La fama di Colt …
La fama di Colt ha ormai largamente oltrepassato gli ambienti militari.
Pionieri ed avventurieri dell’Ovest apprezzano a loro volta la superiorità dei suoi revolvers.
Rispondendo ad una inchiesta del generale James Wilson, membro del Comitato degli Affari militari della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, Balter King, controllore del porto di San Francisco, dove allora affluivano i cercatori d’oro, scrive il 26 febbraio del 1850:
«Mi domandate la mia opinione a proposito delle pistole a ripetizione Colt e in che considerazione sono tenute in California.
In risposta a ciò, non esito a dire che, secondo me, sono di gran lunga superiori a qualsiasi altra invenzione di armi da fuoco. Credo che sia l’opinione unanime di tutti coloro che se ne sono serviti. Queste pistole erano vendute ai minatori, secondo una informazione della estate scorsa, da 250 a 500 dollari l’una, in base al calibro. (nota: una cifra folle per l’epoca!)
Senza dubbio – egli aggiunge – esse saranno in grado di rendere i più grandi servigi, permettendo così agli Americani di mantenere la loro superiorità sui Messicani e sugli altri stranieri, quantunque superiori di numero, durante la prima stagione della ricerca dell’oro. Quando gli stranieri, diventati più numerosi degli Americani nell’ordine di tre o quattro a uno, minacciarono, in parecchie occasioni di cacciarli dalle miniere, l’avrebbero probabilmente fatto se i nostri compatrioti non avessero avuto queste armi.
Furono altrettanto utili per mantenere sotto scacco gli indiani.
Infatti sono così rapide e così perfettamente efficaci che tutti coloro che possono se le procurano».
Nessuna concorrenza seria viene a minacciare quello che sembra il monopolio di Samuel Colt nella fabbricazione dei revolvers a capsula.
Oltre alla qualità della sua produzione, si aggiunge anche una spiegazione pratica e una giuridica.
Dal punto di vista “pratico”, la standardizzazione di molti componenti dei revolver Colt, fu un elemento vincente in quel periodo. In quegli anni, e soprattutto all’ovest, era difficoltoso procurarsi materiali, ricambi, componenti … Servivano settimane (in alcune zone anche mesi) per avere del materiale dall’est del paese. Perciò l’affidabilità dei revolvers Colt, unitamente alla possibilità di riciclare pezzi tar i vari modelli, ne decretarono il successo, magari anche a scapito di concorrenti forse più raffinati, ma meno affidabili e meno manutenibili.
Dal punto di vista giuridico, nel 1848 Colt è stato autorizzato a far prorogare la protezione del suo brevetto originale fino al 1856 (avrebbe dovuto cessare nel 1850). Infatti, una disposizione di legge prevede che un inventore che abbia perduto i benefici della sua invenzione per un periodo di diversi anni, può riguadagnare il tempo perduto. Un’altra disposizione invece dà il diritto ad un inventore che non ha chiaramente descritto la sua invenzione, di produrre un nuovo brevetto che chiarisca convenientemente quei punti oscuri.
Colt riesce a registrare una nuova edizione del suo brevetto che tutela i suoi diritti sulle armi da fuoco a “culatta ruotante”, in cui le bocche per le capsule a percussione sono situate dietro il tamburo e separate da scudi metallici. È precisato che il movimento del tamburo è comandato dall’armamento del cane, così come l’allineamento di una camera davanti alla canna, la chiusura al momento della partenza del colpo, e l’apertura nella prima fase dell’armamento del cane. Questo brevetto copre anche altri particolari minori.
In pratica, è praticamente impossibile per qualsiasi concorrente fabbricare un revolver moderno ed altrettanto affidabile.
La sola concorrenza viene dalle obsolete pistole dette «pepperbox» (pepaiole), con le corte canne ruotanti (o se volete con un lungo tamburo che funge anche da canna), che Ethan Allen, eroe della guerra di Indipendenza, fabbricava dal 1837.
Queste pepperbox sono diventate famose anche in occasione degli scontri con i Cheyennes nel 1857.
Esse hanno avuto un certo successo sulla Frontiera, principalmente durante la corsa all’oro in California nel 1849. In gran parte grazie al costo nettamente inferiore ai revolver Colt, ed in parte perchè i revolver Colt erano ricercatissimi ed era difficile procurarsene in quella che è indicata come la “Frontiera”.
Ma queste armi sono molto pesanti (vedi nell’immagine qui sopra come di fatto ci siano 6 canne), specialmente se di grosso calibro, imprecise (il perno del pesantissimo tamburo doveva lavorare con giochi tutt’altro che contenuti), e oltretutto non hanno la sicurezza dei revolvers Colt, le cui bocche d’accensione sono fornite di un dispositivo di protezione.
E’ ormai assodato che c’è il concreto rischio che l’esplosione di una capsula si propaghi alle altre, provocando così lo scoppio simultaneo di tutte le altre canne, con le conseguenze che è facile immaginare.
Qui sopra si può notare la vicinanza dei luminelli, senza particolari separatori. Inoltre, non era semplice la sostituzione dei luminelli stessi, che con le capsule dell’epoca venivano erosi velocissimamente.
