Attrezzatura ed utensili per la ricarica
Prima di svuotare il conto corrente per acquistare l’attrezzatura per la ricarica, … prenditi un attimo di tempo e valuta seriamente se hai assolutamente effettivamente indiscutibilmente bisogno di tutto quello che in genere ti viene proposto.
E valuta seriamente quali attrezzature ti serviranno e ti semplificheranno la vita, o quali invece sono sofisticazioni dedicate ai più pignoli, per chi fa gare ad altissimo livello, o per chi non ha tempo di farsi qualcosina “da sé” con un po’ di tempo e poca spesa.
Come ogni attività che richiede attrezzature specifiche, esistono mille modi per “fare” certe attività con certi “tipi” di attrezzi.
Qui provo a concentrarmi su quello che io (ed è perciò un pensiero personalissimo) ritengo sia un ragionevole compromesso tra costo ed efficacia.
Ed è di certo possibile ricaricare anche con molto meno, e cercherò di indicare dove si può lesinare.
Ovviamente non c’è limite al “più”; ovvero se uno volesse comperare tutti gli “strafanti” che vengono proposti per ogni più piccola stupidaggine, non basterebbe una vita di stipendi.
Detto ciò, diamo un’occhiata all’attrezzatura di base necessaria per iniziare.
Con specifico riferimento agli utensili per la ricarica delle munizioni, rientrano in questa categoria:
- la pressa a stadio singolo (single stage press) o multiplo (progressive press)
- una serie di matrici (dies set) specifica per il calibro che si vuole ricaricare
- almeno uno shell holder (supporto del bossolo) specifico per il dato calibro
- un dosatore (powder measure) per la polvere
- una bilancina di precisione (powder scale), meccanica o digitale
- un imbutino per la polvere
- un innescatore (priming tool) manuale o integrato nella pressa
- un martello cinetico
- un calibro
Per la ricarica più sofistica e, più in generale, per la ricarica delle munizioni da fucile, sono utili anche i seguenti strumenti:
- un centellinatore di polvere (powder trickler)
- un innescatore manuale di tipo professionale (professional priming tool) capace di garantire l’ortogonalità nell’inserimento dell’innesco
- una fresa manuale per la pulizia della sede dell’innesco
- una fresa manuale per la pulizia del foro di vampa
- un tornietto per la rifinitura e la riduzione della lunghezza dei bossoli (case trimmer)
- uno sbavatore/alesatore per alesare e sbavare manualmente i bossoli dopo l’impiego del tornio
- una fresa manuale in carburo di tungsteno per la rettifica della sede dell’innesco
- un pulitore per bossoli (tumbler), meglio se accompagnato da una pulitrice ad ultrasuoni o a aghi
- un calibro di precisione (o un micrometro con sufficiente apertura)
- un supporto su rulli per il controllo dell’assialità della munizione finita
La pressa
La pressa per la ricarica (reloading press, in genere solo press) è un aggeggio praticamente obbligatorio.
Ed è una delle scelte più importanti per chi deve acquistare l’attrezzatura per la prima volta; anche perchè è l’elemento che decide con che livello di complessità e di automazione si procederà. E determina che spese siamo disposti a sostenere.
E per questo va scelto con cura, valutando bene se sfrutteremo tutte le varie potenzialità.
Però, … fortunatamente, aiuta a completare diversi passaggi della ricarica con uno sforzo minimo e con una precisione decisamente ottimale.
Alla fin fine però una pressa di ricarica resta solo un dispositivo che sfrutta il vantaggio meccanico (una serie di leveraggi che demoltiplicano il movimento della leva) consentendo di applicare una pressione elevatissima per … schiacciare delle cose!!
Più elegantemente possiamo dire che è un attrezzo in cui inserisco i bossoli usati per riformarli, ridimensionarli; e posso togliere o inserire l’innesco, posso inserire la palla, posso stringere il colletto (crimpare).
