Colt PYTHON
Iniziamo dicendo che …
il Colt Python era (e probabilmente ancora è) nettamente superiore a tutti i moderni revolver a doppia azione (DA) made in USA.
Forse qualcuno non sarà d’accordo … ma se la deve mettere via!
E’ stato unanimente riconosciuto come lo “stato dell’arte armigera” nel mondo dei revoler di grande serie (escludendo perciò modelli speciali, artigianali, su commessa).
Il Python nacque a metà degli anni ’50, in un periodo in cui la qualità delle armi americane stava cominciando a calare; soprattutto se si andavano a confrontare con gli eccellenti livelli che invece avevano toccato negli anni ’30 e ’40.
Questo stava accadendo perchè le maggiori case produttrici si stavano convertendo alla produzione in grande serie.
Nuovi macchinari, nuovi sistemi di stampaggio, nuovi materiali (leghe leggere e anche materie plastiche), permettevano di produrre grandi numeri, anche se a scapito di una “relativamente” minore qualità complessiva, soprattutto sul fronte delle finiture e dell’accuratezza degli assemblaggi.
E pensare che fu proprio Colt ad inventare le prime automazioni nell’industria delle armi …
Però è anche vero che in Colt non volevano scendere ad eccessivi compromessi (almeno fino agli anni ’60), in quanto consideravano ancora le proprie armi come oggetti “da curare”, come oggetti anche di valore dal punto di vista estetico e di distinzione.
Cercando perciò un qualcosa per “staccarsi nettamente” dalla concorrenza, Colt decise che il Python doveva essere il miglior revolver mai realizzato in America.
Beh … raggiunse questo obiettivo.
A quel tempo, i migliori revolver a doppia azione erano il Colt Officer’s Model Match (un revolver da tiro), ed il modello 27 della Smith&Wesson. Entrambi erano il top delle rispettive aziende.
In particolare il Colt Officer’s Model Match era l’ultimo di una lunga serie di revolver “target” di Colt. Era usatissimo nelle gare di tiro, eventi in cui Colt con i suoi revolver dominava da sempre.
Il nuovo Python doveva essere ancora superiore come precisione e scatto; e anche la doppia azione (che Colt non amava) doveva essere la “migliore” mai realizzata.
Però doveva anche essere l’arma di maggiore qualità, finitura, ed accuratezza mai prodotta negli USA.
Un vero status symbol.
A quel tempo il principale venditore di Colt della West Coast era un certo Bill Henry.
Nel 1953 Bill era convinto che Colt doveva realizzare un nuovo “revolver Super Target” che avrebbe dovuto surclassare qualsiasi altra arma mai concepita prima, in termini di qualità e di precisione.
Considerate anche che per anni i migliori tiratori si sono dati da fare per personalizzare i loro revolver Officer’s Model Match.
L’Officer’s Model Match era la migliore base di partenza allora disponibile. C’era chi alleggeriva le canne con delle bindelle ventilate; altri personalizzavano le canne per aggiungere più peso in avanti; altri ancora si personalizzavano i cani con modelli più lunghi e più larghi per facilitare l’armamento.
Molte di queste pistole venivano modificate dai migliori custom shop del paese, come ad es. il King’s of California, specializzato proprio nelle personalizzazioni dei revolver da tiro.
Erano periodi in cui l’arte armigera era … un’arte. Alla portata dei migliori artigiani che sapevano “dove e come mettere le mani”.
Bill Henry era convinto che se Colt avesse realizzato “di serie” un revolver target, da tiro, con tutte le migliori caratteristiche richieste dai tiratori che customizzavano l’Officer’s, avrebbe avuto buone chance di successo. Aggiungete che Colt aveva già in casa una versione migliorata della sua doppia azione (come al solito, Colt aveva progetti avanzatissimi che “teneva nei cassetti” …), che avrebbe potuto garantire una maggiore accuratezza, in linea con le richieste dei tiratori “target”, notoriamente molto esigenti.
Henry convinse il management di Colt che avrebbe potuto garantire buoni numeri di vendita se gli avessero messo a disposizione questo nuovo revolver; e ne era convinto, anche se ovviamente sapeva che sarebbe costato molto più che qualsiasi altro revolver concorrente, e anche che avrebbe richiesto un grosso investimento aziendale in termini di tempo e di formazione del personale qualificato. Più di qualsiasi altra arma mai costruita prima da Colt.
Colt si convinse, e assegnò lo sviluppo di questo nuovo revolver alla famosa divisione Colt Pattern Room, dove il maestro armaiolo Adalbert “Al” Gunther costruì il primo prototipo, usando un telaio Colt Officer’s Model ed un mirino Targetmaster, tipo quello montato sul Colt Officer’s Model Special dal 1949 al 1952.
Il prototipo aveva una canna pesante da 4” 5/8, con un’abbondante e massiccio sottocanna; con un nuovo cane, e delle impugnature target.
Gli altri armaioli di Colt non erano molto convinti, perchè il prototipo era molto pesante anteriormente; ed il peso complessivo arrivava a 60 once (1,7kg).
Gunther ed il suo team decisero allora di alleggerire il sottocanna realizzandolo “cavo” (un lavoro costoso per l’epoca), ed alleggerirono la costola superiore con abbondanti “ventilature”, soluzione che sarebbe poi diventata l’elemento distintivo del Python.
Con questi accorgimenti, la pistola sembrava soddisfare un po’ tutto il team in Colt.
E la linea (estetica) del Python risultò così “elegante” ed efficace nell’utilizzo, che praticamente ogni revolver progettato da quel momento in poi (anche da altri marchi) si è ispirato alla linea del Python.
E veniamo al calibro …
Nel dopoguerra, il calibro .357 Magnum stava diventando sempre più popolare.
In Colt avevano commesso un errore di valutazione pensando che l’acquirente medio avrebbe continuato ad usare il .38 special, ormai in voga da prima della guerra. E le vendite Colt ne risentirono pesantemente.
In Colt perciò decisero che il nuovo “super revolver” doveva essere in calibro .357 Magnum; per altro, dato che avrebbe potuto sparare anche il .38 nelle varie varianti, probabilmente sarebbe stato popolare e con un eccellente parco di potenziali clienti.
L’armaiolo capo in Colt, Al DeJohn, realizzò un primo modello di pre-produzione, numero di serie “One” (non 1, ma “ONE”, scritto proprio così).
La nuova pistola usava il telaio “I” (da poco messa a punto per il modello 357) su cui era montata la nuova azione, con il percussore montato all’interno del telaio anziché sul cane. E la canna era stata portata a sei pollici.
Canna che si decise di produrre con una leggera conicità in modo da garantire la massima tenuta dei proiettili per tutto il percorso! Una lavorazione costosissima!
Il mirino era la nuova versione regolabile Colt Accro, che sarebbe poi stato montato su tutti i revolver Colt da quel momento in poi.
(vedi immagine qui a lato)
Avendo bisogno di un nome per il nuovo revolver, Colt aveva bandito un concorso interno per il nuovo nome; la leggenda narra che il nome “Python” fu proposto dal vicepresidente di Colt, Phillip Schwartz.
Colt aveva iniziato l’uso dei nomi dei serpenti nel 1950, con la versione in lega del Colt Detective Special, il Cobra.
Poiché il pitone è un serpente più grande di un cobra, ed il Python era effettivamente una pistola più grande, il nome sembrò azzeccato.
Come fu presentato, nel 1955, il Python era disponibile con una canna da sei pollici con tre “prese d’aria” (ventilature) sulla costola superiore (che da allora in poi sarebbe stata indicata come canna “ventilated”), un sottocanna cavo e le impugnature Colt Target completamente a scacchi (primo tipo). La mira era la prima versione del Colt Accro.
E la finitura era … una cosa mai vista prima!
Un blu brillante, tirato a lucido simile a uno specchio, diverso da qualsiasi altra finitura mai vista prima.
Questa brunitura blu della Python (“blunitura”, o come dicevano in Colt, “bluing”) non era mai stata usata prima in alcuna arma di serie; era talmente super lucida e di una particolare tonalità “blu profondo” che divenne subito nota come Colt Royal Blue.
All’interno della Colt era noto come “the Python blue”.
La vera, principale differenza tra il blu profondo a specchio del Python e le pistole con normale finitura blu, era la quantità di passaggi di lucidatura preventiva che era richiesta per il Python.
