Anatomia di una munizione
IMPORTANTE: quasi ogni arma, attrezzo per la ricarica, accessori, componenti, manuali, ecc. ecc. arrivano dagli USA.
E sempre americani sono la maggior parte dei siti e dei forum “seri” su cui si discute “seriamente” di ricarica.
Pertanto, un minimo di terminologia yankee è praticamente indispensabile.
Almeno per gli elementi base.
Anche solo per cercare in rete informazioni e/o dati (troverai molte più informazioni cercando siti in inglese).
Pertanto, cerca di familiarizzare con i seguenti termini:
• munizione ⬌ ammo (a volte ammunition)
• bossolo ⬌ case (a volte brass o cartridge case)
• innesco ⬌ primer
• polvere ⬌ powder (più raramente propellant)
• palla ⬌ bullet (o più raramente projectile)
Immaginati una munizione come un insieme di componenti.
La gente in genere li chiama proiettili, ma tecnicamente proiettile è solo il pezzo di metallo che lascia la pistola.
Una cartuccia a percussione centrale è composta da quattro componenti base: innesco, bossolo, polvere (o propellente) e il proiettile stesso (in genere chiamato anche ogiva, o molto più comunemente “palla”).
Ai fini della ricarica, l’unica parte riutilizzabile di una cartuccia è il bossolo in ottone.
Quanto sopra vale per le munizioni metalliche a percussione centrale.
Centerfire: il percussore perquote l’innesco che è al centro del fondello del bossolo.
Come accennato, ci sono poi le munizioni a percussione anulare.
Rimfire: il percussore “schiaccia” il bordo del bossolo in cui è inserito il materiale di innesco. In pratica, il bordo interno del fondello del bossolo è rivestito della stessa miscela utilizzata nell’innesco centrale.
Da noi (Italia) è una soluzione limitata al calibro .22
Componenti per la ricarica: i bossoli
Per iniziare la ricarica delle munizioni metalliche è necessario avere a portata di mano:
– i componenti per la ricarica: bossoli, palle, polvere, ecc
– gli strumenti (utensili) per l’assemblaggio delle munizioni
Fanno parte dei componenti di ricarica:
- il proiettile (bullet), o per come comunemente indichiamo, la palla
- l’innesco (primer)
- la polvere (powder)
- il bossolo (case)
In genere i bossoli sono “riciclati” da sessioni di sparo precedenti; ed in pratica è l’unico componente che è riutilizzabile più volte (attenzione!), ed è anche il componente più costoso.
In un bossolo si identificano alcune parti come: bocca, collo, spalla, corpo, testa o fondello, sede dell’innesco, foro di vampa.
Vediamo qui sotto di identificare i componenti e la loro denominazione:
Generalmente nelle armi corte è presente il classico bossolo “quasi” cilindrico.
Per i bossoli da fucile, o meglio per i bossoli con una forma “a bottiglia” (bottlenek case), è importante ricordare che si indica con:
colletto del bossolo ⬌ case neck o solo neck
la parte finale cilindrica che avvolge la palla
e con
spalla del bossolo ⬌ case shoulder
la parte inclinata che restringe il bossolo (dal corpo che ha un diametro maggiore fino al colletto che ha un diametro nettamente inferiore)
Quasi tutti i bossoli per arma corta (ed in genere per arma “civile”) sono realizzati con una lega di ottone: principalmente rame e zinco in percentuali variabili. L’ottone è un materiale duttile, malleabile, facilmente lavorabile a freddo, e con buona resistenza alla corrosione. Perciò si presta bene ad essere utilizzato nelle munizioni per vari motivi:
- è facilmente lavorabile (viene prodotto a freddo partendo da barre o lingotti); perciò anche se più costoso come componenti base (in particolare contenendo rame), è però più economico in fase di produzione (formazione a freddo con stampi progressivi)
- è malleabile (direi quasi “tenero”), e questo aggiunge una importantissima caratteristica al momento dell’utilizzo: essendo “tenero”, al momento dello sparo la pressione interna lo fa espandere ed aderire molto bene alla camera di cartuccia; in questo modo esercita una azione “sigillante” che impedisce la eventuale trafilatura dei gas dai lati della camera
- è leggermente elastico; quel tanto che basta perchè dopo l’espansione al momento dello sparo, recuperi “in parte” la sua dimensione evitando perciò che il bossolo si “incolli” alla camera (e pertanto facilitando l’estrazione e l’espulsione)
- è “abbastanza” resistente all’ossidazione, sicchè nel tempo conserva buone caratteristiche, soprattutto in termini di scorrevolezza
- la malleabilità lo rende adatto ad un riutilizzo (ricalibratura) anche con attrezzature “domestiche” non complesse. Ovvero, anche con semplici attrezzature come ad es. le presse domestiche ed i dies, è possibile “lavorarlo” per recuperarne le caratteristiche e perciò riutilizzarlo.
