I revolver Colt D.A. (Doppia Azione)
La storia del revolver “moderno” (come lo conosciamo oggi) possiamo dire che inizia con Samuel Colt.
Anche se all’epoca circolavano diverse alternative più o meno funzionanti, Samuel Colt fu il primo a produrre in serie (o meglio, in grandi numeri) un revolver funzionante, robusto, usabile e soprattutto affidabile.
Come ho scritto nella pagina “i revolver prima di Colt“, all’epoca (primi decenni del 1800) circolavano numerose proposte per un’arma corta che potesse sparare più colpi in sequenza. Ma la maggior parte di queste armi aveva grandi limitazioni (a volte “fatali”) in termini di sicurezza, di peso, di usabilità, di affidabilità, di manutenzione.
Stiamo parlando di un periodo in cui non c’era Amazon a distribuire velocemente ricambi e materiali di consumo.
Siamo nella “frontiera”, in territori vastissimi, con pochissimi punti di approvvigionamento, e con lunghissimi tempi di trasporto e consegna.
Perciò oltre agli aspetti di sicurezza (ovvero revolver che non esplodessero per i noti motivi legati all’accensione contemporanea di camere adiacenti), erano fondamentali aspetti di affidabilità, durata, reperibilità e/o intercambiabilità dei pezzi di manutenzione.
Il revolver Single Action del 1873, capolavoro di Colt e frutto delle sue geniali intuizioni (utilizzate anni dopo la sua scomparsa), aveva tutte le caratteristiche richieste.
E a dimostrazione della bontà del prodotto, … è ancora oggi in produzione !!
Ed i concetti di base applicati da Colt hanno condizionato tutta la produzione (non solo Colt) dei revolver a seguire. Tutti i costruttori hanno dovuto inseguire ed adeguarsi ai canoni Colt.
Per altro decretando di fatto la superiorità di tale tipologia di arma (il revolver) soprattutto in ambenti ed ambiti in cui è fondamentale l’affidabilità.
E’ noto che Colt ha sempre preferito il suo progetto originale, il classico S.A. (singola azione).
Ed ha spesso dichiarato apertamente che la doppia azione (D.A.) non gli piaceva per niente!
Prima di tutto perchè, secondo lui, disturbava la concentrazione del tiratore, e di conseguenza limitava la precisione. Precisione che era il vanto delle Colt.
Finchè Colt fu in vita, l’allora Colt Firearms dichiarò che non avrebbe mai venduto un revolver a doppia azione.
Però, non appena Colt iniziò a distribuire i suoi revolver in larga scala, molti altri produttori hanno iniziato a copiare i brevetti Colt producendo copie o varianti delle sue idee.
E per altro Colt trascorse buona parte della sua esistenza a cercare di tutelarsi da questi concorrenti “sleali”.
Non appena i suoi brevetti scaddero in Europa, ci fu subito una corsa alla progettazione e alla costruzione di pistole a tamburo rotante “simil Colt”. Tra i più prolifici c’erano gli inglesi ed i belgi, che iniziarono immediatamente a progettare revolver spesso caratterizzati da un doppio grilletto per separare le azioni di rotazione e/o riarmo, dall’azione di sparo vera e propria.
Già nel 1856 fu adottato dalla British Army un revolver in doppia azione: il Beaumont Adams percussion revolver. In calibro .442″ (54 bore).
Tuttavia non raggiunse quella affidabilità tale da consentirgli una larga diffusione.
Considerate che all’epoca anche la produzione delle molle era un procedimento manuale; e proprio questi “minuscoli aggeggini” (le molle interne), erano gli elementi più inclini a rompersi. O a volte a non funzionare correttamente, dato che anche gli acciai all’epoca non erano così selezionati.
La maggior parte delle persone preferiva una pistola più lenta, ma che fosse affidabile, rispetto ad un’arma che poteva anche essere veloce ma che poteva anche rompersi in qualsiasi momento.
Solo dopo 15 anni dalla morte di Samuel Colt, la Colt Firearms mise finalmente in commercio un revolver a doppia azione.
E pensare che prototipi funzionanti e lotti pre-serie erano pronti già da qualche decennio !!
Il primo Colt ad avere un meccanismo a doppia azione fu il Modello 1877.
