Colt model .357
ed il telaio “I” ( “I” frame )
All’inizio degli anni ’50 Colt iniziò ad aggiornare in modo significativo la sua linea di revolver; in qualche caso aggiornando i modelli già in produzione, ma prevalentemente decidendo di avviare la produzione di nuovi modelli.
Dopo la fine della guerra, in Colt avevano commesso un errore di marketing non da poco: pensavano che i clienti del dopoguerra avrebbero continuato ad acquistare lo stesso tipo di revolver che avevano sempre acquistato fino a qualche anno prima. Ovvero i classici calibri .38 Special, con mirino fisso, e con le classiche performance che avevano precedentemente dato tante soddisfazioni nelle competizioni “alla carta”.
In Colt pensavano che la .357 Magnum sarebbe stata una cartuccia utilizzata solo da pochi clienti, e pertanto avevano deciso di non investire molte risorse su questo potente calibro, praticamente ignorandolo.
Dopo aver interrotto durante la guerra la produzione del modello New Service, praticamente l’unico a telaio maggiorato (large frame), in Colt non restava in listino alcun revolver a doppia azione che potesse camerare il potente .357 Magnum.
Terminata l’euforia produttiva della guerra, non ci volle molto per rendersi conto di aver commesso un grave errore di valutazione; perciò in Colt ripresero alcuni progetti (che erano disponibili ma erano stati parcheggiati), ed in breve tempo svilupparono un nuovo revolver specifico per il calibro 357 Magnum.
Il risultato fu interessante, e diede una importante scossa al mercato.
Infatti pur con la caratteristica del calibro maggiorato, i tecnici Colt riuscirono a restare in un telaio relativamente compatto (un medium frame), corredato dall’alloggiamento per le mire regolabili.
Fu un po’ un azzardo, scommettendo sull’ipotesi che molti acquirenti avrebbero richiesto le mire regolabili sui revolver (cosa non comune all’epoca).
Contemporaneamente, per accontentare quegli acquirenti che preferivano un prodotto più economico, presentarono la serie Trooper, caratterizzata dal tranquillo .38 Special, ma con l’opzione di scelta sulla tipologia di mire. Diciamo che era un prodotto che poteva avere un buon riscontro anche come dotazioni delle forze dell’ordine.
Seguendo una pratica comune dell’epoca, veniva anche offerta la versione in calibro .22LR da utilizzare come revolver da addestramento (per le forze dell’ordine) o per successive personalizzazioni destinate al tiro di precisione, dove il calibro .22 imperava.
In realtà questi modelli di Trooper non erano altro che il Colt Officer’s Model Match dotato di una canna pesante, con un mirino a rampa montato su una base maggiorata.
Come detto, per soddisfare la richiesta di un revolver portabile in calibro .357 Magnum, Colt ha sviluppato un prodotto completamente nuovo: un revolver .357 Magnum con una dimensione relativamente compatta.
Prima di questo nuovo “medium frame”, tutti i precedenti revolver .357 venivano costruiti su telai di “relativamente” grandi dimensioni (large frame); Colt stessa utilizzava il telaio New Service, mentre Smith&Wesson utilizzava il telaio “N” (che è comunque un telaio “large”).
Il nuovo revolver fu sviluppato a partire dal telaio “base” Colt, opportunamente modificato e rinforzato. Parliamo del telaio “base” che in pratica è il telaio utilizzato sin dall’Army Special del 1908.
Per l’uso con munizionamento Magnum, Colt modificò pesantemente il telaio “E” (un medium frame con il percussore montato sul cane) arrivando a sformare un nuovo design con un percussore caricato a molla montato all’interno del telaio. Per resistere alle pressioni molto più elevate del .357, Colt ha anche messo a punto uno speciale trattamento termico per aumentarne la resistenza.
Il risultato è stato chiamato telaio “I” ( “I” frame ).
La nuova pistola era pronta e collaudata già nel 1953, e Colt le diede un nome molto semplice: Colt .357
Qui sopra un model .357 in versione nikelata, con le guancette “service”.
Notare la caratteristica rampa maggiorata a base del mirino, e ovviamente le mire regolabili molto “incassate”, che ne consentivano l’utilizzo anche in fondina.
Il 357 esternamente aveva una stretta somiglianza con i nuovi modelli Trooper, poiché utilizzavano la stessa azione ed un telaio praticamente della stessa dimensione. Il nuovo 357 ed il Trooper erano praticamente indistinguibili a prima vista.
L’obiettivo era posizionare il Trooper come modello d’ingresso, di servizio, a basso costo; ed il nuovo 357 invece doveva essere il revolver premium di Colt, con un’azione più accurata, ottimizzata, e soprattutto con una finitura esterna nettamente superiore.
L’idea era che le forze dell’ordine e la maggior parte del mercato civile si sarebbe orientato sul revolver meno costoso ma comunque con mira regolabile e con diverse migliorie rispetto al passato.
Mentre gli acquirenti che desideravano la cartuccia .357 Magnum, o che volevano un’arma di qualità superiore, avrebbero acquistato il modello 357.