In base alla struttura esterna, alla tipologia del fondello (e più in generale, della rispettiva parte basale), i bossoli possono essere distinti nelle seguenti famiglie:
Orlati, o con collarino Questa struttura è quella che per decenni ha caratterizzato praticamente tutti i bossoli per cartucce da revolver (.38 Special, .357 Magnum, .44 Remigton-Magnum, ecc.) |
ATTENZIONE: la quasi totalità dei bossoli lineari rimless (senza colletto), e nei calibri più diffusi (come ad es. il 9×19, il 9×21, il .45acp), non sono perfettamente cilindrici, ma sono leggermente conici.
(si veda a tal proposito le tabelle della Commissione Internazionale Permanente per la prova delle armi portatili, abbreviata in C.I.P.: https://bobp.cip-bobp.org/en/tdcc_public ).
Il diametro alla base è maggiore del diametro a livello del colletto; con una differenza a volte veramente minima.
Questo perché nella maggior parte dei casi le pareti del bossolo devono “appoggiare” nella camera, per garantire il corretto posizionamento ed in particolare la tenuta ai gas. Posizionamento che invece nei bossoli “rimmed” è dato proprio dall’orlo, che “ferma” la munizione in posizione.
Questa conicità è anche alla base delle maggiori attenzioni necessarie in sede di ricarica soprattutto quando lavoriamo con il “nostro” 9×21.
Il bossolo è il componente BASE della ricarica; un po’ perchè è il componente più costoso della munizione, ma soprattutto perchè è l’unica parte della munizione che posso riciclare dopo averla utilizzata (sparata).
Raccogliendo i cosiddetti bossoli sparati (bossoli di risulta, spent cases), recuperiamo un po’ di “materia prima” per ricaricare.
Chiaramente bossoli, inneschi, polveri e proiettili variano da caso a caso, a seconda del tipo di cartuccia che vogliamo ricaricare.
N.B.: se il Vostro obiettivo è la ricerca con la massima costanza e precisione (questo in genere con arma lunga nel tiro a lunga distanza), dovreste imparare a dividere i bossoli per produttore e, se siete in grado, anche per lotto (in genere per peso e dimensioni). Questo è importante perché salvo pochi casi di munizioni ultraselezionate, le tolleranze interne e di lavorazione variano da produttore a produttore, ma anche tra i vari lotti di produzione.
E se il Vostro obiettivo è la ricarica di precisione, o se dovete lavorare con dosi quasi massime (attenzione!!), queste variazioni dimensionali possono determinare importanti variazioni di prestazioni.
Dopo avere raccolto un certo numero di bossoli, è fondamentale esaminarli per individuare ed eliminare TUTTI i bossoli con:
- crepe, fessurazioni, rotture
- segni più o meno evidenti di corrosione
- segni più o meno evidenti di sovrappressione
- segni più o meno evidenti di separazione del fondello
Come scritto precedentemente, potrete usare i bossoli diverse volte, ma non “per sempre”!
I bossoli si usurano, il metallo a seguito delle dilatazioni e delle riformature ad un certo punto cederà. In genere il primo segnale è una fessurazione del colletto (parte più stressata durante la ricarica) o una fessurazione di un fianco.