Si narra che mentre le armi della concorrenza erano già sui camion in viaggio verso i negozi, il Python era ancora in fabbrica ad essere lucidato.
Colt era sempre stato noto per i suoi bei lavori, soprattutto per le sue tonalità di blu; e questo è anche uno dei motivi per cui Colt gestiva in proprio una scuola di finitura e lucidatura dei metalli, riservata ai dipendenti Colt e ai potenziali futuri addetti alle linee.
In previsione delle lavorazioni per il Python, in questa scuola fu montata una nuova lucidatrice.
Come al solito, questa nuova macchina era prodotta dalla stessa Colt, su specifiche dei suoi mastri armieri.
Con questa macchina i maestri lucidatori hanno iniziato ad insegnare a lucidare il metallo con una finitura perfetta, senza increspature, con bordi arrotondati e perfettamente combacianti. Dopo un periodo di prova, chi usciva dalla scuola veniva prima impiegato nelle linee di pistole a minor costo (come ad es. la Official Police), con uno dei maestri lucidatori che ne supervisionava il lavoro; e via via che miglioravano, venivano promossi alla cura dei modelli più prestigiosi.
Colt realizzava in proprio anche le proprie speciali mole lucidanti, partendo da grandi dischi di legno pressato, ricoperti con pelli di tricheco di diversa conciatura e grammatura.
Ognuna di queste ruote veniva dedicata ad una sola specifica grammatura di lucidante; mentre la pistola veniva lucidata, una ruota diversa veniva preparata per i successivi passaggi a grana sempre più fine.
Anche il polish per il Python era prodotto internamente, ed arrivava ad una grana talmente sottile da essere considerato “più sottile” della farina.
Il risultato della stratosferica finitura del Python è dovuto sostanzialmente alla accuratissima finitura preliminare.
Il mitico ed ineguagliato blu, è possibile solo se la superficie è prima trattata come … solo in Colt erano disposti a fare.
Prima di passare alla particolare brunitura, tutte le superfici venivano riviste e ripassate decine di volte. E le superfici dovevano essere “tirate a specchio”, con una successiva pulizia, sgrassatura e preparazione finale che erano maniacali.
Il processo richiedeva un tempo di lavorazione che era più che quadruplo (?!?!) rispetto alla finutura blu lucida della concorrenza (ad es. i modelli 27 e 29 di S&W).
Il vecchio design delle azioni Colt era un prodotto che risaliva alla fine del 1890. Era complesso, e richiedeva che l’azione fosse letteralmente adattata a mano, pezzo per pezzo.
L’azione del Python veniva costruita utilizzando parti forgiate leggermente sovradimensionate; poi un montatore avrebbe assemblato l’azione selezionando, riducendo, e lappando le parti per ottenere un pezzo perfettamente combaciante e “su misura”; e di conseguenza inserito in un revolver con ogni pezzo perfettamente adattato.
Chiaramente il costo di un tale procedimento avrebbe posizionato “fuori mercato” qualsiasi arma che non fosse stata più che perfetta.
In linea con l’obiettivo di fare del Python il revolver più raffinato mai realizzato, Colt ha ulteriormente perfezionato e messo a punto l’azione per dare il miglior feeling possibile con il grilletto.
In Colt erano così preoccupati di fare del Python il miglior revolver mai costruito, che per i primi due anni solo Al DeJohn e un altro maestro montatore costruirono ogni singolo Python prodotto da Colt.
Dopo aver esaurito le richieste del primo lotto dei nuovi Python, Colt ha messo il Python in produzione standard, spostando su una nuova linea dedicata i loro armaioli migliori.
Alcune note sull’azione Python
Osservando un revolver Colt, si nota che la rotazione del tamburo avviene in senso orario.
Questo sembra un qualcosa di poco importante, tanto che in più occasioni qualcuno ha ipotizzato che la rotazione del tamburo in senso antiorario sia stata adottata dalla Smith & Wesson per aggirare i brevetti Colt.
Non è proprio così.
La scelta della rotazione antioraria non fu una scelta indolore: le prime hand ejector, usate in velocità, tendevano ad aprirsi. Ma quella scelta (rotazione antioraria) avrebbe consentito di perfezionare una meccanica radicalmente diversa, e soprattutto più industrializzabile.
Qualcuno osservò che era anche più facile intervenire per eventuali elaborazioni.
Ciò non significa che la meccanica Colt non sia affidabile ed personalizzabile.
Anzi …
Ma fonda la sua affidabilità di funzionamento su una “messa a punto” individuale del revolver, che è tanto accurata quanto costosa.
Di fatto su ogni revolver Colt (ed in particolare sul Pyhton) prima di ogni intervento è fondamentale un preventivo approfondito esame dell’arma, per capire perché quella specifica azione sia stata aggiustata in quel certo modo. La rotazione oraria del tamburo, con però l’apertura basculante sempre sul lato sinistro, comporta che il movimento per azionare il blocco del tamburo deve essere trasferito dal lato sinistro a quello destro dell’arma, per mezzo di un pezzo di forma complessa che è il vero cuore della macchina, e che per l’appunto è quello da aggiustare individualmente, su ogni modello.
Inoltre in Colt hanno voluto adottare un blocco positivo (o attivo) del tamburo.
Cioè vi sono due blocchi del tamburo, ed il timing (per accordarli tra loro) è molto delicato.
Spieghiamo: in quasi tutti i revolver, con poche e costose eccezioni (Maser, Webley-Fosbery), la rotazione del tamburo è ottenuta per mezzo di una specie di stella a più bracci (quanti sono i colpi, in genere 6) che normalmente è fissata al tamburo (in Colt per mezzo di due spine, in S&W con una opportuna sagomatura del perno).
La stella è la parte sagomata posta al centro dell’estrattore (n. 22 nell’esploso qui a lato).
Quando il grilletto viene premuto (doppia azione) o quando il cane viene armato (singola azione), un braccetto (o bocciolo, n. 16 nell’esploso a lato) impegna un dente di questa stella e lo spinge; il tamburo così ruota sul suo asse.
La rotazione del tamburo viene bloccata in posizione opportuna da un fermo (in genere un “dente” nella parte inferiore del telaio, n. 10 dello schema), in modo da allineare una camera con la canna.
Il fermo è mosso dal pezzo che trasferisce il movimento dal lato sinistro a quello destro della meccanica, ed è attivo in posizione di cane abbattuto.
Dunque perché il tamburo possa ruotare deve essere tolto di mezzo all’inizio della rotazione.
N.B.: tenete presente che il tutto e’ controllato tramite leve e rivii che si appoggiano all’unica molla a V (n. 7 nello schema).
Nei revolver Colt, lo sblocco del fermo di rotazione del tamburo si ottiene all’inizio della pressione sul grilletto, o all’inizio dell’armamento del cane.
In seguito, quando il tamburo è ruotato dell’opportuna frazione di giro, il fermo sfugge all’azione dell’elemento che lo aveva attivato, e risale.
Per poter sfuggire, il fermo è rigido in senso verticale, ma elastico in senso trasversale. Agendo al momento opportuno il fermo potrà impedire che il tamburo prosegua la rotazione.
Il blocco così ottenuto non è perfetto, e lascia al tamburo un seppur minimo movimento intorno al suo asse.
Colt però voleva andare oltre.
Infatti, se è vero che nel medesimo tempo la punta del bocciolo ha sopravanzato il dente della stella, è anche vero che esso ha un piano inferiore, una specie di ulteriore dente, che impegna il dente successivo.
Il tamburo è quindi spinto dal piano inferiore del bocciolo mentre una delle unghiature ricavate sulla circonferenza è premuta contro il dente d’arresto.
In questo modo si realizza un blocco del cilindro. Che si aggiunge al fermo del dente inferiore sulla apposita cava del tamburo.
Ovviamente il sistema è delicato.
Molto.
Per le caratteristiche del movimento Colt, il blocco non può essere ottenuto con anticipo sull’armamento completo del cane.
Un po’ come è possibile con altre azioni.
Questo perché quando l’armamento è completo, il grilletto deve poter essere premuto ancora un po’ per ottenere lo sgancio del cane e la sua caduta (per attivare il percussore).
Se il tamburo fosse già bloccato, tutto ciò non potrebbe avvenire, perché il bocciolo, spinto dal grilletto, forzerebbe contro un tamburo bloccato impedendo ogni movimento del grilletto e quindi anche lo sgancio del cane.