In genere muovendo un pistone inserisco con forza bossoli, inneschi e palle in particolari matrici (dies) specifiche per il dato calibro; matrici che di fatto sono delle “forme“, degli “stampi” in cui si forza l’inserimento di bossoli, inneschi, polveri e palle, per incastrare il tutto e ottenere la munizione completa.
Una pressa di ricarica può essere utilizzata per:
• Spingere un perno di decapsulamento per far uscire il vecchio primer.
• Forzare un bossolo in una matrice di ridimensionamento per riportare l’ottone alle sue dimensioni originali.
• Inserire un nuovo primer nella tasca (sede) del primer.
• Premere il bossolo contro un cono che apre la bocca del bossolo per inserire un nuovo proiettile.
• Spingere il proiettile nel bossolo.
• Crimpare il colletto attorno al proiettile per bloccarlo.
È possibile eseguire alcuni di questi passaggi con molti tipi di attrezzature; d’altro canto le moderne presse domestiche non erano così diffuse fino a 30 o 40 anni fa. Ma per nostra semplicità, senza incasinarsi la vita con sistemi economici ma poco pratici, conviene fare affidamento su una pressa di ricarica, anche se semplice ed economica.
Di che tipo di pressa di ricarica hai bisogno per iniziare?
Non solo io, ma un po’ tutti consigliano sempre di iniziare con una pressa a stadio singolo.
Anche perchè una pressa a stadio singolo è sempre utile e … ritorna sempre utile. Sicchè averla è sempre consigliato.
Alternativamente, se caricate prevalentemente colpi per arma corta, e non dovete caricare migliaia di colpi alla settimana, e non avete esigenze di elevatissima costanza, vi sono anche presse semiprogressive relativamente economiche (ad es. Lee) che vanno benissimo per iniziare.
Intanto … Pressa a stadio singolo significa che la pressa “fa una cosa alla volta”.
In genere vengono anche indicate usualmente come monostazione.
Usando una pressa a stadio singolo, caricherai per passi e per lotti.
Ad esempio se devi ricaricare 100 colpi, prima ridimensionerai tutti i 100 bossoli, poi li innescherai tutti, quindi aggiungerai 100 volte la polvere, poi posizionerai la palla e crimperai il bossolo per tutti i 100 pezzi.
Per eseguire i diversi passaggi sopra elencati, dovrai riconfigurare la pressa, solitamente cambiando il die.
E vedremo oltre come regolare i dies.
La scelta di una pressa è complicata dalla vastità di tipologie, modelli e varianti oggi disponibili; le marche più note sono Lyman, RCBS, Dillon, Lee, Hornady, ….
Esistono poi piccole aziende che producono particolari presse dedicate ad una specifica attività o ad uno specifico calibro (ad es. BCM, CH4D, ecc.), o aziende che si propongono in un mercato di “lusso” (ad es. Salvadori).
Per una miglior comprensione occorre specificare la tipologia delle presse sul mercato.
Le presse monostazione in base alla forma possono essere classificate nel seguente modo: a C, ad O, ad H, coassiali, o “monolitiche”.
Le evoluzioni poi portano a presse con o senza torretta girevole; e con o senza meccanismi di cambio stazione (semiprogressive e progressive).
Fino ad arrivare a prodotti con automazione spinta, motorizzati, che sono delle vere e proprie “catene di produzione di munizioni”.
Si indicano come “monostazione” le presse che eseguono una sola operazione (decapsulo, o svaso, o riformo, o crimpo) per ogni ciclo di movimento della leva.
E ciò su un solo bossolo per ciclo.
Perciò, se servono ad es. 4 operazioni per completare una munizione (decapsulo, innesco, svaso e carico polvere, crimpo), e devo assemblare 50 munizioni, avrò 50 cicli per ogni “operazione”; perciò 200 cicli (con 4 cambi di dies, e comunque con 200 estrazione/inserimento di bossolo).