Ricordate che un bossolo durante lo sparo:
- si espande quasi istantaneamente, andando ad appoggiarsi alla camera di cartuccia; ed aderendo alle pareti in modo da favorire la tenuta ai gas (i gas così devono andare tutti verso la canna e non sfiatare).
- con una temperatura di lavoro che da pochi gradi arriva a 1500° in una frazione di secondo
- con una importante deformazione del colletto al momento dell’uscita del proiettile
- e deve tornare “a dimensioni quasi normali” per essere estratto ed espulso senza troppo sforzo dell’estrattore.
Quante volte potrete ricarica un bossolo?
Dipende. Da una volta a una decina (ipoteticamente) di volte. Dipende da tantissimi fattori.
C’è chi dice di aver riutilizzato i bossoli anche 20 o più volte! Diciamo che se li carica a dose minima, se non eccede nella crimpatura del colletto, se si tratta di calibri “normali”, se la camera di cartuccia è ottimale, se … se … se … ebbene è possibile riusarli anche molte volte.
Però … è meglio se ogni volta li controllate bene e li ELIMINATE al primo segnetto (anche minimo) di usura.
Preparazione dei bossoli
Supponendo, come precedentemente descritto, di aver preventivamente verificato l’assenza di evidenti segni di deterioramento dei bossoli, questi andrebbero adeguatamente puliti prima di procedere con il ciclo di ricarica, e di conseguenza con il loro inserimento nelle matrici (dies).
Eviterete così di forzare e magari rovinare bossoli, dies e pressa con i residui dello sparo, o con sporcizia raccolta assieme al bossolo; evitando anche che eventuali lubrificazioni si “impastino”, danneggiando le attrezzature.
Ricordate che quasi nessuna combustione è «totale» in assoluto, né spesso conviene lo sia; perciò residui di combustione saranno sempre presenti.
Inoltre se l’arma non è un revolver (i cui bossoli non sono espulsi automaticamente), i bossoli cadranno a terra all’espulsione e si sporcheranno.
Se andiamo a decapsulare bossoli molto “sporchi”, molto “anneriti”, potremo trovare dei residui che, specie se vecchi, sono molto resistenti.
Non solo: se la cartuccia aveva la palla in piombo “nudo” (non rivestito), nel colletto possono essere presenti tracce del grasso che è spesso usato per lubrificare la palla in piombo; grasso che potrebbe imbrattare i dies o che tratterrà i grani della polvere.
Ecco perciò che sarebbe preferibile pulire i bossoli sporchi prima di usarli nel ciclo di ricarica.
Io preferisco pulire tutti i bossoli prima di riutilizzarli. Anche più di quanto non dicano i manuali; ma ovviamente possono esserci pareri diversi.
Personalmente lo faccio perché trovo molto più semplice (e con risultati molto più efficienti) lavorare con bossoli puliti, soprattutto in fase di ricalibratura e di innescamento.
Ovviamente la migliore pulizia si ottiene agendo sul bossolo decapsulato, perciò sul bossolo una volta tolto l’innesco esploso, andando così a pulire anche la sede dell’innesco ed il foro di vampa.
Questo però anticipa una fase della ricarica, che non abbiamo ancora affrontato.
E soprattutto, per chi usa le presse progressive, per decapsulare un bossolo usato non è semplice ricorrere all’apposita matrice (die) che, nel 90% dei casi è anche quella usata per il resizing.
I più pignoli, e comunque quasi sempre nella preparazione delle munizioni per il tiro di precisione, procedono con due cicli di pulizia diversi:
- una prima pulizia grossolana, prima dell’uso sul primo die, in modo da eliminare sporcizia e residui “esterni”, e perciò senza compromettere il funzionamento del primo die (decapsulatore/ricalibratore)
- un secondo ciclo, magari con pulitrice ad ultrasuoni + tumbler, dopo il decapsulamento, pulendo così anche la sede dell’innesco.
Nel nostro caso, o almeno in questa prima guida, non cercando per ora la ricarica “di precisione”, possiamo limitarci a pulire “grossolanamente” ed anche solo esternamente i bossoli prima dell’utilizzo sui dies, asportando la maggior parte dei residui di sparo con panni puliti e, opzionalmente, con minime quantità di pulenti o solventi. Aiutandoci, se necessario, con uno spazzolino duro ma non graffiante.