Quindi il blocco dovrebbe attivarsi subito dopo lo scatto, all’inizio della caduta del cane.
Ovviamente ciò non lascia spazio ad alcuna tolleranza. In compenso è possibile che il blocco avvenga in ritardo, quasi al termine della fase di caduta del cane, o che non avvenga per nulla nel caso che il dente inferiore del bocciolo si sia consumato.
Per questo Colt raccomandava sempre un controllo dello stato del braccetto/bocciolo di movimento, dopo un numero “elevato” di colpi sparati; perchè se si era usurato il dente di fermo, il blocco restava a carico del solo dente inferiore (come per altro succede in quasi tutti gli altri revolver della concorrenza!).
Però questo evento non rientrava negli standard che Colt si era data per il Python.
Colt è stata immediatamente inondata di richiesta per avere anche una canna da 4″, ad uso delle forze dell’ordine.
I primi Python da 4″ sono stati inizialmente pubblicizzati come Colt New Police Python, sebbene quel nome non sia mai stato impresso sull’arma.
Presto Colt iniziò ad offrire il Python anche con canna da 2″½.
un Colt Python con canna da 2,5″, guancette “Service Type”
La leggenda dice che il Python da 2,5” nacque da uno scherzo di due manager Colt che volevano prendere in giro un senior manager. Avevano preso un Python e ne avevano accorciato la canna a 2″½, e lo mostrarono alla vittima designata. All’epoca, l’idea di un revolver a canna corta con il potente .357 Magnum era considerata quasi ridicola.
Invece di ridere, al manager il “finto” Python è piaciuto così tanto che ne ha ordinato subito la produzione.
Con il tempo il Python sarebbe stato offerto anche con canna da 8″ e, in pochissimi esemplari, anche con canna da 3″.
Sono iniziate ad arrivare anche richieste per altre finiture, non solo Royal Blue (magnifico quanto delicato). Così nel corso degli anni Colt offrì il Python anche in un nichel brillante, in una satinatura “electroless nickel” (nota come “Royale Coltguard “), in acciaio inox satinato (primi anni del 1980), ed in acciaio inox lucido brillante (noto come Bright Polish o Ultimate Polish).
Occorre anche considerare che da metà degli anni ’80, anche Colt ha dovuto adeguarsi alle stringenti normative che di fatto impedivano l’utilizzo di particolari prodotti chimici, tra cui alcuni componenti che servivano per ottenere il mitico Colt blu royal. Ed infatti dal 1986 in poi, il mitico “blued” Colt è diventato molto più scuro, quasi nero (conservando però ancora dei bei riflessi blu).
Il Python è stato venduto solo in due calibri: lo standard .357 Magnum ed il Colt Python Target in .38 Special (diffuso sui modelli con canna da 8″). Colt ha realizzato Python sperimentali in altri calibri, tra cui .22LR, .22 Magnum, .256, e in .41 Magnum. Però nessuna di queste pistole fu mai prodotta in serie se non pochissimi esemplari sperimentali; e comunque nessuna fu venduta come pistola di serie.
Di tanto in tanto appaiono sul mercato Python in calibri diversi da .357 e .38; questi non sono prodotti ufficiali, ma sono spesso conversioni fatte da armaioli che avevano avuto accesso a qualche componente o a qualche lotto di ricambi nei magazzini Colt.
A metà degli anni ’80 Colt pubblicò un catalogo con una coppia di Python .22LR sulla copertina.
Colt annunciò che aveva intenzione di produrre Python in .22LR, ma dopo che stamparono il catalogo, in Colt cambiarono idea e non furono mai prodotti in serie modelli in calibro .22.
Un collezionista esperto afferma che Colt ha certamente realizzato almeno qualche prototipo di Python in .22LR e in .22 Magnum, ma pensa che non fossero modelli veramente funzionanti.
Uno dei Python più discussi è quello in calibro .41 Magnum.
Colt ha realizzato tre o quattro prototipi del Python in .41 Magnum, su richiesta di un grande distributore di armi che voleva offrire qualcosa di diverso. Colt ci ripensò e decise che il telaio ed il tamburo semplicemente non erano abbastanza robusti da reggere la pressione del .41 Magnum; così hanno ritirato i prototipi e annullato il progetto.
Tuttavia, diversi armaioli hanno prodotto conversioni a .41 Magnum; ovviamente non “ufficiali”. Alcune di queste pistole erano conversioni ottimamente realizzate e molto simili al prodotto Colt, fin sulle incisioni sulla canna, tanto da far credere si trattasse di una vera produzione Colt.
Altri prodotti sono invece fatti molto rozzamente e sono facilmente identificabili come “tarocchi”. Colt afferma categoricamente che non fu mai prodotto né venduto alcun Python in .41 Magnum; nonostante ciò, qualcuno insiste ancora sul fatto che la propria Python in .41 Magnum sia un pezzo “originale”.
Ovviamente se si chiede una ricerca nel Colt Historical Archive con la matricola, si risale ad un prodotto che indiscutibilmente ha lasciato la fabbrica Colt come Python calibro .357 Magnum.
Ovviamente il Python è stato il più famoso dei “7 serpenti” di Colt.
La produzione del Python continuò come arma di serie fino alla fine degli anni ’90.
Con la divisione firearms di Colt in difficoltà finanziarie, e soprattutto dopo che se ne erano andati alcuni dei loro migliori artigiani, Colt nel 1997 sposta la produzione del Python nel Colt Custom Shop, e lo trasforma in un revolver solo su ordinazione o personalizzato.
Per evidenziare questa variazione, venne aggiunto il nome “Elite” alla canna, ed il modello diventa il Colt Python Elite.
L’Elite era esattamente la stessa Python standard solo con una diversa incisione nella canna. Ed essendo prodotta nel Colt Custom Shop, godeva di una migliore qualità rispetto alle ultime serie uscite negli anni ’80 e successivamente; quando appunto, diminuendo la disponibilità di mano d’opera specializzata, la produzione del Python è andata in crisi, proprio per “come veniva costruito” questo revolver.
La produzione del Python è terminata a fine 2003-inizio 2004. Il prezzo di listino dell’ultimo Python è stato di $ 1.150.
Nel 2005 fu realizzato un ultimo Python, con canna da 6″, finemente decorato, inciso ed intarsiato, costruito per commemorare il 50° anniversario della sua introduzione (nel 1955).
Con quel modello spettacolare ed unico nel suo genere, il Python è quindi passato alla storia.
Fino al 2020.
Quando la nuova gestione Colt annuncia la produzione del “nuovo” Python. Indicato anche come Python 2020.
Molto simile al “predecessore”, è al momento proposto con canna da 4” o 6”, solo in acciaio inox lucido.
Pur ispirandosi al mitico Python, si annunciano numerose migliorie e affinamenti, per reggere il confronto con il mitico antenato.
Ovviamente il primo lotto messo in vendita (gennaio 2020) è andato subito esaurito e sono subito iniziate le aste al rialzo (a gennaio 2020, il listino è a 1499$; ma in commercio non si trova a meno di 2400-2500$) …
Il nuovo Python è realizzato interamente in acciaio inossidabile, con un’impugnatura in noce caratterizzata dal classico medaglione; e presenta tutte le più classiche caratteristiche del Python di un tempo, tra cui la canna di tipo “Full-Lug” con carenatura dell’estrattore lunga fino alla volata, e una bindella di mira a piena lunghezza con intagli di ventilazione; ritorna persino la peculiare foggia della guardia del grilletto dell’originale.
Al momento (2020) è disponibile solo in versione inox (perciò niente blu royal) e come detto solo canna da 4″ o 6″.
Si notano subito alcuni miglioramenti quali un mirino intercambiabile e rimovibile senza l’intervento di un armaiolo, una volata di tipo “Recessed Target Crown” (con leggero rientro) e una tacca di mira totalmente regolabile montata su una sede rinforzata, col 30% di acciaio in più aggiunto su quello che è notoriamente un punto sottoposto a importanti sollecitazioni.
Clicca qui per la pagina dedicata al nuovo Python 2020.
qui sopra un raro esemplare con canna da 3″ (o meglio, uno dei pochi 3″ di serie, non edizioni speciali).