Ma dopo poco l’avvio in produzione di questi 2 modelli, in Colt presentarono anche un’altra novità che creò un bel po’ di confusione negli acquirenti, e che fece anche “incavolare” i clienti “premium” che avevano acquistato il model 357.
Che però comunque portò lustro e successo al marchio.
Nel 1955 Colt introdusse nel mercato la Colt Python, di fatto un’arma “Super Premium”.
Chiaramente gli acquirenti di un modello economico continuarono a rivolgersi al Trooper; mentre quelli che puntavano all’arma superiore acquistavano direttamente il nuovo Python. Ciò lasciò il modello 357 come un “qualcosa di intermedio”, che immediatamente venne snobbato; e nel 1961 Colt ne interruppe la produzione dopo che ne erano stati distribuiti circa 15.000 pezzi.
Produzione
Il nuovo 357 è stato offerto con pochi optional e poche varianti.
E nei pochissimi anni di produzione, sono state apportate pochissime modifiche.
Il 357 è stato offerto solo nel calibro .357 Magnum.
I clienti potevano scegliere qualsiasi combinazione di guancette: 2 varianti del tipo Service, un’impugnature Target, ed un modello Target Hammer.
Solitamente le impugnature Target e Target Hammer erano abbinate ad una lavorazione “Target” del cane.
Per quanto riguarda la canna, questa era 4″ o 6″.
L’unica finitura offerta come standard era la brunitura blu, sebbene verso la fine della produzione Colt lo offrì anche in una brillante nichelatura lucida.
Le prime versioni furono rifinite con la brunitura “Duo-tone” della Colt degli anni ’50. In questa finitura, i lati del telaio e il diametro esterno del cilindro erano rifiniti in blu brillante, mentre le scanalature del cilindro, i bordi del telaio e la protezione del grilletto erano rifinite in una brunitura nera quasi opaca. L’estremità della canna, alla volata, era lasciata in acciaio nudo lucidato, non brunito, con una finitura brillante.
Più tardi Colt cambiò questa combinazione in un blu lucido su tutto il revolver, compresa la volata.
Le Colt dei primi anni ’50 erano dotate del primo tipo di tacca di mira Colt Accro. Questi primi mirini avevano l’estremità anteriore della foglia del mirino arrotondata.
Dopo pochissimo la parte anteriore della foglia è stata modificata in un profilo squadrato più facile da produrre.
Verso la fine degli anni ’50, Colt cambiò leggermente il design del mirino Accro. Il nuovo mirino aveva una “gobba” rialzata sul retro per consentire una maggiore regolazione dell’elevazione, ed il design della vite di elevazione è stato modificato.
Dall’introduzione nel 1953, la 357 montava le guancette Colt Target di nuovo design. Queste erano completamente a rombi su tutta la superficie ed erano realizzate in noce americano con una finitura opaca ad olio.
Molto tardi, verso la fine della produzione, le guancette standard sono state cambiate con le Colt Second Type, che presentavano una zigrinatura che terminava a semicerchio subito sotto i medaglioni Silver Colt, ed avevano uno spessore ridotto sulla parte superiore della guancetta sinistra, per agevolare il caricamento del tamburo.
Da questa serie di guancette in avanti, la regola Colt dell’epoca era che tutte guancette dei revolver in calibro .357 dovevano avere medaglioni Silver Colt (colore argento); mentre il medaglione dorato era riservato al Python.
Serie Speciali
Come sempre, Colt realizzava varianti delle proprie armi, su ordinazione, compresi eventuali lavori di incisione su specifica richiesta del cliente.
Le serie speciali più famose su base model 357 sono i revolver dedicati alla Florida Highway Patrol.
La Florida Highway Patrol ha ordinato un certo numero di 357 con canne da 5 pollici ed una finitura in nichel brillante, per garantire una maggiore protezione alle pistole che venivano utilizzate nel clima umido e salmastro di molte località della Florida.
Fin quasi alla fine della produzione (quando furono prodotti un po’ di pezzi in nichel), questi sono stati gli unici 357 nichelati.
Numeri di serie
Come era consuetudine a quel tempo, la serie 357 iniziò con il numero di serie 1 (uno) e proseguì fino alla fine della produzione a “circa” 15.000.
Solo Colt sa esattamente quanti 357 siano stati effettivamente prodotti.
I registri Colt disponibili pubblicamente indicano semplicemente che i numeri di serie si sono fermati … intorno al numero 28.000.
Poiché il 357 condivideva i numeri di serie con alcuni modelli di Trooper, si ricava (ipoteticamente) una produzione di poco superiore ai circa 15.000 revolver prodotti.
Ripeto: come spesso accade con le armi da fuoco Colt, e dato che all’epoca non era ancora obbligatoria una matricola univoca per tutte le armi di un dato produttore, indicazioni sui reali numeri di serie sono da ritenersi attendibili solo se provenienti dagli archivi Colt.
Guancette
Qui a lato le guancette tipo “Target”, primo tipo.
Sono completamente zigrinate, però nella foto hanno i medaglioni Colt dorati (in quelle in dotazione con il 357 erano argentati).
Queste guancette sono state offerte di serie dal 1953 al 1961 circa.