Si indicano come “multistazione” presse che possono eseguire più operazioni per ogni ciclo di movimento.
In genere hanno una “testa” o una “base” che può supportare più bossoli e più dies; pertanto ogni ciclo consente di eseguire l’operazione su più bossoli contemporaneamente.
Perciò, se servono ad es. 4 operazioni per completare una munizione (decapsulo, innesco, svaso e carico, crimpo), e la pressa può alloggiare 4 dies diversi, e devo assemblare 50 munizioni, avrò 50 cicli (ca.) con 50 operazioni manuali di installazione bossolo nuovo e espulsione munizione finita, oltre che un avanzamento manuale o rotazione manuale del sistema di gestione dies.
Si indicano come “semiprogressive” presse che ad ogni ciclo eseguono una diversa operazione sul bossolo.
Perciò, se servono ad es. 4 operazioni per completare una munizione (decapsulo, innesco, svaso e carico, crimpo), e la pressa può alloggiare 4 dies diversi, e devo assemblare 50 munizioni, avrò 200 cicli (ca.) con 50 operazioni manuali di installazione bossolo nuovo e espulsione munizione finita (anzichè 200), con un avanzamento automatico del sistema di gestione dies.
Si indicano come “progressive” le presse che ad ogni ciclo eseguono più operazioni su più bossoli; con una serie di automatismi per agevolare il caricamento dei bossoli, delle palle, degli inneschi.
Perciò, se servono ad es. 4 operazioni per completare una munizione (decapsulo, innesco, svaso e carico, crimpo), e la pressa può alloggiare 4 dies diversi, e devo assemblare 50 munizioni, avrò 50 cicli (ca.) con 50 operazioni manuali di installazione bossolo nuovo (o con possibilità di alimentazione automatica bossoli) ed espulsione automatica munizione finita, con un avanzamento automatico del sistema di gestione dies.
Le migliori presse “progressive” possono essere accessoriate con sistemi motorizzati di alimentazione automatica di bossoli, inneschi e palle; oltre che con specifiche motorizzazioni sulla leva per arrivare ad una produzione automatizzata fino a migliaia di colpi finiti all’ora !
Una semplice pressa monostazione può durare decenni senza necessità di particolari revisioni. E’ più indicata per il ricaricamento delle munizioni per carabina e per munizioni particolari o per preparare munizioni per gare.
In genere sono molto robuste, parte in lega di ghisa e parte in acciaio, semplici nell’uso, e con una leva assai forte, capace di imprimere al pistone una forza di diverse centinaia di chilogrammi; è la scelta primaria se interessa la costanza e la precisione.
Inoltre permettono di “sentire” bene l’operazione; cioè offrono una sensibilità insuperabile durante le operazioni; sensibilità che consente all’operatore di percepire immediatamente eventuali indurimenti, frizioni, eccessivi giochi, ecc.
Una pressa progressiva è invece certamente più indicata per la ricarica delle munizioni da pistola; è più complicata da usare, e richiede una certa manutenzione, ed alcuni parti di pronto ricambio per garantire la continuità del lavoro.
Una pressa monostazione ti obbliga a dover “pensare” e verificare ogni fase della ricarica; per i “cultori” della ricarica non ha paragoni.
L’utilizzo di una pressa multi stazione può anche indurre ad una sovra valutazione delle proprie conoscenze; e difficilmente può garantire una elevatissima costanza di risultati.
Chi pensa di dover ricaricare molto e molte munizioni, ha tutte le ragioni per acquistare una pressa progressiva; ma dato l’ormai basso costo, sarebbe utile tenere in casa anche una pressa singola, con cui fare anche qualche esperienza, e con cui magari ricaricare “di fino” qualche colpo speciale.
Le presse monostazione
Le presse monostazione sono prevalentemente presse a C (aperte) o ad O (chiuse, le più robuste in assoluto), il più delle volte in acciaio o in ghisa.