Con le sue guancette “service type”.
un 4″ nichel brllante
un esemplare 8″ blued, in .357 (molti 8″ erano in .38Special)
un Python Elite
(praticamente erano differenti solo le guancette, e la scritta impressa sulla canna; si trattava della produzione del settore “custom” dopo la dismissione del modello dalla produzione standard “di serie”)
PRECISIONE
Un importante punto di forza del Python, fin dalla sua ideazione come revolver “target”, era che doveva essere il revolver a doppia azione più accurato mai realizzato.
In effetti il Python non ha avuto particolari concorrenti in grado di impensierirlo per precisione e qualità.
E ci sono una serie di ragioni per la meritata reputazione del Python.
Il primo è l’azione del vecchio telaio medio Colt.
Progettata nel 1890, l’azione Colt era unica in quanto il cilindro era saldamente bloccato in perfetto allineamento con la canna al momento dello sparo.
Questa caratteristica era nota come Colt “Bank Vault Lock-up”.
In questa azione, il dente che ruota il tamburo non serve solo a ruotarlo, ma anche lo tiene in pressione nella sede di bloccaggio. Più tiro forte il grilletto e più stretto è il blocco del tamburo.
Il vantaggio di questo progetto è che la camera di cartuccia è perfettamente allineata con la canna; il proiettile passa nella canna perfettamente centrata colpendo il cono di forzatura in modo “perfettamente centrato”, uniforme su tutta la circonferenza, minimizzando la deformazione del proiettile. Deformazione che anche se pur sempre presente, è però omogenea e non più sbilanciata su un lato. Ed un proiettile perfettamente omogeneo nella sua deformazione, sarà anche più preciso.
Il rovescio della medaglia dell’azione Colt è che è molto più costosa da costruire a causa della quantità di lavoro manuale degli installatori esperti necessari per montarla e regolarla.
Un secondo motivo della leggendaria precisione del Python è nella canna.
Samuel Colt e i suoi dipendenti inventarono macchine per la produzione in serie di canne di alta precisione e qualità sin dal 1840.
Questo tipo di macchinario e il processo di rigatura è stato più o meno lo stesso fino agli anni ’50.
Colt è stato uno dei pochi produttori di armi americani a produrre le proprie canne; e le canne Colt sono sempre state famose per la loro qualità e precisione.
Colt è andato ancora più lontano con la canna del Python.
Veniva fabbricata con standard elevatissimi, con un foro ultra-lappato, e una particolare rigatura che stabilizza meglio il proiettile.
Caratteristica tipica del foro della canna del Python era la leggera rastrematura verso il muso. In pratica si può dire che il foro della canna era leggerissimamente conico.
Mentre il proiettile passava lungo la canna, il foro affusolato serra sempre più il proiettile, aumentandone la tenuta e la precisione anche con palle particolarmente “morbide”.
Come parte del processo di fabbricazione, la canna di Python riceveva un trattamento un po’ misterioso noto come “la palla d’argento”.
In questo processo una palla color argento, di un materiale “segreto” (non sono mai stati divulgati dati) viene premuta lungo la canna con un dispositivo manuale di pressatura. Ciò lascia l’interno della canna molto uniforme, perfettamente liscio e con una brillante lucentezza a specchio.
Tutti questi fattori hanno reso il Python capace di stupire per la sua precisione.
Numerosi tiratori hanno ottenuto risultati di “un solo buco” con 3 colpi a 25 iarde; un buco che è stato misurato più piccolo di un proiettile calibro .45.
Oltre alla perfetta bilanciatura, usabilità e finitura, è stata anche la sua precisione a rendere il Python un revolver leggendario.
L’AZIONE COLT “WEAK” (fragile)
Molto è stato detto riguardo alla presunta debolezza dell’azione Colt “vecchio stile” usata nel Python.
Nel corso della storia, l’azione Colt è spesso stata indicata come fragile, debole, superata. Perciò molti iniziarono a considerare il Python un’arma veramente eccellente, ma più indicata come “pezzo da ammirare che per sparare”.
Nel corso degli anni qualcuno ha amplificato questa presunta debolezza del Python, arrivando a dire che non sopporterebbe il tiro con munizioni Magnum.
Però …
non ci si spiega come mai l’azione così “debole e vecchia” di Colt, era stata usata su tutti i revolver in dotazione alla polizia dal 1890 sino alla metà degli anni ’60!
E possiamo affermare che non erano di certo attenti al risparmio come colpi sparati e come utilizzo “pesante” delle proprie armi !
E non vi furono mai particolari problemi, nonostante l’utilizzo non proprio leggero da parte delle forze dell’ordine.
Per quanto riguarda la resistenza, il telaio e il tamburo del Python sono più resistenti della maggior parte delle altre pistole, grazie ai telai e ai cilindri prodotti, forgiati e trattati termicamente in Colt e secondo gli altissimi standard di qualità Colt.
In particolare, come ulteriore riprova delle attenzioni Colt alla robustezza, le tacche di bloccaggio del tamburo sul Python sono disassate dalle camere, e questo contribuisce a rendere il tamburo ancora più robusto rispetto ai revolver con le tacche di bloccaggio direttamente sopra le camere.
Ma anche questo “costa di più”, sempre a riprova che in Colt guardavano prima alla perfezione più che al prezzo.
L’unico punto “debole” della vecchia azione Colt è l’asta che fa ruotare il tamburo, che nel Python serve anche a tenere in spinta il tamburo stesso contribuendone al bloccaggio. Questa astina è perciò più soggetta ad usura e richiede una sua eventuale sostituzione quando risulta consumata a tal punto da compromettere il “timing” dell’azione.
Nella vecchia azione Colt questa era considerata una normale manutenzione, proprio come cambiare le candele in un’auto.
Quando il dente dell’astina si consuma e l’azione inizia a mostrare un certo lasco (minimo, ma non accettabile per gli standard Colt), è bene far riparare la pistola, magari ricorrendo ad un armiere qualificato Colt.
Se la manutenzione non viene eseguita, l’azione potrebbe essere danneggiata con conseguente elevato costo di riparazione.
La “debole” azione del Python è in realtà un’azione molto più raffinata rispetto ad altri revolver, ed eredita il vecchio “Bank Vault Lock-up” di Colt, che contribuisce a renderlo così preciso.
Come un’auto sportiva (e costosa), il Python richiede una manutenzione magari più frequente rispetto ad altri revolver “da battaglia”.
Penso che nessuno può dire che una Ferrari è un’auto “debole” perché richiede cambi d’olio e candele più frequenti rispetto ad un “mitico” Panda 4×4, o ad un furgoncino da lavoro Chevy.
E perciò proprio come un’auto sportiva ed esclusiva, il Python è una macchina complessa, raffinata, che permette un livello di prestazioni certamente elevato; più di altri concorrenti. E sempre come un’auto sportiva, quella prestazione ha un prezzo, e richiede una manutenzione più frequente.
VARIAZIONI o MODIFICHE
A differenza di altri Colt come ad es. l’Army S.A., o il Detective Special, non ci sono “Generations” o “Issues” per il Colt Python.
Il Python è cambiato molto poco nel corso degli anni.
Intanto l’aspetto esteriore non è mai cambiato.
Confrontando un Python del 1955 con un Python del 2003 è veramente difficile trovare eventuali differenze nella struttura della pistola.
Tra i pochi cambiamenti si possono annoverare:
- dall’inizio del 1955 al 1960 ca., il Python montò il mirino posteriore Accro in vecchio stile, il sottocanna cavo, la nervatura superiore della canna leggermente alleggerita ed un diverso mirino anteriore
- intorno al 1960 la tacca di mira Accro fu cambiata con una versione con una “gobba” che permetteva una maggiore regolazione dell’elevazione; il sottocanna cavo fu variato con una versione “piena”, e la costola superiore della canna con il supporto mirino furono costruiti leggermente più alti
- intorno al 1972 il vecchio sistema di espulsione Colt fu cambiato con un nuovo tipo che era molto più facile da montare e smontare.
Il rilascio del cilindro aveva delle scanalature aggiuntive per migliorarne la presa - all’inizio degli anni ’90 Colt cambiò le rigature della canna passando dal vecchio standard Colt di .5634-32, agli stessi .562-36 utilizzati sulle serie Mark III, Mark V e King Cobra. Per identificare i modelli con la nuova rigatura, Colt ha cambiato il mirino a due perni con un modello a singolo perno
- ad un certo punto tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, il mirino standard Python con rampa scanalata è stato modificato aggiungendo un inserto rosso o arancione, con una foglia di mira posteriore con contorno bianco.
