Le moto ….
Una storia che parte da lontano.
La storia dei mezzi a due ruote e motore, che mi sono divertito a guidare.
E che spero di riuscire a riprendere a breve ….
la VESPA, anzi il PX 125 (1977)Dopo aver rotto i maroni per un anno al compagno di merende che ogni tanto mi prestava il vespino 50 (ovviamente era già un 65-70cc), ai 16 anni ho fatto subito il patentino (che allora per i 125 era solo teorico). Mi ricordo che per ‘sto PX125 abbiamo speso una cifra vicina alle 640.000 lire … I 125cc sono durati poco. Con l’aiuto di un tornitore ho anche provato ad aumentare le microrigature della superificie laterale del pistone, e con una miscela al 3-4% potevi rischiare qualche giro lungo. L’avrò smontata e rimontata 12345 volte. Dato il maggiore peso e la maggiore dimensione del frontale, ed anche un cambio un po’ più corto, per quanto si potesse taroccare le ET3 erano sempre davanti. Dalle gite notturne sui colli (con le sfide anche sullo sterrato), alla Yugoslavia (allora era ancora YU), fin alle fughe dalla caserma di Cividale di mio fratello, non so quanta strada ha fatto quella vespa. Ma di certo tanta. |
il “CROSS”: Aprilia MX250 (1979)Dopo aver passato il vespone a mio fratello, E’ il periodo (1979-80) in cui nella nostra zona c’è ancora voglia di cross, e ci sono ancora posti dove si può “farsi del male” e consumare miscela senza venire arrestati (anche se iniziavano già le prime limitazioni e chiusure). Io non avevo una preparazione specifica, e forse non ero così fuori di testa come invece era richiesto (indispensabile) per partecipare a qualche garetta della zona. Erano gli anni in cui esistevano solo 2 moto per il cross: o KTM o Maico. Una cosa proprio controcorrente; moto molto più compatta rispetto alle teutoniche, maneggevolissima, con un motore (HIRO, ancora ad aria) che faceva almeno un 15% di CV sopra gli altri. E già presentava il carburatore Mikuni, un qualcosa che allora gli appassionati veneravano (era avanti 5 anni rispetto ai Dell’Orto nostrani e ai Bing dell’epoca). Me lo aveva venduto direttamente il sig. Beggio, il patròn di Aprilia (che allora non era ancora il grande marchio che poi è meritatamente diventato). Anche su questa abbiamo cercato di metterci le mani. Provando carburatori diversi per vedere se guadagnavo coppia a scapito magari di qualche CV (allora a Padova c’era un magazzino Dell’Orto che avea di tutto, ogni misura di getto, di spillo, di ricambio). Però … ogni tanto andavo per terra e … quanto male mi sono fatto …. E ad un certo punto, la schiena ha detto stop. Ed ho capito che forse era meglio se mi “spostavo” sull’asfalto. |
the big one: Moto Guzzi V7 Sport S3 (1981)Ho semi-barattato la MX250 con un V7 Sport. E’ stata una cavolata. L’unico rimpianto è non averla tenuta; oggi varrebbe qualche soldino. Fortunatamente un amico che aveva distrutto il suo V7 me lo ha comperato (e c’ha messo il motore su una specie di California modificato). |
Laverda 1200TS (1982)Ed ecco che il buon amico Luciano Zuccarelli (che è stato anche commerciale Laverda prima di aprire la Jolly Bike a Padova) mi propone una elegantissima Laverdona. Bellissima, imponente; le Jap sembravano dei giocattolini in confronto. E tutto sommato andava molto bene, non vibrava neppure molto, e proteggeva bene nei viaggi (io e anche passeggero). Sono iniziati i primi viaggi “impegnativi”; ed ho anche comperato la mia prima tuta da moto in pelle (fatta su misura da SpeedMode, a Padova). Ce l’ho ancora. Ma non ci entro neppure se non respiro ! Era solo “alta” per la signora, era come un condominio senza ascensore; per salire e scendere in effetti aveva qualche difficoltà. Ma con le borse (Krauser) era possbile andare in capo al mondo. |
½
Laverda 1000 Jota (1983)Sempre grazie all’amico Luciano, c’era un’occasione per passare al nuovo motore 120°. Sempre impegnativa nel misto data la dimensione, ma per me che ero alto 184cm era perfetta, ci stavo proprio bene, senza dovermi rannicchiare come con le giapponesi. Bel sound, vibrazioni neppure tante (i primi silent block!), per accelerare serviva l’avambraccio di Hulk (aveva i Dell’Orto con molle maggiorate e pompetta di ripresa). Peccato che ormai era finito il tempo dei motoroni italiani ed inglesi. Ducati viveva (poco) di rendita ancora con il vecchio 900, Guzzi con il Le Mans modificato faceva qualche pezzo, sparite le british, Morini ormai non poteva più continuare con il 3½ e 500, Benelli ha provato con il magnifico 906 ma senza convinzione, … |
