I primi prototipi …
Come noto, fondamentale per il superamento dei problemi di affidabilità di queste armi sarà pochi anni più tardi l’invenzione della capsula al fulminato di mercurio.
Un sistema che permetterà a Colt di realizzare il primo revolver veramente pratico, sicuro e capace di sparare rapidamente.
Con queste capsule Colt è certo di eliminare la maggior parte degli inconvenienti dell’acciarino a pietra focaia: scintille che “vagano” incontrollate, polvere che cade dalla camera, serbatoio per la polvere che esplode alla più piccola scintilla, sensibilità alle intemperie, lentezza nella messa a punto.
Ma fondamentale sarà anche il sistema di blocco dell’allineamento camera-canna, eredità delle prime osservazioni a bordo del «Corvo»; fatto che gli permette di pensare subito al tamburo e alla singola canna (scartando le altre fantasiose interpretazioni che apparivano in quel periodo).
Nell’estate del 1831, Samuel Colt va nel laboratorio di Anson Chase, armaiolo di Hartfort; porta con sé dei disegni, un modello in legno e del danaro. E gli chiede di fabbricare un’arma completamente nuova basandosi sui suoi progetti.
Nel 1832 è pronto il primo prototipo in metallo.
Il tamburo gira quando si arma il cane, ma bisogna chiuderlo ed aprirlo a mano.
Quando arriva il momento della prova, Samuel Colt assieme ad Anson Chase ed alcuni suoi compagni, carica le 5 camere, mette delle capsule sulle bocche, arma il cane e preme il grilletto.
Il prototipo però esplode in una grande fiammata!
Solito problema dell’epoca: le capsule si accendono contemporaneamente.
Ciò era dovuto in parte al disegno dei sistemi di accensione, ed in parte ai materiali utilizzati per le cariche. In particolare la polvere nera era difficile da inserire senza spandere o sporcare i bordi della camera; e comunque quando si accendeva, generava fiammate e scintille in ogni direzione, andando ad accendere le camere adiacenti.
Anche le capsule generavano fiammate ancora poco controllate, e con dosaggi variabili, poco costanti, che a volte non accendevano ma che a volte sfiammavano ben oltre gli alloggiamenti.
Nonostante le sempre più accurate lavorazioni dei luminelli, era difficilissimo contenere tutta la vampa all’interno del condotto. Senza contare che il rapidissimo deterioramento della bocca del luminello (velocemente eroso dalle sostanze utilizzate nelle capsule) rendeva vano ogni tentativo di migliorare la tenuta capsula-luminello.
Motivo per cui nella dotazione “obbligatoria” vi erano sempre un pò di luminelli di ricambio.
Il risultato era spesso che … si accendevano contemporaneamente più camere; con ovvia distruzione dell’arma.
E spesso con gravi conseguenze non solo per il tiratore, ma anche per chi era nelle vicinanze; ad esempio nei prototipi con cilindro rotante sull’asse verticale, partivano colpi anche dalle camere adiacenti, che erano orientate ai lati della linea di tiro !
Colt assieme ad Anson Chase si mette immediatamente a fabbricare un secondo modello, più perfezionato. Per evitare che l’accensione di una capsula faccia esplodere le altre, questo secondo prototipo ha le bocche di accensione ben separate tra loro, ricavate in vani ben protetti ed incassati nel cilindro. In più, esso presenta una apertura ed una chiusura automatica comandate dall’armamento del cane.
Tuttavia si è ancora lontani da un qualcosa di commercializzabile; al momento la messa a punto costa, ma non produce ricavi.
E Colt deve trovare altri fondi necessari per procedere con i suoi prototipi.
Decide di sfruttare, come già aveva fatto con gli abitanti di Ware, l’entusiasmo del pubblico americano per i progressi della scienza e della tecnica.
Si imbarca così per un giro di dimostrazione degli effetti dell’ossido nitrico (meglio noto come «gas esilarante»). Allo scopo di preservare il nome Colt (già allora aveva ben compreso l’importanza del messaggio commerciale), si fa chiamare Coult, antica ortografia di Colt. E per darsi più importanza agli occhi del pubblico, si fregia del titolo di “Dottore”.
E conoscendo il gusto della massa per l’esotismo, fa seguire questo titolo da un luogo di origine: Calcutta.
Dunque il doctor Coult di Calcutta si esibisce sui teatri delle città dell’America del Nord.
Da quegli eventi Colt acquisisce una capacità di presentarsi, di presentare, e di discutere, che sembra piaccia molto al pubblico americano.