OPZIONI
Il Python era disponibile con poche opzioni rispetto alla versione standard.
Tra le opzioni c’erano un set di mire Target speciali, un mirino Patridge Target ed un mirino Colt Ellison Target.
Colt ha offerto due livelli di personalizzazione del grilletto e delle molle.
Il tipo “Service” ha ulteriormente migliorato e alleggerito l’azione del grilletto, ma restava utilizzabile con qualsiasi munizione .38 o .357.
Il tipo “Target” alleggeriva il grilletto (e la molla) al punto da non consentire un’accensione sempre affidabile del .357, che montava in genere degli inneschi “più duri”.
Questa customizzazione grilletto/molle era perciò limitata all’uso solo con munizioni .38 special ed era destinato ai Python usati nelle competizioni.
Come spesso succedeva con i prodotti Colt, la Colt offriva tutte le possibili personalizzazioni immaginabili, senza dover cercare customizzatori esterni.
Bastava chiedere alle sezioni “custom” della fabbrica.
Venivano offerte raffinate incisioni, intarsi in metallo prezioso, impugnature in avorio o in legno pregiato, e serie speciali con particolari messe a punto dell’azione, o con particolari tarature delle mire.
Fino all’entrata in vigore del Gun Control Act del 1965, ogni individuo poteva ordinare un’arma Colt direttamente alla fabbrica, e molte di queste avevano caratteristiche personalizzate.
Dopo il 1965, si potevano ancora ordinare serie speciali direttamente in fabbrica, ma poi questi pezzi dovevano essere spediti a un venditore federale di armi da fuoco. Nel 2000, Colt annunciò che non avrebbero più accettato ordini diretti da parte di privati. Da quel momento in poi tutti gli ordini dovevano essere effettuati tramite un rivenditore FFL a un distributore autorizzato Colt, che avrebbe effettuato l’ordine presso la fabbrica.
SERIE LIMITATE
Come per molte altre armi “top” di gamma, Colt realizzò una serie di versioni di produzione limitata del Python.
Tra queste c’erano:
il Colt Ultimate Python
anno 1991 – 1993
Questo era un modello con canna da sei pollici prodotto dal Custom Shop, disponibile in acciaio inossidabile lucidato, o Royal Blue o Ultimate, con mirini Colt Ellison Target, impugnature in gomma e noce e un’azione accuratizzata dal Custom Shop.
il Colt Python Hunter
1981
Si trattava di un modello con canna da otto pollici, e dotato di un’ottica Leupold 2X con anelli della casa. Era venduto in una valigetta di alluminio Halliburton
il Colt Python Silhouette
1981-83
Questo modello è stato prodotto nel 1981 in edizione limitata a 500 pezzi (la vendita è proseguita fino al 1983).
La base era il classico Python, finitura royal blue; canna da 8″ in cui è stato conservato il calibro .357 magnum (alcune versioni con canna 8″ erano state limitate al 38 special). Bindella ventilata con le 4 asole.
Il lato sinistro della canna è contrassegnato con la scritta “PYTHON SILHOUETTE / 357 MAGNUM CTG” su due righe. Il lato destro della canna ha il nome e l’indirizzo della Colt: “Colt’s PT. F.A. Mfg. Co. / Hartford, Connecticut, USA”.
Il mirino anteriore a rampa con inserto rosso, tacca di mira regolabile in deriva e elevazione, con profilo bianco sulla foglietta, due inviti nella classica bindella ventilata per il posizionamento degli anelli dell’ottica.
A proposito degli anelli, uno era modificato rispetto a quelli già visti in altre serie (ad es. l’Hunter); il posteriore presenta un supporto a L che consente di montare l’ottica in posizione più arretrata (entrambi gli anelli si fissano davanti alla torretta di regolazione), praticamente in linea con la tacca di mira.
L’ottica era una Leupold M8-2X EER marchiato Colt (medaglione con cavallino rampante sul lato sinistro della torretta, “custom tune” di fabbrica) con reticolo Duplex; la torretta di regolazione è meglio rifinita e protetta rispetto ad altre serie. Il tutto sempre blu lucido.
Impugnature Pachmayr con medaglione Colt dorato.
Era fornito in una valigetta in fibra con bordatura in metallo e chiusura a chiave, con l’interno in schiuma fustellata.
Era inserita nella dotazione una custodia per munizioni (50 colpi) con logo Colt, una custodia sempre personalizzata con all’interno il cacciavite rotondo con logo Colt (il modello con 3 lame), una spazzola in bronzo, 2 brugole, un mirino extra senza inserto rosso.
Oltre al manualetto Colt è presente anche il manualetto supplementare di informazioni per l’ottica. E poi il solito cartellino di avvertenza, la tessera NRA, il libretto degli indirizzi dei centri servizi, lettera di “congratulazioni”.
La valutazione in USA alla data odierna (2021) è da 6.000 a 12.000 USD (dotazione completa e condizioni a nuovo; nel caso vi siano segni di utilizzo o mancanza di qualche dotazione, i prezzi visti sono sui 4-7.000 USD)
il Colt Python Target
Questo era un Python nikel lucido o blu, con canna da 8″.
N.B.: era camerato per il .38 Special; con specifica azione accuratizzata per il tiro.
Ne sono stati prodotti 3.489 in Royal Blue e solo 251 in nickel lucido.
il Colt Python Ten Pointer
Si trattava di un Python con canna da otto pollici e con cannocchiale Burris 3X.
Veniva fornito con impugnature in noce, ed un set aggiuntivo di impugnature in gomma, con una custodia dedicata per il trasporto.
il Colt Python Stalker
1988
Era venduto con una fondina a spalla, da caccia, di tipo flap in nylon nero con un grande emblema Colt sulla patta.
In Colt risulta ne siano stati prodotti solo 200 pezzi nel 1988.
Questo è un modello un po’ misterioso, in quanto sono indicate spedizioni con ottiche Leupold, altre con “ottiche non specificate”, ed alcune senza ottica.
Questo modello (Stalker) non è elencato in nessuno dei listini ufficiali Colt, quindi è possibile che sia stato realizzato su specifica richiesta di qualche grande commerciante che li ha poi messi sul mercato direttamente.
Negli archivi Colt risultano comunque regolarmente registrati i 200 pezzi prodotti con queste caratteristiche.
Notare il tamburo unfluted.
il Colt California Combat Python
Questi sono stati venduti esclusivamente dal distributore West Coast Pacific International.
Apparentemente Colt ha fornito loro 200 Python da 8″ in calibro .38 special, che sono stati accorciati a 3″ da un ditta locale e ricamerati a .357.
A differenza dei mirini di fabbrica, i mirini anteriori non erano bloccati con la/e spina/e.
il Colt Combat Python
La produzione di Python con canne da 3″ è molto controversa.
Vi sono stati alcuni modelli (molto pochi in realtà, e molto rari) che Colt ha prodotto con canna da 3″.
Poi vi è stato un lotto di 500 pezzi, richiesto da uno dei maggiori distributori, Lew Horton Distribution Company, Inc. in Southboro Massachusetts, nel 1988.
Questa produzione fu esclusiva di questo distributore.
Oltre alla canna da 3″ (ventilata), si differenziava per la scritta “COMBAT PYTHON” con i caratteri standard, le guancette “service”, e la scatola che era una riedizione delle prime scatole Python.
La quotazione (dato del 2021) va dagli 8 ai 14mila $ per esemplari con tutta la dotazione originale ed ovviamente in eccellenti condizioni.
Modelli COMMEMORATIVI e SET in edizione limitata
Colt ha prodotto diverse serie di Python in edizioni speciali commemorative.
La maggior parte di queste armi commemorative o in edizione speciale, avevano numeri di serie specifici, dedicati (che non seguono le numerazioni usuali degli altri Python).
The Bicentennial Set (set del bicentenario)
anno 1976, realizzati 1777 pezzi.
Questo era un set composto da un revolver Colt Single Action Army, un Colt Third Model Dragoon a polvere nera, ed un Colt Python.
Il set era finemente inciso ed era venduto in una teca da esposizione in noce.
A corredo vi era anche un libro ARMSMEAR (la fabbrica di Colt).
