice, facile da utilizzare, ed è anche sicuro nell’uso.
Tipi di inneschi
Per quanto concerne gli inneschi, questi possono essere:
- di 2 tipi: da pistola (pistol primer), o da fucile (rifle primer)
- di 2 dimensioni: grandi (large primer), o piccoli (small primer)
- di 2 diversi livelli di “potenza”: ordinario (standard primer),
o di tipo magnum (magnum primer) - standard o “selezionati” (detti anche “match”, o anche BR – bench rest)
Tutti i principali produttori di munizioni o di componenti per ricarica sono soliti produrre anche inneschi, ognuno dei quali è riconoscibile per una specifica sigla, propria per ogni produttore.
In genere per convenzione si usano le seguenti abbreviazioni per identificare i diversi tipi di primer:
- SP = small pistol
- SPM = small pistol magnum
- LP = large pistol
- LPM = large pistol magnum
- SR = small rifle
- SRM = small rifle magnum
- LR = large rifle
- LRM = large rifle magnum
Gli inneschi denominati magnum sono solitamente utilizzati con dosi di polvere elevate, o quando le polveri sono cosi lente che hanno bisogno per di una fiamma più calda e di maggiori dimensioni per l’accensione.
Chiaramente è più difficile accendere una dose di polvere in un lungo bossolo da fucile che in una piccola cartuccia da pistola; così sono stati prodotti inneschi che emettono una fiamma di varia forma e lunghezza a seconda delle caratteristiche del dato calibro.
Attenzione: questo non vuol dire che per tutte le cartucce “magnum” (es: .357Mag, .44Mag, ecc.), anche l’innesco deve essere di tipo magnum; la scelta va sempre fatta in funzione della polvere utilizzata e della sua dose.
Alcuni produttori distribuiscono inneschi selezionati, indicati come “Match”, o spesso anche come “BR”.
Questi presentano standard qualitativi superiori alla media.
In genere si tratta di lotti selezionati per la loro costanza di rendimento, che hanno una stabilità calorifica ed esplosiva molto elevata, permettendo così di preparare cartucce da gara molto precise; in pratica ogni innesco dello stesso lotto presenta una carica molto molto molto simile, e perciò non ci saranno variazioni (anche se minime) tra le diverse munizioni che vado ad assemblare; questa costanza influisce sulla velocità iniziale dei proiettili che è fondamentale per garantire un preciso calcolo della traiettoria.
Solitamente questi inneschi sono utilizzati dai tiratori nelle discipline “lunga distanza” o “Bench Rest” (da cui la sigla BR).
Nulla vieta il loro utilizzo per l’assemblaggio delle munizioni destinate ad usi normali; anzi, le prestazioni saranno più costanti.
Ricordiamoci solo che il prezzo sarà sensibilmente (direi molto) superiore rispetto alla versione standard.
INNESCHI più diffusi
È fondamentale rispettare le indicazioni riportate dalle specifiche del calibro e dalle tabelle di ricarica, per non incorrere in spiacevoli conseguenze, sia in termini di precisione che di sicurezza.
Sostituire un innesco Standard con uno Magnum o viceversa, spesso può generare situazioni imprevedibili.
Ciò soprattutto per i calibri più corposi, caratterizzati da grandi volumi in gioco e con elevate variazioni di volume anche per piccoli spostamenti di palla.
Gli inneschi sono inseriti “a pressione” nel fondo del bossolo.
Si possono perciò espellere facilmente, e altrettanto facilmente possono essere reinseriti.
E’ questa geometria (foro centrale, inserimento a pressione) che ne permette la ricarica con attrezzi relativamente semplici.
Abbiamo però detto che vi sono tipi e misure diverse.
Qui di seguito le dimensioni degli inneschi (rif. tabelle SAAMI).
N.B.: la coppetta dell’innesco può essere piatta o arrotondata; le misure indicate sono in pollici e (tra parentesi) in millimetri.
ATTENZIONE:
Tra primers di produttori diversi, vi sono differenze dimensionali che possono arrivare al millesimo di pollice (> 0,02 mm).
Essendo l’innesco un componente che viene forzato e resta in sede “a pressione”, conviene sempre fare qualche prova quando cambiate marca e/o tipo di prodotto.
Altra ATTENZIONE:
per assicurare un corretto funzionamento, inserire l’innesco fino a che il piano della capsula si trovi al di sotto (ma non troppo) del piano del fondello del bossolo come indicato in figura.
Generalmente questo spazio dovrebbe essere compreso tra 0,05 e 0,15 mm ca.
Cioè l’innesco andrebbe “spinto” nel fondello del bossolo, fino a che la sua faccia posteriore affonda di ca. 0,1mm rispetto al fondo del bossolo.
Chiaramente un eccessivo “affondo” dell’innesco nel bossolo potrebbe far si che il percussore “arrivi appena” a percuotere l’innesco, con potenziali mancate accensioni.
Per altro una eventuale sporgenza (cioè il fondo dell’innesco “sporge” dal fondo del bossolo) è pericolosissima perchè l’innesco potrebbe essere “acceso” sbattendo alla chiusura del carrello (semiautomatiche); o potrebbe impedire una corretta rotazione del tamburo (revolver); e perchè il percussore potrebbe affondare troppo nell’innesco con potenziale foratura (e conseguente potenziale sfogo di parte della pressione).