Come detto, queste presse “monostazione” possono eseguire una sola operazione per ciclo di azionamento, e su un solo bossolo.
Questa relativa “lentezza” è compensata da una maggiore economicità e semplicità, ed una insuperabile robustezza; ma soprattutto dall’altissima sensibilità alla leva e dall’elevatissima possibilità di un accurato controllo di ogni operazione.
In genere le preparazioni dei colpi per tiro lunga distanza e di precisione, si effettuano solo su questo tipo di presse.
I più raffinati preferiscono il modello ad “O” in quanto garantisce maggiore allineamento e indeformabilità anche sui calibri più “grossi” e sotto sforzo.
Se pensate di ricaricare cartucce per carabina scegliete una pressa semplice, monostazione, preferibilmente a “O”, in lega di ghisa, o in acciaio; o comunque una pressa in lega ma con una geometria costruttiva che garantisca sufficiente rigidità!
Una pressa ad “O” è praticamente indistruttibile; con questo tipo di presse si possono anche produrre le palle in piombo, imprimendo abbastanza pressione al piombo da inserirlo nelle incamiciature vuote distribuite dalle ditte specializzate. Alla sommità del pistone si possono avere centinaia di chilogrammi di spinta agendo con poca forza sulla lunga leva laterale.
Adatte in pratica per tutti i bossoli, vi sono presse con spazio tra pistone e testa capaci di accogliere munizioni lunghe come il 12.7×99 (.50BMG, con lunghezza finita a 138mm).
A questo proposito, verificate sempre che vi sia lo spazio sufficiente per lavorare con il calibro desiderato (ricordate che prima dell’inserimento, il complesso bossolo+palla è molto più alto rispetto all’altezza della munizione finita).
Tutte queste presse monostazione sono ovviamente meno indicate se dovete produrre molti colpi (centinaia o migliaia), essendo in questo caso un processo molto molto molto lungo.
Anche se magari molto piacevole ….
In generale, e date le attuali possibilità di lavorazione con sistemi automatizzati, anche le presse “monolitiche”, o a telaio chiuso, o “monoblocco ricavate dal pieno” si possono considerare tra le più robuste, assieme alle presse ad “O” chiuse.
Le torrette ad H sono dette così per la forma spesso squadrata, con un piano portabossolo che viene spinto contro un piano similare fisso sul quale sono impiantati i dies ed altri accessori (misuratore di polvere, capsulatore ad alimentazione automatica, ecc.).
Il piano mobile scorre guidato da montanti cilindrici; per questo motivo, è importante che tali montanti siano di assoluta robustezza in quanto la loro geometria li vede particolarmente sollecitati.
Tuttavia questa geometria di lavoro non ha avuto particolare diffusione, ed oggi sono pochissime le ditte che propongono presse ad “H”.
Tutte le presse a C, a O, o similari, eseguono una sola operazione per ciclo di azionamento (perciò impropriamente dette “monostazione”).
Quando inizio ad avere presse a più stazioni (più dies e/o più supporti per più bossoli), in genere la geometria è molto simile tra loro: sono presse di tipo coassiale, con un piatto fisso ed un piatto mobile, appunto coassiali; su uno sono montati i bossoli, sull’altro i dies e/o gli accessori.
Il sistema presenta in genere un perno centrale di grandi dimensioni che controlla il movimento del piatto mobile; e controlla anche i vari automatismi che portano alla rotazione/cambio dei dies e/o dei bossoli.
Una famiglia di presse impropriamente indicate come “semiprogressive” consente di eseguire tutte le operazioni necessarie senza cambiare dies (questi sono montati su un piatto che ruota ad ogni azionamento).
Ovvero, monto un bossolo nel supporto, e poi posso compiere le 3 o 4 o 5 operazioni necessarie, eseguendo 3 o 4 o 5 azionamenti ma senza cambiare bossolo.