Python Silver Snake Special Edition
anno 1983, realizzati 250 pezzi.
Si trattava di un Python 6″ in acciaio inossidabile, impugnature in gomma Pachmayr con medaglioni in peltro Custom Shop, e con diverse incisioni che erano state messe in risalto da una cromatura nera. Veniva consegnato con una custodia personalizzata.
Snake Eyes Limited Edition
anno 1989
Era un set (ediz. limitata, 500 pezzi) composto da una coppia di Python con canne da 2,5″; uno in Royal Blue e l’altro in acciaio inossidabile lucidato.
Sul lato sinistro della canna è rollata la scritta “SNAKE EYES” con un motivo ai lati. Inoltre sul bordo inferiore dell’impugnatura è riportato il numero progressivo della serie (da 1 a 500) con la scritta “EYES”.
Impugnature di tipo “Service” in avorio, con riportati dei dadi “snake eyes” sul lato sinistro, ed una scala reale sul lato destro.
Il set era venduto in una teca di legno con vetro (bacheca espositiva) illuminata che includeva anche delle fiches da poker e carte da gioco.
EDIZIONI SPECIALI “ufficiali” da Colt
Si tratta di serie speciali, spesso incise o decorate o intarsiate, prodotte da Colt. In genere erano ordinate da qualche organizzazione, che ne curava direttamente anche la vendita. Sono comunque considerate edizioni “pubbliche”.
King Ranch Python
anno 1981, n. 100 pezzi
Era un modello azzurrato da sei pollici, intarsiato d’oro con incisione a “D” a livello di fabbrica, impugnature in palissandro, distribuito in una cassetta di noce.
Canadian Province Python
anno 1979, non noto il numero di pezzi prodotti
Un sei pollici blu, con impugnature in avorio.
St. Paul Police Department Python
anno 1980, n. 200 pezzi
Python finitura bright nikel.
Minneapolis Police Department Python
anno 1981, n. 200 pezzi
Python 6″ finitura blu.
Durham County Python
anno 1981, n. 250 pezzi
Python 6″ bright nickel.
BATF (Bureau of Alcohol, Tobacco, and Firearms) Python.
anno 1982, n. 25 pezzi
Python 4″ blued.
Florida Highway Patrol Python
anno 1983, n. 100 pezzi
Python 6″ bright nickel.
Florida Marine Patrol Python
anno 1983, n. 100 pezzi
Python 6″, blued.
Florida Game and Fish Python
anno 1983, n. 100 pezzi
Python 6″ bright nickel.
Sheriff Buford Pusser Python
anno 1983, n. 50 pezzi
Python 4″, blued, guancette avorio.
Colorado State Patrol Python
anno 1983, n. 235 pezzi
Python 6″, tamburo unfluted, blued.
Alcune registrazioni successive al 1986 non sono più disponibili; perciò è possibile che siano state prodotte altre edizioni speciali e che qui non sono elencate.
Anche in questo caso, l’unica strada per avere maggiori in formazioni su un eventuale modello è interpellare il Colt Archive Service: https://www.colt.com/page/archive-services
Modelli commemorativi ed edizioni private (non vendute da Colt)
Vi sono tantissimi Python commemorativi o serie speciali, distribuite da varie società (non Colt).
Colt ha venduto armi da fuoco di serie, standard, a società esterne e a grandi distributori di armi da fuoco, che hanno poi realizzato delle armi personalizzate su questi modelli base.
Tra le società più note per queste serie “custom” ci sono “America Remembers”, e i grandi distributori di armi come Lew Horton e Talo Distributors.
Queste pistole non sono generalmente incise o decorate da Colt; pertanto non sono considerate “commemorative” da Colt e se richiedete una lettera d’archivio può essere che vi risulti come arma di produzione “standard”.
Pertanto può essere difficile scoprire i dettagli su chi li ha effettivamente ordinati, lavorati e venduti.
Uno dei più famosi casi che riguardano i Python, è il Python “California Combat”.
Questi Python erano originariamente dei Python standard con canna 8″; e come tali sono usciti dalla Colt. Sono stati spediti ad un grande distributore della costa occidentale che poi ha tagliato e rifinito le canne a 3″, modificando l’attacco del mirino che in questi casi è senza spina.
La canna era incisa con caratteri che non sono quelli standard Colt.
Un altro tipo di armi commemorative che non sono riportate nei normali elenchi di fabbrica, sono i modelli Private Edition.
Colt ha sempre offerto armi da fuoco personalizzate direttamente dalla fabbrica per singoli acquirenti (c’era uno specifico reparto “custom”).
Però Colt offriva anche a privati intere edizioni o set personalizzati, purchè l’acquirente fosse disposto all’acquisto di almeno 25 pezzi.
Queste edizioni private non sono elencate nei normali elenchi delle serie commemorative di Colt, anche se prodotte da Colt. Ciò perchè essendo state vendute a privati o a organizzazioni private, sono state imputate come “ordine privato”, che seguiva un sistema di registrazione e di archiviazione “non standard”.
Tra queste edizioni private ci sono state anche pistole commissionate da persone facoltose che desideravano fare un regalo speciale agli amici; o aziende che desideravano un premio speciale per alcuni dipendenti; o gruppi di amici, o gruppi di ex militari o forze dell’ordine che desideravano una pistola per commemorare un anniversario del dipartimento.
Dal momento che queste armi hanno seguito la via delle “private editions”, e per Colt erano una “questione privata”, non vi sono dati su quante ne furono fabbricate e chi le acquistò.
Pertanto può essere difficile determinare se un Python inciso e decorato è un modello commemorativo Colt, o un’edizione privata, o una serie non Colt (realizzata da un qualche venditore).
Di solito, se chiedete una lettera d’archivio, un’edizione privata verrà indicata come una pistola di serie; con magari le caratteristiche personalizzate richieste (se disponibili).
Proprietari famosi di Python
Così come il revolver era un “must” per gli americani di fine ‘800, anche il Python divenne uno status symbol degli anni ’50 – ’70.
Unanimemente giudicato il miglior revolver in circolazione, molti personaggi famosi erano soliti regalare un Python, o erano soliti farsi immortalare con un Python in mano.
Ricordiamo anche che proprio per questo Colt aveva allestito un servizio “custom”, a cui si potevano ordinare dei revolver personalizzati “dalla fabbrica”, con specifiche richieste, o allestimenti, o confezioni, o incisioni …
Tra i più famosi che hanno legato la loro immagine al Python ricordiamo:
- Elvis Presley possedeva un certo numero di Python e spesso li usava per regali.
Sembra si sia fatto allestire serie custom in diverse occasioni.
Qui a lato un esemplare che era stato ordinato da Elvis e che è stato acquistato ad un’asta nel 2019 per un importo “non noto“
- Lo sceriffo Buford Pusser, reso famoso in diversi film, aveva sempre con se un Python azzurrato da 4″
- Il Python da 2,5″ pollici era uno status symbol tra gli agenti dell’FBI, in particolare tra gli agenti del quartier generale di Washington, e molti lo hanno portato in servizio fino a quando non gli fu imposto di passare all’automatica S&W da 10 mm.
Anche nello show televisivo “The FBI” (anni ’60 e ’70), l’attore Efrem Zimbalist Jr. ne portava sempre uno - Il direttore dell’FBI J, Edgar Hoover, possedeva un Python azzurrato da 4″
- L’attore Steve McQueen possedeva almeno un Python (blu, 6″)
- Il colonnello Arthur D. “Bull” Simons (forze speciali dell’esercito) possedeva un Colt Python e lo usò anche nel famoso tentativo di salvataggio di Son Tay nel Vietnam del Nord.
È cronaca di guerra che Simons ha utilizzato veramente il Python in azione, contro diversi soldati nemici - Il personale di molte altre forze speciali possedeva un Python e li usavano in battaglia nel sud-est asiatico, sia per la maggiore affidabilità del revolver, ed anche per il forte impatto sui soldati nemici con le munizioni .357
- Il Colt Python, spesso abbondantemente inciso ed intarsiato con metalli prezioso, era l’arma preferita dei capitani e dei Ranger del Texas.
Il museo dei Texas Ranger a Waco ha in mostra una serie di Colt Pythons appartenuti a diversi famosi ufficiali dei Ragers
- Nel suo libro “Arson”, John Barracato racconta di un ispettore dei vigili del fuoco di New York durante i terribili anni ’60, quando molti edifici nel Bronx furono dati alle fiamme per riscattare le coperture assicurative.