E gli viene perdonato un atteggiamento autoritario e vanitoso che traspare dal suo sguardo e dal tono delle frasi, soprattutto quando parla del suo argomento preferito: sé stesso.
E’ il 1833 ed anche i giornali dell’epoca iniziano a parlare di Colt.
Samuel Colt comunque sorveglia i lavori di Anson Chase; e mette al lavoro anche un altro armaiolo, John Pearson di Baltimore, molto noto nell’ambiente.
A Pearson commissiona prototipi di fucili e carabine a tamburo, la cui concezione meccanica è simile a quella del suo revolver; e anche a lui promette un salario che però … paga saltuariamente.
È altrettanto vero che il dottor Coult fatica a provvedere al sostentamento di Samuel Colt, di Anson Chase, di John Pearson e delle loro imprese.
Finalmente nel 1835, Colt (a 21 anni) dispone di parecchi prototipi che funzionano in maniera soddisfacente.
E va prima di tutto in Gran Bretagna per depositare il suo brevetto.
Si è ben preparato anche dal punto di vista “normativo”; sa che una particolare disposizione del regolamento inglese non riconosce i brevetti precedentemente depositati negli Stati Uniti.
Solo in seguito torna in America e registra i suoi brevetti il giorno della battaglia di Alamo, il 25 febbraio del 1836, simbolo dell’indipendenza di quel Texas il cui ruolo sarà fondamentale per il successo dei suoi revolvers.
Nel frattempo fa depositare il suo brevetto anche in Francia, il 16 novembre 1835.
primo brevetto di Samuel Colt, depositato il 22 ottobre 1835 (brevetto n. 6909)
L’originalità del brevetto di Colt, rispetto alle altre armi a tamburo rotante fino allora fabbricate, consiste nelle seguenti tre caratteristiche:
1) La rotazione del tamburo e l’allineamento esatto di una camera con la canna sono ottenuti per mezzo dell’armamento del cane (il blocco tamburo – non ancora così “forte” come oggi lo conosciamo – era affidato alla stessa leva che comandava la rotazione).
2) È sempre l’armamento del cane che comanda l’apertura e la chiusura automatica del tamburo.
3) Infine, le bocche di innesco sono separate da particolari divisori «corazzati» per evitare che l’esplosione di una capsula si propaghi alle altre.
In tutti i casi, polvere da sparo e proiettili venivano caricati nella parte anteriore del cilindro (avancarica) mentre l’innesco veniva inserito in un luminello cavo situato all’esterno del cilindro, dove sarebbe stato colpito dal cane quando veniva premuto il grilletto.
Si tratta di un’arma ad azione semplice (single action): il cane deve essere armato a mano.
In seguito sarà sempre indicato come revolver ad azione singola (da cui poi è derivato il famosissimo SAA: Single Action Army).
N.B.: per i meno esperti, sui revolvers a doppia azione (double action) il cane può essere armato automaticamente azionando il grilletto. Ovvero, nei revolver in doppia azione è possibile sia armare il cane che sparare premendo il grilletto (che nella prima parte della corsa provvede ad armare il cane); nei singola azione il cane deve essere armato (alzato) manualmente.
Qui sopra le foto dei primi prototipi depositati da Colt.
E’ certo che il modello in alto sia stato prodotto da Pearson, nella fabbrica di Chase.
L’arma si trova nella Collezione Colt del Museo della Storia del Connecticut.
Il più piccolo è un esperimento basato su un progetto di Colt di qualche anno prima.
L’arma è stata sostituita illegalmente nel 1980 dalla collezione Colt del Museo della Storia del Connecticut.
In poche settimane Colt fonda una società con capitale di 230.000 dollari.
Una somma enorme per l’epoca!
Che ha recuperato grazie ad un’eccezionale capacità di persuasione, alla fiducia che ispira il suo ottimismo, al suo ardire unito a lungimiranza e ad un senso innato del contatto umano.
Lungo tutto il corso della sua ascesa, Sam troverà al momento giusto le persone che lo aiuteranno nelle sue imprese.
Per convincere gli azionisti, egli ha presentato un prototipo magnificamente decorato, ma comunque in grado di mostrare le sue potenzialità.
Come nei precedenti modelli sperimentali, anche questo possiede una sorta di scudo davanti alle bocche delle camere, a protezione delle cariche; un pezzo che scomparirà nel momento in cui diede inizio alla fabbricazione vera e propria in serie.
Quest’arma esiste ancora e la si può ammirare al Wadsworth Atheneum di Hartford.