Qui una pressa multistazione Lyman.
Questa pressa presenta una testa girevole (manualmente)
che consente di alloggiare fino ad 8 dies;
teoricamente una volta regolata,
si possono utilizzare due calibri diversi.
Con questa pressa, inserito un bossolo, ad ogni azionamento eseguo una operazione sul bossolo andando a ruotare manualmente la testa superiore su cui sono moontati di dies.
Qui una diffusissima pressa semiprogressiva
Lee modello Turrett;
forse la più diffusa in assoluto, data la relativa economicità.
Qui è senza alcun dies (si notano nella testa i 4 alloggiamenti per 4 stazioni (matrici) che ruotano automaticamente).
Con questa pressa, inserito un bossolo, ad ogni azionamento eseguo una operazione sul bossolo ma la testa ruoterà automaticamente ad ogni azionamento.
La famiglia di presse indicata come “progressive” invece aggiunge l’ulteriore rotazione/cambio anche dei bossoli, in modo da garantire una munizione finita ad ogni ciclo di azionamento. Su queste presse spesso si possono aggiungere diversi automatismi (costosi) per alimentare automaticamente i bossoli, gli inneschi, le palle, la polvere, ecc.; o si possono aggiungere motorizzazioni dedicate per … far fare tutto in automatico (una specie di minifabbrica di munizioni).
Ovvero, posso montare 3, 4 o 5 bossoli nel piatto di supporto (o meglio, i bossoli si autoalimentano da un serbatoio), e per ogni azionamento vi sono 3 o 4 o 5 bossoli che vengono lavorati contemporaneamente da altrettante matrici montate su altrettante stazioni.
Ciò implica che è difficile “sentire” e controllare ogni eventuale imperfezione in uno dei bossoli.
ATTENZIONE: molte delle presse progressive sono abbastanza “leggere”, ed in genere puntano più al numero di colpi prodotti che non alla qualità degli stessi. Oppure utilizzano meccanismi complicati nella messa a punto o nella manutenzione.
Anche in questo caso esistono differenze (molte) tra i vari prodotti.
Alcune presse progressive presentano sufficiente robustezza ed affidabilità per poter garantire eccellenti prodotti e costanza di lavorazione.
Ricordiamo che comunque una pressa progressiva avrà una resistenza limitata e decadrà più velocemente essendo soggetta ad una maggiore usura rispetto alla pressa monostazione, anche a causa delle molte parti in movimento e degli automatismi più o meno miniaturizzati.
Resta comunque la scelta ideale per le munizioni “corte”; ma consigliamo sempre di orientarsi su un prodotto valido che poi possa essere utilizzato per diversi anni con tranquillità, e di marchi che garantiscano un reperimento dei ricambi nel tempo (le progressive presentano numerosi componenti che devono essere revisionati o sostituiti nel tempo: mollettine, rinvii, perni, …).
Tra le progressive, le più famose e vendute sono le presse Lee (pro1000, pro4000, LoadMaster) e le presse Dillon (XL650, XL750, RL1100).
qui a lato una Dillon XL750, evoluzione della diffusissima XL650; con già montato l’accessorio per l’alimentazione automatica di bossoli e palle.
Può arrivare a sfornare migliaia di colpi all’ora.
Queste presse sono consigliate per chi produce molti colpi/mese (dell’ordine di migliaia).
Sono prodotti affidabili, con moltissimi accessori, ma anche costosi
qui a lato una Dillon 1100
con l’accessorio per l’alimentazione automatica di bossoli e palle,
e con i sensori inneschi e sensore polvere.
Il mercato degli accessori per Dillon è vastissimo; vi sono kit motori che consentono di automatizzare il lavoro arrivando a produrre migliaia di colpi / ora.
Ma ricordiamo che qui l’investimento (con solo qualche automatismo) inizia da un duemila euro in su.