Spesso l’ispettore aveva incontri “ravvicinati” con pericolosi incendiari; in un caso, durante una ronda notturna, dei sospettati non furono affatto colpiti dal revolver .38 (da 2″) in dotazione all’arma, e non fuggirono. Così la mattina successiva l’ispettore andò al famoso negozio di armi John Jovino a New York e chiese “la pistola più grande, più cattiva e dall’aspetto più cattivo che avessero”.
Il commesso raggiunse senza parole il bancone e tirò fuori un Colt Python nichel brillante. L’ispettore ha affermato che nessuno ha mai più sfidato la sorte quando estraeva la sua nuova Colt - La Florida Highway Patrol utilizzava Colt Python in nichel lucido.
Prima dei Python usavano dei Colt Model 357 da 5″ - Dopo l’invasione e la liberazione del Kuwait, l’Emiro ordinò di equipaggiare nuovamente le sue forze di polizia con i Python 4″
- Il re Hussein di Giordania ordinò un grosso numero di Colt Python con canne da 4″ e 6″ come regali per gli amici.
La maggior parte furono distribuiti tra re e presidenti del Medio Oriente.
Questi Python erano incisi ed avevano il sigillo reale del re intarsiato in oro sulla canna.
Il Python è apparso in moltissimi film e programmi televisivi, oltre che in tanti videogiochi.
Un regista dichiarò che negli anni ’60 e ’70 la Colt Python veniva scelta ogni volta che si desiderava una pistola visivamente impressionante.
Per chi è interessato, può consultare la pagina http://www.imfdb.org/wiki/Colt_Python
Per altro, è da segnalare come molti poliziotti che erano armati con il revolver S&W d’ordinanza, si facevano adattare da armaioli specializzati, delle canne Python ai revolver S&W. Questi ibridi divennero noti come ” Smythons ” o ” Smolts “.
Alla fine degli anni ’60, le armi da fuoco Colt erano estremamente difficili da ottenere perché Colt era fortemente impegnato nella produzione di armi per la guerra del Vietnam.
Il Python non era disponibile se non in piccolissimi lotti; mentre invece le canne erano disponibili a magazzino Colt. Per questo alcuni armaioli iniziarono ad adattare le canne Python al revolver Colt Trooper, di cui c’era ancora disponibilità nei magazzini.
La parte anteriore del telaio veniva sagomata per abbinarsi alla canna (facevano dei riporti di materiale per accoppiare la nervatura superiore della canna Python con il telaio Trooper).
L’azione veniva accuratizzata per cercare di “assomigliare” a quella del Python, e poi la pistola veniva lucidata e brunita con una lavorazione molto accurata, “quasi Python”.
Molti proprietari (poco esperti) di queste conversioni Colt “Pooper” o “Troop-on”, sono stati truffati e non si sono resi conto del “fake Python” che gli veniva propinato.
Per altro alcune lavorazioni erano molto ben fatte, e spesso l’unica indicazione era data dalla leggera scoloritura del blu sulla parte superiore del telaio in cui è stato riportato il materiale per “rifare il profilo”.
GRIPS (Guancette)
Le guancette (grips) utilizzate sui Python sono gli elementi che più sono variati nel corso degli anni.
È quasi impossibile stabilire con certezza quando Colt ha smesso di usare un certo tipo ed ha iniziato a usarne un altro.
Le date che qui vengono indicate come “possibile variazione del tipo di guancetta”, sono solo stime.
I cataloghi Colt potrebbero mostrare ad esempio un modello più vecchio perchè il catalogo è stato preparato un anno prima; oppure Colt potrebbe aver usato guancette più vecchie fino alla fine delle scorte, anche se il tipo era “ufficialmente” cambiato.
Sta diventando sempre più comune vedere Python su cui sono montate guancette di tipo “non coerente” con l’anno di produzione.
Per altro, con il prezzo delle impugnature originali Colt andato alle stelle, è molto comune trovare proprietari di Colt che tolgono le impugnature originali e le vendono “separatamente” (così come è successo anche con le scatole originali Colt !).
E’ quasi impossibile dire con assoluta certezza con che tipo di guancette un certo Python ha lasciato la fabbrica; soprattutto nei periodi in cui Colt stava cambiando tipo di guancette (e alcune linee potevano aver esaurite le “vecchie” e iniziare a montare le “nuove”, mentre altre linee continuavano ad usare il resto del magazzino).
Unica certezza è verificare se nella lettera d’archivio Colt è eventualmente specificato il tipo di guancetta con cui è stato spedito lo specifico revolver. A volte è solo indicato “checkered walnut stocks” (che non identifica il modello/serie di guancetta, ma solo che trattasi di una guancetta zigrinata in legno), oppure può accadere che vi sia un “not listed” (non ci sono informazioni certe nell’archivio Colt).
Colt sulle sue armi da fuoco ha usato quasi sempre impugnature di noce americano. Queste impugnature venivano ricavate da assi, non da blocchi; quindi la grana non corrisponderà e potrebbero esserci lievi variazioni di colore tra le due metà.
Colt utilizzava serrare l’impugnatura con viti in acciaio azzurrato, e con una singola boccola in acciaio sull’impugnatura destra.
Sulle pistole nichelate la boccola e la vite possono essere a loro volta nichelate.
Non sono mai state usate viti e boccole in ottone o dorate (perciò questo è il primo indicatore delle guancette “copia”).
Medaglie COLT delle guancette
Fino al 1955, tutti i Colt avevano dei medaglioni d’argento incassati nelle impugnature in noce.
Dato che il Python doveva essere un’arma speciale, si decise di incassare dei medaglioni Gold Colt, per distinguerlo dai “normali” Colt.
Dal 1955 fino a circa la fine degli anni ’70, il Python era dotato di medaglioni d’oro e tutti gli altri Colt di argento.
Però … con Colt è impossibile dire “mai”, ed è possibile che alcuni Python abbiano erroneamente lasciato la fabbrica con medaglioni d’argento; ciò è quanto si è stabilito con diversi collezionisti. Una cosa però è certa: i medaglioni d’oro erano montati solo sui Python, mai su nessun altro modello.
Almeno fino alla fine degli anni ’70.
Dalla fine degli anni ’70, i medaglioni d’oro iniziarono ad apparire su altre pistole Colt e dalla metà degli anni ’80 tutti i Colt avevano i medaglioni d’oro.
Poi, a metà degli anni ’90, alcuni medaglioni in argento hanno iniziato ad apparire su alcuni Python, di solito su modelli in acciaio inossidabile con le impugnature in gomma.
Guancette personalizzate
Nel corso degli anni, Colt ha sempre offerto un certo numero di impugnature personalizzate, di solito su ordine speciale attraverso il Custom Shop.
Questi modelli custom potevano essere ordinati assieme al Python (e perciò il Python usciva dalla fabbrica già “custom”), oppure le guancette potevano essere acquistate anche separatamente per l’installazione da parte del proprietario.
Le impugnature Custom Shop erano quasi sempre realizzate con legni di qualità elevata, spesso in palissandro. Avevano spesso medaglioni Custom Shop, ma venivano anche venduti con medaglioni Colt Gold standard.
Le impugnature Custom Shop erano copie molto simili alle varie impugnature che Colt utilizzava all’epoca, in genere indicate come Second o Third Type.
Le impugnature Custom Shop sono state realizzati prima negli Stati Uniti, quindi in seguito sono state commissionate a fornitori in India e poi anche in Italia. Le impugnature erano disponibili nelle versioni con o senza zigrinatura, ma sempre in legni più fantasiosi e molto simili all’impugnatura standard di serie.
Era anche frequente che i proprietari levigassero la zigrinatura delle impugnature standard, perchè in alcuni periodi era considerato molto più “bello” un legno lucidato.
Le impugnature modificate, di solito possono essere identificate grazie alla venatura del legno di noce, su cui Colt aveva degli standard molto elevati.
Guancette di serie
Primo tipo
Usate dal 1955 al 1961 circa
Completamente a scacchi, con una finitura opaca, nessuna lucidatura ad olio
Secondo tipo
Usate dal 1961 circa all’inizio degli anni ’70
Notare l’accenno di “poggiapollice” (thumb rest) sul lato sinistro; in realtà uno svaso che serviva ad agevolare il caricamento del tamburo. Il disegno è a scacchi, con taglio semicircolare sotto i medaglioni.