Si può invece notare il particolare incasso dei luminelli nel tamburo Colt, e di come il cane avvolga completamente la capsula, aggiungendo ulteriore separazione (oltre che un “forte” blocco del movimento del tamburo)
Lo stesso Mark Twain, in uno dei suoi racconti narra della pericolosità di questi oggetti; e scrive anche come “con un revolver Colt un simile errore si potrebbe attribuire soltanto ad un tiratore che faccia uso eccessivo di Scotch o di Bourbon”.
In quegli anni, Colt riesce ad acquisire anche una commessa di 5mila pezzi dal Sultano di Costantinopoli (da cui si era recato personalmente, con tanto di revolver in regalo); più tardi, ad ordinazione eseguita, riceverà un titolo nobiliare che per riconoscenza gli sarà conferito dalla «Sublime Porta».
Colt è fedele ai suoi due grandi principi commerciali: primo, cercare la clientela nell’Esercito; secondo, presentare personalmente i suoi prodotti.
Sicuro della qualità delle sue armi, pensa che il miglior modo d’interessare la sua futura clientela, sia di offrire alcuni dei suoi revolvers (una sorta di articolo di prova), spesso in confezioni e finiture particolarmente lussuose.
Nel 1854, intraprende con successo un’operazione in Russia.
È ricevuto dallo Zar ed ottiene una commessa per armi e macchine utensili (ricordiamo che è l’inventore delle migliori attrezzature semiautomatiche dell’epoca).
Per dimostrare la sua buona volontà, Sam introduce in Inghilterra un ufficiale russo, facendolo passare per un suo servitore.
Così in caso di un futuro conflitto tra la Russia e l’impero Ottomano, i revolvers Colt si opporranno ai revolvers Colt.
Egli rinnova questa impresa in Gran Bretagna, e fonda a Londra una nuova fabbrica.
Nel 1851 Colt partecipa all’esposizione universale di Londra con un baule carico di armi e la testa piena di buoni progetti.
L’Esposizione è un trionfo. Il suo stand è il più visitato e si distingue da tutti gli altri della delegazione Americana, che sono alquanto incolori e poco interessanti.
La stampa gli dedica molto spazio e il 25 novembre 1851 è invitato ad esporre una sua relazione all’istituto degli Ingegneri di Londra.
Nell’ottobre del 1852 sbarca di nuovo in Inghilterra con alcuni tecnici e porta con sé anche delle macchine. Per lusingare la suscettibilità dei britannici, avrebbe preferito un equipaggiamento locale, ma l’attrezzatura inglese è veramente troppo antiquata rispetto alle sue realizzazioni.
La fabbrica di Londra apre i battenti il 1° gennaio 1853, a Filmico, sulle rive del Tamigi, vicino a Vauxhall Bridge, mentre gli uffici sono installati a Pali Mail n° 14.
Colt prende al suo servizio, come amministratore, Charles Mauby, segretario dell’istituto degli ingegneri; e sempre fedele al suo principio, cerca le collaborazioni più efficaci qualunque sia il prezzo.
Il programma di fabbricazione si basa sui «Pocket Pistol» modello 1849 con canne da 4,5 o da 6 pollici (vedi qui sotto), sui modelli «Navy 1851» ed alcuni «Dragoon N° 2».
La concezione rivoluzionaria di questa fabbrica è per gli Inglesi motivo di meraviglia e di ammirazione. Nel 1855 tutta la stampa inglese pubblica elogi dei prodotti e delle fabbriche di Colt (famosi gli articoli di Charles Dickens, in cui descrive dettagliatamente la fabbrica ed il processo produttivo adottato da Colt, effettuando un paragone con i metodi “antiquati” fino ad allora in uso).
Le armi fabbricate a Londra sono quasi identiche a quelle di Hartford. Portano sulla canna «Address Col. Colt London» ed i punzoni di prova britannici (su carcassa e orifizio delle camere).
Colt ritorna in Inghilterra nel 1854. È ricevuto dalla Commissione parlamentare per le armi leggere non solo per importanti commesse di revolvers, ma anche per la fornitura di macchinari per la fabbricazione di fucili nell’arsenale d’Enfield.
Eppure da questa fabbrica che ha suscitato tanta ammirazione in Charles Dickens, Samuel Colt non ottiene il rendimento che egli si augurava. Gli operai americani rifiutano di espatriare, ed egli non riesce a convincere gli Inglesi ad adeguarsi alla sua concezione di produzione in serie (o come indicavano allora, “produzione di massa”).
Nel 1857, decide perciò di chiudere questa succursale.
Locali e macchinari sono acquistati dalla «London Pistol Company» che prosegue per un certo periodo la fabbricazione su ordinazione. Ma se lo stesso Colt non è riuscito a farne un’impresa redditizia, difficilmente potrebbero riuscirci i britannici, con una concezione di “fabbrica” completamente agli antipodi. Ed infatti la London Pistol Company chiude ben presto i battenti.
Il 5 gennaio del 1856, Samuel Colt trova anche il tempo per sposare Elisabeth.
Il viaggio di nozze sarà in autunno, in occasione dell’incoronazione di un eminente cliente, lo zar Alexander di Russia.
Nel febbraio del 1857, nasce il loro primo rampollo. Elisabeth riceve in regalo la nuova casa che Samuel ha fatto costruire non lontano dalla fabbrica, e che battezza «Armsmear».
Il 12 aprile del 1861, alle 4,30 del mattino, il soldato confederato Georges S. James tira la prima granata della guerra di Secessione.
I cannoni di Fort Johnson, nella Carolina del Nord bombardano Fort Sunter occupato da una guarnigione Yankee.