Per minimizzare i rischi connessi all’errato maneggio degli inneschi (cosa molto pericolosa), è necessario rispettare rigorosamente le seguenti regole di sicurezza:
- evitate di estrarre (decapsulare) inneschi non bruciati, non sparati, erroneamente inseriti in un bossolo.
Dovreste sempre prima spararli e poi estrarli.
In rete troverete molti suggerimenti su come espellere inneschi inesplosi; ma … evitate questa operazione.
L’innesco comunque non sarà riutilizzabile, e rischiate danni a cose e alla Vostra persona. E per risparmiare qualche centesimo di € ?
Ricordate che un innesco ha una carica da non sottovalutare. Esistono ad es. ricariche da allenamento che sfruttano il solo innesco come propellente. - non usare mai inneschi di origine ignota
- non scambiare mai inneschi magnum con inneschi ordinari e viceversa
- tenere sempre gli inneschi nel loro contenitore fino a quando non li utilizzate
- non tentare mai di inserire forzatamente gli inneschi nella propria sede.
Se sentite una resistenza eccessiva, fermatevi immediatamente e cercate di scoprirne le ragioni - tenere sempre gli inneschi in un luogo fresco ed asciutto, evitando sempre le alte temperature
- non ammassare mai gli inneschi in grosse quantità o stoccare elevate quantità di inneschi nello stesso posto
(e comunque mai in volumi piccoli e sigillati come ad esempio piccole casseforti) - non tenere mai gli inneschi in prossimità della polvere
- non toccare mai gli inneschi con la mani contaminate da qualsiasi lubrificante (liquido o solido che sia)
Ricordate: gli inneschi sono i prodotti cui prestare maggiori attenzioni.
In effetti sono gli unici elementi usati nella ricarica che contengono sostanza effettivamente detonate in ogni condizione.
E sono sempre attivi, detonano se colpiti con forza, o se scaldati oltre i 150°.
E non basta bagnarli per renderli inoffensivi (come qualcuno afferma): la pasta interna, nella maggior parte di essi, è protetta con speciali vernici impermeabili.
Una nota (per chi vuole approfondire): inneschi Boxer e inneschi Berdan
Qui sopra, a sinistra un bossolo predisposto per un innesco di tipo Berdan (2 o più fori attorno ad una protuberanza); a destra invece un bossolo per innesco di tipo Boxer (foro centrale).
E qui sotto i due bossoli in sezione; in alto una foto presa dalla bocca dei due tipi di bossolo (si vedono sul fondo rispettivamente i 2 fori ed il foro centrale). Subito sotto la sezione del bossolo; e per finire la foto “da sotto”, dalla tasca dell’innesco.
Un riassunto della storia:
Poco dopo l’invenzione della retrocarica, un paio di intelligenti ragazzi iniziarono a sperimentare diversi modi per accendere le munizioni. Per fortuna si trovavano in continenti diversi, altrimenti si sarebbero scontrati con brevetti e copie ecc ecc.
Hiram Berdan, un inventore di New York, brevettò la sua idea di innesco nel 1866.
Con il sistema Berdan, l’innesco è ancora inserito al centro della base della cartuccia, nella cosiddetta tasca dell’innesco. Il bossolo stesso ha una forma a “incudine” o, in termini più semplici, ha una “cosa appuntita” al centro della base. Questa incudine, questa protuberanza è circondata da due o tre fori decentrati che collegano la tasca del primer con l’interno del bossolo. Quando l’innesco viene colpito dal percussore, questo va a sbattere contro l’incudine del bossolo ed esplode. La fiamma è sparata attraverso i vari fori e … accende la polvere.
L’innesco chiaramente non ha incudinette o coperture, ma è completamente esposto (l’incudine del bossolo non deve avere ostacoli per andare a sbattere sulla carica d’innesco).
Qui a lato degli inneschi Berdan (si noti che non hanno nulla “sopra” la carica d’innesco colorata di verde).
Quasi esattamente nello stesso periodo, il colonnello Edward Mounier Boxer sviluppò un sistema simile mentre lavorava con il Royal Arsenal a Woolwich, in Inghilterra. Il design di Boxer prevedeva l’incudine come parte integrante del primer stesso.
Quindi, quando il percussore colpisce la base dell’innesco, spinge la base dell’innesco contro l’incudine posta sopra l’innesco stesso, provocando la fiammata che viaggia fino alla polvere attraverso un unico foro più grande proprio al centro del bossolo .
Entrambi i sistemi funzionano bene.
I primer Berdan sono più facili ed economici da produrre perché non hanno un pezzettino di incudine separato da montare. Tuttavia, sono praticamente inadatti alla ricarica, perché è difficile rimuovere il primer esaurito. Non si può automatizzare l’estrazione sfruttando lo spillo conico tipico della prima matrice.
I primer Boxer sono più complessi da produrre, ma molto più facili da ricaricare.
Ormai quasi tutte le munizioni per arma corta, e la maggior parte di quelle per arma lunga, utilizzano primer di tipo boxer. Almeno nel nostro mercato.