Il motivo a scacchi si trova su un’area rialzata che si erge sopra il legno circostante, e non è incassato nella guancetta.
Questa è la prima nota distintiva rispetto alle repliche più economiche.
Da questa serie in poi, tutte le impugnature sono state rifinite lucide o semilucide.
Queste serie sono spesso considerate le migliori e le più affascinanti grip Colt Target.
Guancette Pachmay “presentation”
Guancette in gomma utilizzate su molti Python in acciaio inox, e vendute da Colt come accessorio aftermarket dalla fine degli anni ’70.
Negli anni ’90, anche alcuni Python blu (blued) potrebbero essere stati spediti con impugnature in gomma.
C’erano due versioni di queste guancette: la prima era leggermente più grande, la seconda più piccola e con bordi leggermente arrotondati sul fondo. Quella della foto è un modello del secondo tipo, leggermente più piccolo. Queste guancette sono poi state usate come standard sui modelli da 6″ e 8″ dalla metà degli anni 1990.
Terzo tipo
Usato dai primi anni ’70 ai primi anni ’90.
Notate che l’accenno di thumb rest è ora su entrambi i lati e il bordo a scacchi termina in linea retta sotto i medaglioni.
Dalla fine degli anni ’80 il colore del Noce americano usato cominciò a diventare sempre più chiaro e con una grana meno fine; si arrivò ad alcune serie di guancette in un bizzarro colore simile all’arancia, per finire poi in un colore quasi “biondo”.
Inoltre, alla fine degli anni ’80, si è iniziato ad utilizzare un particolare materiale ceramico marrone chiaro per riparare piccoli difetti superficiali del legno e correggere le finiture per gli incastri all’interno.
Guancette “di servizio” (Python service type)
Utilizzate sul Python 2,5″
Queste guancette note come “Service type” sono state montate di serie sul Python con canna da 2″1/2. Questo tipo poteva essere richiesto anche sui Python con canna lunga, ma solo come “ordine speciale”. Nella maggior parte dei casi però, la presenza di queste grips su un modello con canna lunga, è dovuto al fatto che qualche proprietario ha acquistato delle guancette Target cedendo queste.
Qui sono montate su un Python 2,5″ (era la dotazione standard del 2,5″)
Quarto tipo
Utilizzate dalla fine degli anni ’90 alla fine della produzione nel 2003-2004, e di serie sul Python Elite.
Queste impugnature sono realizzate in legno laminato e sono disponibili in diversi colori, e con medaglioni in oro o argento.
Queste della foto sono stati pubblicizzati come “Excalibur”, ed erano realizzate da un appaltatore esterno a Colt; erano comunemente utilizzate sul Python Elite.
Erano lisce (non erano a scacchi).
Questa impugnatura è l’unica Colt Target che è stata disponibile come ricambio in Colt fino a pochissimo tempo fa.
Falsi e repliche
Le guancette originali Python sono ormai arrivate a costare più di molte pistole; un vertiginoso aumento che negli ultimi anni ha raggiunto livelli assurdi.
Inoltre, a ciò si aggiunge (anno 2022 e ancora ad inizio 2023) la scarsità di guancette di nuova produzione; ovvero, anche i più noti produttori di guancette di qualità non riescono a sopperire alla richiesta nonostante i prezzi stratosferici!
Aggiungiamo che il mercato interno (USA) assorbe il 120% della produzione, sicchè la disponibilità negli altri mercati è … zero.
Chiaramente sono apparsi sul mercato migliaia di falsi e di “repliche” più o meno fedeli.
È comune trovare Python con grips “tarocche”, spesso indicate anche come “Colt factory”; a volte così ben replicate da sembrare delle vere guancette originali.
I falsi sono spesso riconoscibili dall’uso di viti e boccole in ottone su ENTRAMBI i lati delle impugnature. Le guancette Colt montavano viti e boccole brunite (la boccola era su un solo lato).
Altri falsi sono facilmente riconoscibili dal tipo di legno, dalla venatura, dal taglio e dall’orientamento della venatura, e soprattutto dalla rifinitura e accuratezza con cui combaciano gli incastri interni.
Altri punti da controllare sono le zigrinature (spesso irregolari o, peggio, “incassate”), la forma generale che in genere è più “piatta”, ed i medaglioni.
Come detto, la maggior parte delle repliche presentano una zigrinatura “incassata” nel profilo della guancetta. Mentre le originali presentavano le zigrinature “in rilievo”.
Falsi italiani
Per un certo periodo Colt ha fatto realizzare le sue guancette da una azienda italiana (non sono ancora riuscito a scoprire che azienda era; alcune voci sul forum Colt indicano un’azienda nota come “Sile”).
Forse è per questo che poi sono apparse sul mercato delle repliche di provenienza italiana.
C’è da dire che queste repliche (non le originali) erano molto diverse dalle guancette invece prodotte per Colt. E’ da ipotizzare che in realtà la provenienza non sia dalla stessa azienda.
C’è da aggiungere che in alcuni casi questi falsi erano anche disponibili con una confezione simil Colt ben replicata.
Il legno è di noce europea e la vite e le boccole sono in ottone. Inoltre, queste impugnature sono molto più piatte delle impugnature Colt (sono molto “più ovali”).
E’ da notare lo strano motivo della zigrinatura, che replica gli scacchi tipo Smith & Wesson, con il bordo incavato.
Altro falso italiano
Queste impugnature erano invece realizzate dal fornitore italiano di Colt. Però, proprio perchè non poteva riprodurre le grips Colt, realizzava delle guancette aftermarket molto economiche destinate al mercato … “economico”.
Erano fatte in un legno duro con una finitura color noce.
Ovviamente non era presente alcun medaglione Colt, con boccole e viti in acciaio.
Queste guancette erano in vendita come “aftermarket” anche durante la fornitura a Colt; ad un prezzo che all’epoca (anni ’60-’70) era di $ 9,95 (molto inferiore al prezzo delle guancette originali).
Falsi asiatici
Molte guancette “replica” vengono oggi realizzate in Asia.
Principali paesi produttori: Thailandia e Cambogia, sta emergendo anche l’India, mentre è ormai affermata la Turchia, con parecchie belle realizzazioni (ormai affermate anche negli USA).
Queste copie sono a volte quasi identiche alle impugnature originali, e per scovare le differenze bisogna andare a controllare il tipo di legno, la zigrinatura, gli incastri interni.
Una delle principali differenze è nella parte superiore dell’impugnatura, che nelle repliche è generalmente più piatta rispetto alle impugnature di fabbrica Colt (più arrotondate).
Anche i medaglioni Colt sembrano veri fino a quando non li si analizza da vicino.
Ad esempio, queste a lato sono repliche dell’impugnatura Colt Second Type Target (il più apprezzato).
Qui si nota come la parte sopra i medaglioni sia quasi piatta, poco bombata.
Falsi “molto ben realizzati”
Ultimamente, grazie ad Internet (Amazon, e-Bay, Ali’ Express, ecc.) si trovano repliche che sono copie a volte quasi esatte delle Colt originali, ed utilizzano medaglioni identici a quelli usati dalla Colt.
Queste guancette di solito hanno un legno a grana molto elaborata ed una finitura a volte un po’ troppo lucida, quasi “finta”.
Provengono prevalentemente dalla Thailandia.
Ma ultimamente anche dalla Turchia.
Ci sono anche repliche molto ben realizzate che sono prodotte negli USA, anche se i prezzi non sono proprio “popolari”.
Diciamo che sono nomi abbastanza “noti” nel settore delle “grips” custom, particolari; usano legni di qualità, e lavorazioni veramente accurate.
Ed i costi a volte sono … impressionanti (dai 250$ iin su).
E ad oggi, inizio 2023, vi sono tempi di attesa di oltre 15 mesi !!
Eccellenti le repliche fedelissime prodotte da Deer Hollow Enterprise LLC, di Sparta (Tennessee); qui a lato e di seguito.
A proposito di queste riproduzioni, il giornalista Roy Huntington scrisse nella rivista American Handgunner: “… as Colt would have made them – only superior”.
Qualcuno ritiene che siano un “valore aggiunto”; tuttavia occorre sempre tener presente che da un punto di vista collezionistico, non sono prodotti Colt.