Per quanto riguarda le filettature per accogliere le matrici (i dies), ed i porta bossoli (shell-holder), esse sono quasi tutte universali, quindi qualsiasi marca voi acquistiate supporterà materiale prodotto da altre ditte senza problemi.
Attenzione: ciò vale per la quasi totalità delle presse sul mercato.
Alcuni produttori ultimamente hanno sfornato soluzioni personalizzate, con passi e attacchi non standard. Però tale situazione è sempre chiaramente indicata, ed in genere vengono offerti dei kit per adattare i dies e gli shell-holder allo specifico attacco (anche se personalmente cercherei di evitare tali combinazioni che possono solo complicare la vita).
Oltre alla scelta di una pressa robusta e che faccia al caso Vostro, ricordate che poi dovete avere buon posto dove piazzarla, dove bloccarla, assicurandola con robusti bulloni.
Questo aspetto è spesso trascurato: la pressa deve essere saldamente fissata al banco di ricarica o al piano scelto per tale operazione.
Ma anche il banco o il piano devono a loro volta essere saldamente fissati al muro, al pavimento, o devono comunque garantire l’assoluta immobilità durante le fasi della ricarica.
In alcune fasi, lo sforzo alla leva è elevato, ed è più che sufficiente per spostare tavoli anche molto pesanti.
Forza che a volte è rivolta verso l’alto (ad esempio durante la discesa del bossolo al termine della ricalibratura), e che porta ad “alzare il tavolo” !
Ripeto: meglio se il piano di fissaggio della pressa è molto robusto e a sua volta fissato al muro o al pavimento.
Se durante il movimento il tavolo si alza (con tutto quello che ci sta sopra, polvere, inneschi, bossoli, ecc), a parte il disastro, ma significa che flessioni e/o giochi anche minimi influiranno sulla “sensibilità” che dovreste avere con la pressa. Nel momento in cui azionate la leva, il “feedback” è fondamentale per capire al volo se l’operazione è andata a buon fine o se è il caso di fermarsi e verificare.
Perciò, NON si può montare una pressa sul banchettino pieghevole da 10€ preso su AliExpress.
Se vedete i prodotti di alcuni marchi famosi, noterete come questi banchi sono pesanti, con gambe di legno di grande sezione, o con struttura in metallo; e con un piano di lavoro (e di fissaggio pressa) di elevato spessore. Che ovviamente poi possono essere utili per molte altre attività (cercate di montare la pressa in un punto che non intralcia troppo).
E poi sarebbe utile che questi banchi venissero fissati alla parete e/o al pavimento, soprattutto se non sono molto pesanti.
Ovviamente non sponsorizzo l’acquisto dei banchi da lavoro di marca; in rete trovate moltissimi prodotti a cifre accettabili, cercando proprio tra i banchi da lavoro; o anche trovate molti progettini per autocostruirseli con veramente un minimo di manualità e pochissimi attrezzi (il materiale lo potete trovare facilmente tagliato a misura).
Tornando alla pressa … Non si può stabilire quale è la migliore pressa.
Bisogna tenere conto di molti fattori, quindi la domanda dovrebbe porsi in questi termini: quale è la pressa con il miglior rapporto prestazioni/prezzo rispetto alle nostre personali esigenze?
In quest’ambito dobbiamo valutare:
- il numero dei calibri ricaricati (se carichiamo un solo calibro, se carichiamo calibri per arma lunga e/o per arma corta, ed in che quantità)
- la quantità di cartucce che ricarichiamo (quanti colpi consumiamo ogni settimana o ogni mese, nei vari calibri; ricordate che salvo licenze specifiche, possono essere detenuti al massimo 200 colpi !)
- il tempo e lo spazio disponibile
(posso dedicarci un’ora alla settimana o un’ora al mese? ho un intero locale a disposizione o solo un piccolo angolino?) - il tipo di tiro che effettuiamo (tiro meditato, tiro dinamico, bench rest, tiro lunga e “lunghissima” distanza, ecc.)