Per poi procedere con le fasi di ricarica.
Se abbiamo a disposizione un tumbler (un contenitore rotante o vibrante, in cui inserisco i bossoli assieme polveri e graniglie per la pulizia – vedi pagina Accessori e utensili per la ricarica), o se abbiamo a disposizione pulitrici ad ultrasuoni, possiamo passare ad un breve lavaggio.
Nel caso usiate un tumbler, pulite bene i bossoli al termine del ciclo, per eliminare eventuali residui di graniglia.
Io procedo in questo modo (e ammetto che non è il più rapido e pratico):
dopo il controllo visivo, monto sulla pressa (una monostazione economica presa di quarta mano) un die di sola decapsulazione, generico. Io uso il decapping die della Lee (codice 90292; costa meno di 20 euro).
[perdonate se qui anticipo alcune informazioni che sono presentate e approfondite nelle pagine dedicate ai dies]
E’ un die “generico”, adatto a tutti i calibri, che non riforma, non “tocca” le pareti del bossolo, ma si limita alla sola espulsione dell’innesco.
Potete usarlo anche su bossoli incrostati e molto sporchi.
In questo modo posso decapsulare tutti i bossoli raccolti, anche molto sporchi (ripeto: non vengono “toccati” dal die).
Poi passo questi bossoli decapsulati alla fase di pulizia (ad es. lavaggio a ultrasuoni); oppure ad un ciclo di pulizia nel tumbler con graniglia vegetale dura (gusci di noce tritati).
Al termine provvedo ad una leggerissima lubrificazione (vedi oltre …).
Qui a lato, un die (della Lee) di solo decapsulamento, che non comporta alcun intervento sulle dimensioni del bossolo (non esegue il reforming / resizing).
In pratica è un die con il foro di invito del bossolo molto molto largo (accetta fino al calibro .50),
che perciò decapsula (è presente lo spillo di spinta dell’innesco) ma non tocca le pareti del bossolo stesso.
Presenteremo in modo più approfondito il funzionamento delle matrici (dies) nella prossima pagina.
Nel caso siate alla ricerca delle massime prestazioni (anche estetiche), dopo la decapsulazione potete procedere con un lavaggio approfondito; ad es. con lavatrice ultrasuoni, o ad aghi; o in combinazione con il tumbler (lucidatore vibrante o rotante).
Oppure potete procedere manualmente, pulendo ad es. la sede dell’innesco con l’apposito scovolino, e successivamente ripassare la sede con l’apposito strumento di rialesatura.
N.B.: se usate una lavatrice ad ultrasuoni, oggi molto economica, troverete molte “ricette” per i vari prodotti detergenti da aggiungere all’acqua.
I migliori risultati si ottengono con l’acqua distillata o demineralizzata; facilmente recuperabile gratuitamente da un deumidificatore.
Con l’aggiunta di aceto bianco (che però ha un odore intenso) o con un po’ di acido citrico; o con un po’ di Prill curalavastoviglie (personalmente mi sono trovato bene con il Prill e l’acqua leggermente tiepida).
Vi sono anche prodotti più o meno dedicati che però hanno costi spropositati (e, secondo me, non ne vale la pena).
Se volete la lucentezza assoluta, anche interna, potete ricorrere al tumbler, alla lavatrice ad aghi, o alla pulizia manuale.
Chi prepara i bossoli per il tiro a lunga distanza se li passa e ripassa uno ad uno, selezionandoli per pesi e dimensioni.
Ricordate che:
- dopo la lavatrice ad ultrasuoni, asciugate bene i bossoli; non lasciateli umidi per molto tempo o appoggiati su superifici umide, perché si possono ossidare
- se usate la lavatrice ad aghi, oltre all’asciugatura verificate sempre che non restino aghi incastrati nel foro di vampa
- se usate il tumbler, controllate che non resti attaccato ai bossoli troppo residuo di polvere o sabbia o graniglia (dipende da cosa usate per pulire i bossoli). E sempre controllate anche che non restino residui incastrati nel foro di vampa.