Laverda 1000 RGS (1984)Era il canto del cigno di Laverda. Il motore era sempre il 1000 a 120° con i nuovi silent block (roba che per le italiane era fantascienza). La carena era qualcosa di futuristico; uno shuttle; con il tappo serbatoio nel frontale. Poi è uscita anche la versione SFC con kit per 10-15CV in più, freni modificati (i primi “serie oro”), modifiche alla forcella … E con questa abbiamo spostato “in là” le distanze e le mete. |
Yamaha XJ900 (1986)Ormai le Jap erano andate avanti. Quando ho cambiato lavoro, e volevo affrontare un qualche viaggio ancora più lontano (con la signora), la scelta è inevitabilmente caduta su una giapponese. Un 4 cilindri (dopo anni di 1, 2 e 3 cilindri …), con una frizione che si aziona con un dito, un acceleratore che sembra quasi elettronico, lineare, fluida, con un cardano che sembra una cinghia, … insomma, un altro pianeta. Però per chi come me è alto … anche cambiando il cupolino non c’era verso di essere più riparati. E anche il passeggero soffriva molto di turbolenze. Maneggevole ma molto leggerina e un po’ ballerina quando c’era passeggero e bagagli, alla fine dopo aver provato varie modifiche al cupolino, abbiamo concordato che pur essendo il miglior compromesso nipponico, non era adatta a noi. |
Yamaha XVZ12TD Venture Royale (1987)Pensare ad una tourer come un’Harley era improponibile; l’HD era ancora molto grezza e poco propensa alle curve europee. E non ero pronto per una nave come il Goldwing (l’alternativa all’epoca). Di nuovo Luciano mi segnala la possibilità di procurarsi (in Francia) un’alternativa che Belgarda (importatore italiano) come sempre non voleva importare. Se non è comoda questa: Yamaha XVZ12TD Venture Royale. E qui si viaggia lontano. Molto. |
Yamaha XVZ13TD Venture Royale (1989)Succede che un cugino compagno di alcuni viaggi vorrebbe anche lui un Venture. Gli propongo il mio e … era appena disponibile (sempre di importazione!) il nuovo Venture. Guida ancora più sborona, borse grandissime (finalmente) e praticissime, veramente dei bauli. Nera con filetti dorati, ed un impianto stereo che allora faceva tanto discoteca ambulante. Vani e borsette dappertutto, prese d’aria riviste con la possibilità di un buon getto caldo d’inverno, ben fatte le protezioni, eccezionale la carena che ripara ma non genera vortici. Tanta strada, in giro per l’Europa. Grandissima moto. |
Yamaha XVZ13TD Venture Royale (1992)L’ho cambiata con una quasi uguale dopo che il cugino ha voluto la mia. Con queste 1300 abbiamo fatto Spagna, Portogallo, un po’ di volte in giro per la ex Yugoslavia, un paio di volte in giro per la Turchia, per Creta, … La seconda era un bitono grigio metallizzato molto elegante. Con tanti aggiornamenti a copia del Goldwing: aveva i comandi al manubrio, uno stereo rivisto (sempre estraibile con chiave), il CB, borsono grandi con specchio e lucette varie, sellone maggiorato e riscaldato, … Purtroppo è sempre la stessa storia: l’importatore puntava tutto sulle sportive, e non ha mai spinto sulle serie “Star” (c’erano anche i modelli a 2 cilindri più piccoli), e perciò alla prima occasione (banale scivolata), inizia il calvario per recuperare i pezzi. Avendo in programma un giro impegnativo, decidiamo di andare sul classico e rimando il Venture ad un venditore tedesco che ha richieste. |
Honda GoldWing GL1500SE (1994)I modelli veramente touring sono pochi. E alla fine, anche per avere un minimo di assistenza, anche noi andiamo sull’unica regina del touring disponibile sul mercato: Honda Gold Wing 1500 SE. E la inauguriamo con un giro fino in Turchia, Siria, Giordania, fin quasi in Arabia e ritorno. Nel 1996 arriva la prima bimba. |
Honda GoldWing GL1500SE (1999)Appena la bimba può stare in seduta, concordo con la signora di assegnarle uno scooterone, e io mi allestisco un nuovo GoldWing 1500 con tutte le modifiche per ospitare come si deve la bimba. Mi preparo una modifica a sella e schienale per allestire un seggiolino di sicurezza per la bimba con 2 cinture di sicurezza (utilissime, dato che più di qualche volta si è addormentata in viaggio!) I giri sono meno impegnativi ma … siamo in tre. Fino a che arriva il bimbo. assieme anche a un po’ di casini sul lavoro. |
Honda GoldWing GL1800 (2010)Dopo un po’ di anni, cresce lo scooter della signora e … cresce il Gold Wing. Con questo nuovo telaio è effettivamente molto più maneggevole, ma è anche ancora più basso. E’ il vero grande difetto del GL (almeno per chi è più alto della media giapponese). Freni e sospensioni adeguati, e il motorone da 1800 è ancora più camion! Da 400 giri fino a max 5000 è sempre in tito. Eccezionale. Crescono anche i DRUM: i giri nei balcani marchiati “Do’ Ròe e Un Motòr” che portano un gruppetto di attempati “motorari” a scorazzare per SLO, HR, BiH, SRB, MNE, MNK. Poi però la salute (problemi agli occhi) dice “occhio”. |