- quale livello di approfondimento o di studio riteniamo di volere e potere giungere (proviamo ricariche più veloci, più “energetiche”, traiettorie più o meno tese, palle di pesi o di materiali particolari, ecc.).
La ricarica, piaccia o no, è in fondo un qualcosa di personale, e per qualcuno è anche un piccolo percorso di approfondimento, di prova; che può raggiungere punte molto avanzate; sta a noi stabilirne il limite.
In generale, la pressa è di qualità quando risponde ai seguenti requisiti:
- risulta robusta in rapporto ai calibri trattati (trattare il cal. 9 è molto “diverso” rispetto alla ricarica del .338 o del .460)
- presenta accurato allineamento fra pistone di spinta, asse del bossolo ed asse del die (fondamentale per la ricarica di precisione, e che va verificata “sul banco”)
- il pistone scorre fluido, senza alcun gioco, su guide abbastanza “lunghe”
- lo shell holder non ha giochi consistenti.
Cosa faccio, consiglio qualcosa?
Non è lo scopo di queste pagine. Però tanto per dare una traccia (e per inimicarmi metà dei lettori), io propenderei per una soluzione come segue.
In genere il materiale Lee è di discreta qualità ed ha un costo contenuto (almeno rispetto ad altre marche).
Praticamente il 90% dei ricaricaricatori usa dies Lee; soprattutto per arma corta.
Lee pecca in alcune delle presse progressive (ne ha diversi modelli) ed in alcuni kit di piccola automazione, dove ricorre a materiali in lega o spesso plastici, che non danno grandi prestazioni e fanno un po’ inc…..re per farli funzionare. Vero è che i prodotti Lee sono così diffusi che in rete è pieno di guide, suggerimenti, e anche modifiche di terze parti per sopperire a qualche componente non all’altezza.
Però nei materiali “semplici”, è competitiva. Un prodotto di altra marca più blasonata può costare 2 o 3 volte tanto.
Ad esempio a livello di ricarica semplice per arma corta, non si trovano compromessi migliori dei modelli Turret.
Dillon è leader nelle presse progressive di medio/alto volume.
Per caricare moltissimi colpi per arma corta, è uno standard. Anche perchè dopo anni di presenza sul mercato, vi sono centinaia di kit per spingere l’automazione fino a livelli da … fabbrica: automazioni per bossoli, palle, inneschi, motorizzazione leva, … c’è chi fa 1000 e più colpi all’ora.
Costano parecchio. Se poi dobbiamo aggiungerci i vari kit d’automazione, i prezzi diventano da mutuo! E sono da mettere a punto bene, con un certo tempo di ottimizzazione (poi però vanno come un treno!)
Se ricaricate tanti, tanti e tanti colpi allora ci potete pensare. Ma se siete sui 500 colpi/mese, secondo me non conviene neppure pensarci. Con i costi complessivi che alla fine avrete speso, andate a sparare per una vbita comperando munizioni commerciali.
RCBS è un nome quotato nella ricarica per arma lunga, ed ha a listino dei dies specifici per ricaricare con precisione centesimale il grosso calibro. Ha fama di prodotti molto robusti, soprattutto nei dies e nelle presse singole.
Nelle presse progressive propone praticamente un solo prodotto, simile alla Lee come filosofia di funzionamento, ma più dimensionato (e probabilmente molto più robusto), ma con un costo molto molto superiore.
Lyman: molte presse singole/monostazione, robuste, in genere con geometria aperta (a “C”).
Forse (secono me) una via dimezzo tra le monostazione Lee e le RCBS.
Per presse multistazione propone una soluzione con testa ad 8 stazioni, rotante manualmente; che però non ha avuto molta diffusion nel nostro mercato.
Altre marche … non è solo un problema di budget.