Lubrificazione
Argomento molto dibattuto; vi sono schiere di sostenitori della lubrificazione, come anche schiere di ricaricatori che ritengono inutile questo passaggio.
Descrivo qui il mio modo di procedere; ed ovviamente, una volta che avete ben compreso finalità e funzionamento della ricarica, potrete decidere autonomamente quali passi eliminare o quali aggiungere.
Al termine, dopo la pulizia (ed eventuale asciugatura se ho usato l’ultrasuoni), io procedo anche con una leggerissima lubrificazione.
E’ vero che i migliori e più diffusi dies non richiedono “obbligatoriamente” lubrificazione del bossolo, perchè hanno la boccola ricalibratrice in carburo di tungsteno (trovate l’indicazione “dies carbide“). Il carburo di tungsteno è un materiale molto “duro” ed antigrippante; perciò si può fare forza (molta) sulla pressa per riformare i bossoli, senza rovinare la matrice.
Però …
Però, se i bossoli sono puliti e leggerissimamente (poco!) lubrificati, lo scorrimento della pressa è infinitamente superiore, avrete una eccellente sensibilità alla leva, e potrete procedere con maggiore celerità senza forzare tutti i componenti.
Ripeto: è enormemente superiore la sensibilità che otterrete durante le operazioni di ricarica; fatto questo che vi consentirà (una volta abituati ai movimenti e forze sulla pressa) di procedere celermente “sentendo” subito se qualcosa non sta funzionando “come si deve“.
Provare per credere!
Cosa significa “leggerissima lubrificazione” ?
In pratica, sulla superficie esterna del corpo del bossolo (NON all’interno!!!) è presente un … alone di lubrificante. Un qualcosa di talmente leggero da evidenziare appena un’impronta digitale (è questo l’esempio citato da un noto costruttore di armi).
Il bossolo non deve ungere, ma al tatto si deve poter sentire una leggerissima … “scivolosità“, untuosità.
La lubrificazione può essere effettuata in vari modi, quali:
- l’uso del tampone (lubrication pad) imbevuto di olio per armi
(attenzione: questo banalissimo attrezzo in genere lo fanno pagare un’esagerazione; vedi oltre per autocostruirselo) - l’impiego di lubrificanti speciali sotto forma di areosol
- l’impiego del classico olio motore applicato con la punta delle dita
- l’impiego di lubrificanti secchi (in questo caso c’è il vantaggio di non dover ripulire eventuali eccessi di lubrificante)
- l’impiego di lubrificanti in pasta a base di acqua
A prescindere dal metodo scelto, è fondamentale che la lubrificazione NON sia mai eccessiva e sia solo all’esterno del bossolo; altrimenti le successive operazioni potrebbero risultare difficoltose, e rischiate di “impastare” attrezzi e materiali.
Vi sono decine di suggerimenti e ricette e prodotti anche specifici (e costosi).
I migliori prodotti ? Quelli “casalinghi”.
Il miglio prodotto in assoluto è formato da una parte di lanolina pura (lubrificante naturale, non tossico) e 5 o 6 parti di alcool isopropilico puro.
La lanolina dovreste trovarla in commercio (anche in rete) a prezzi accessibili (cercate quelle che costano meno!)
Il tutto ben miscelato, meglio se in un erogatore a pressione (tipo spray).
Potete stendere i bossoli su un panno, o meglio su un foglio di gommapiuma espansa; qualche spruzzatina e poi fate scorrere (ruotare) i bossoli in modo da “sporcare” un po’ tutta la circonferenza.
Comunque dei residui di lubrificante si distribuiranno nel bossolo, grazie anche all’alcool; che però evapora in breve tempo e lascia solo l’alone di lanolina.
C’è chi ricorre al lubrificante secco, a base di grafite.
Io uso una scatola con un foglio di gommapiuma sul fondo.
Sporco (appena, proprio qualche goccia) la gommapiuma di olio molto fluido (un olio motore tipo SAE10/15).
Poi strizzo la gommapiuma ed ottengo una distribuzione abbastanza uniforme dello strato “untuoso”.