Uno può anche acquistare una Apex 10 (dell’azienda Mark7), spendendo 4mila euro con la dotazione minima (e arrivando a 7/8mila con i vari accessori). Però poi serve un banco di una certa dimensione e struttura. Serve molto tempo per mettere a punto il funzionamento, per regolare il tutto prima di avviare il ciclo di ricarica. Dati i molti automatismi bisogna veramente spenderci molto tempo al primo avvio.
E poi serve sfruttarla! Una macchina che produce 2mila colpi l’ora, che può andare da sola per ore, … quando abbiamo il limite di detenzione a 200 colpi al massimo … e anche con licenza prefettizia per attività sportiva, non saprei quando è che necessitiamo di 10mila colpi pronti alla settimana!
Mie ipotesi (solo mie e nessuna regola de seguire):
- Arma lunga: in genere si privilegia la qualità; la quantità è limitata; non è da tutti ricaricare in breve tempo 200 colpi di questo calibro. Perciò, pressa monostazione (single stage), meglio se chiusa (ad “O”)
- Carichi colpi di medio calibro per arma lunga? Tipo .308, o 6,5, o .30 ?
Pressa monostazione (single stage) chiusa tipo Lee Challenger III; un eccellentissimo rapporto qualità/prezzo. - Carichi colpi per arma lunga di medio/grande calibro? Tipo .338, .416, o fino al .50BMG ?
Pressa monostazione Lee Classic Cast; c’è anche il kit per il .50. E magari con dei dies RCBS. - Carichi pochi (pochi: meno di 1000 al mese) colpi per arma corta?
Una Lee Turret può andare benissimo. Spendi forse un’ora in più al mese rispetto ad una superautomatica Dillon.
Se ricarichi più calibri, con pochi soldi prendi una testa di scorta con i dies già regolati ed ecco che il cambio calibro è veramente velocissimo (almeno rispetto a Dillon & co).
Oppure andando un po’ su di prezzo (ma ancora a costi contenuti), la diffusissima pro1000 o 4000. - Carichi molti colpi per arma corta: allora puoi valutare una Dillon 650 (ancora diffusissima) o 750.
Però per compensare il costo, significa produrre alquanti colpi/anno. Se poi monti automatismi vari, i costi salgono parecchio. E considera che devi avere un buon banco di lavoro con spazio.
Anche qui sono possibili cambi calibro con le teste di scorta preregolate, ma poi il cambio piatto e (non sia mai) il cambio inneschi comportano un bel po’ di tempo.
Dati ormai i costi abbordabili, anche se avete scelto una progressiva, affiancate alla multi stazione per volumi e arma corta anche una monostazione, robusta, per la ricarica di precisione, per l’arma lunga, o per quei calibri che richiedono più attenzione. O anche solo per emergenza in caso di rottura di qualche componente della pressa progressiva.
Ricordiamoci anche di tenere sempre pulita la pressa.
Ogni parte soggetta ad attriti radenti o volventi deve essere lubrificata, preferibilmente con lubrificanti non troppo densi affinché non siano trattenuti detriti e particelle di polvere. In particolare il pistone non dovrebbe mai lavorare a secco ma nemmeno a velo d’olio, in quanto nella fase di espulsione innesco e di resizing, e nella fase di caricamento polvere, vengono sovente espulsi residui carboniosi, di polvere, e frammenti di ottone. Il pistone oliato trattiene questi residui con usura, imbrattamenti all’innesco fresco ed anche inceppamenti da frammenti di incudine.
Le presse conviene vengano ben protette con lubrificanti a base di grafite o di siliconi.
Prolungheremo la vita e la precisione di lavorazione se puliamo frequentemente tutte le parti interessate con un pennello sempre ben pulito.
N.B.: un ricaricatore previdente già un po’ esperto quando ordina una nuova pressa ordinerà subito anche quei pezzi di ricambio più facilmente usurabili (soprattutto per le presse multistazione) che costano poco ma senza i quali ci fermeremmo.