Ecco fatto il “lubrification pad“.
(qui a lato un esempio di un lubrification pad, un tampone tipo timbri, sporcato con qualche goccia di lubrificante, e con 4 bossoli che stanno rotolando per sporcarsi).
Il risultato deve essere un foglio che appena appena sporca il bossolo; NON ci devono essere residui di olio; anche solo al tatto, devo riconoscere una certa “scorrevolezza” della parete del corpo del bossolo.
In pratica 4 gocce sono distribuite su un 100 o 200 bossoli.
Con la pratica e con l’esperienza potrete trovare la giusta combinazione per non sporcare troppo (con il rischio di “impastare” pressa, dies, polvere) ed ottenere quella “fluidificazione” delle operazioni che percepirete immediatamente.
Credetemi: provate a lavorare con i bossoli puliti e … capirete subito quanto migliora la sensibilità alla leva, come subito vi accorgete di ogni minima irregolarità o impuntamento.
N.B.: ovviamente se iniziate la ricarica con bossoli vergini (nuovi), potete passare subito alla fase di innescamento.
Nota importante: bossoli NON in ottone
Nel 99,9% dei casi, ci troveremo ad agire su bossoli in ottone.
Ma è bene precisare che i bossoli potrebbero anche essere costruiti con altri materiali: acciaio, alluminio, plastiche varie.
Una prima possibile variante è rappresentata dai bossoli in ottone ma nichelati. In questo caso la scelta può essere per motivi estetici (tipo una linea “premium” che si contraddistingue anche per la diversa finitura) o per impieghi specifici (il nichel preserva l’ottone da una eccessiva ossidazione che si potrebbe verificare in alcuni ambienti; e ne aumenta anche la scorrevolezza e la durezza superficiale).
Per i nostri fini (ricarica) il bossolo nichelato richiederà solo una maggiore forza in qualche passaggio.
In qualche caso, per puri motivi economici (costo inferiore) sono stati prodotti anche bossoli in alluminio; ad es. molti cal. 8 Flobert, o alcune munizioni molto economiche per arma lunga.
Si tratta quasi sempre di armi in cui vi era un caricamento manuale del colpo (singolo), dato che l’alluminio ha una scorrevolezza enormemente inferiore all’ottone, ed anche altrettanto facilmente si ossida in superficie.
Analogamente sono stati usati (più spesso in armi militari) bossoli in acciaio o in leghe di varia composizione, che consentono un risparmio ed una maggiore durezza (ad es. per ridurre le deformazioni da urti / colpi).
Sono ormai in uso (principalmente per dotazioni militari) bossoli in “plastica”; in realtà il fondello è in metallo e la parete è in plastica a perdere: diminuisce il peso, aumenta la scorrevolezza, non si ossida, è economica.
Tutte le varianti di cui sopra però rendono il bossolo … a perdere.
Cioè NON si possono ricaricare i bossoli in alluminio (non scorrono nelle matrici e cedono subito), in acciaio (non adatti alla riformatura a freddo domestica), ed in plastica (ovviamente).
Interessante è una variante che sta crescendo in USA e riguarda bossoli (al momento solo per arma corta) costituiti da due diversi materiali: la base è in alluminio per uso aeronautico placcato con nichel, mentre il corpo vero e proprio è in lega di nickel. Questi bossoli sono più leggeri rispetto a quelli in ottone, offrono una maggiore scorrevolezza e non abradono, non sporcano, non si usurano e non danneggiano i meccanismi di espulsione. Inoltre offrono una maggiore resistenza alla corrosione, alla trazione (2 volte più forte) e hanno un’elasticità superiore a quelli in ottone.
Aggiungiamo che non si fratturano, non si scheggiano, non si incrinano e non si allungano con l’uso e possono essere ricaricati molte più volte rispetto ai bossoli in ottone (però utilizzando degli specifici dies, che hanno superfici trattate in modo specifico).
Altro vantaggio non da poco: possono essere recuperati da terra usando un magnete!
Al momento costicchiano abbastanza e si trovano solo negli USA ….