Il Colt Model 1877 fu il primo di una serie di revolver in doppia azione (DA) caratterizzati da un design che assomigliava al Colt Single Action Army del 1873; ed in effetti il 1877 utilizzava diverse parti del SAA, modificate per un’azione tipo DA.
Il nuovo design a doppia azione utilizzava lo stesso tipo di sistema di carico del SAA: una finestra di caricamento rotante, un espulsore montato lungo la canna, ed un’impugnatura arrotondata “bird’s head” (a “testa di uccello”, come la definivano allora).
Colt offriva una serie di opzioni tra cui canne corte senza aste di espulsione e canne lunghe fino a 12 pollici.
In linea con i principi di Colt, il modello 1877 restò in produzione finchè ci fu richiesta, anche quando i nuovi modelli Colt (di gran lunga superiori) erano già in commercio da tempo.
Il mod. 1877 fu realizzato in varie forme fino al Constabulary filippino modello 1904.
Questo revolver Colt in doppia azione, appena fu presentato fu subito giudicato “rivoluzionario”.
E poco dopo, nel 1889, Colt introdusse il primo revolver al mondo a doppia azione e con cilindro basculante.
Il 1889 fu chiamato “New Navy model 1889”.Fu il primo revolver con il sistema di rotazione laterale del tamburo per agevolare espulsione e caricamento. Questa soluzione era così efficace e robusta, che divenne lo standard per tutti i progetti a doppia azione che ne seguirono.
E che fu adottata anche da tutti i concorrenti.
E che è in uso tutt’ora, anche se con ovvii aggiornamenti.
In seguito (nel 1892) il progetto fu acquistato anche dall’esercito, ed il nome fu cambiato in Colt New Army & Navy Model.
Sempre in linea con la filosofia di Colt, il 1889 fu rapidamente seguito da versioni migliorate, ognuna con un proprio numero di modello, come ad es. i modelli 1894, 1895, 1896, 1901 e 1903.
Questi nuovi revolver a cilindro basculante furono realizzati sia per forniture militari che per il mercato commerciale/civile delle armi da fuoco; ben presto divennero estremamente popolari, vendendo diverse centinaia di migliaia di pezzi fino al 1907, anno di termine della produzione.
Nel 1895 Colt lanciò un’azione dal design totalmente nuova, inserita nel revolver “tascabile” Colt New.
Era una doppia azione nascosta in un telaio piccolo, che divenne l’antenato di tutte le Colt fino al 1969.
Modificata solo leggermente nel corso degli anni, questa azione fu la base praticamente per ogni revolver a doppia azione Colt prodotto in seguito.
È stato usato l’ultima volta in un Colt Python, fino alla sospensione della produzione nel 2003-2004.
Anche i più recenti revolver Colt (dopo la ripresa della produzione nel 2020) si basano su questa azione, però con alcune modifiche dettate principalmente da esigenze di sicurezza.
Il successivo progresso nel design della doppia azione arrivò nel 1898 con il revolver Colt New Service.
Il New Service era un revolver con un telaio di grandi dimensioni (large frame), destinato alle cartucce più potenti dell’epoca. Fu prodotto per camerare molti “grossi calibri”: .357 Magnum, .38-40, .44-40, .44 Russian, .44 Special, .45 ACP, .45 Long Colt, .450 Eley, .455 Eley, e .476 Eley.
E già allora erano presenti alcune particolari caratteristiche delle meccaniche Colt: in particolare la caratteristica molla a “V” (un’unica molla che gestisce le molte funzioni dell’azione) e la lunga asta di rinvio per portare l’azione elastica al grilletto e alla leva di rotazione.
Una meccanica sofisticata, raffinata, che consacrò la qualità Colt, ma che ne decretò anche il più grande limite: l’elevato costo.
Per dovere di cronaca c’è da dire che all’epoca, qualsiasi operaio che avesse lavorato in una fabbrica Colt, era considerato un vero “armaiolo”; e nell’era del boom industriale USA questo era un biglietto da visita ambitissimo.
Nel frattempo, Colt stava sviluppando un modello tascabile, che sarebbe diventato il revolver a telaio piccolo di Colt: il Police Positive. Realizzato per le cartucce corte (cal. .32), era sviluppato assieme al Police Positive Special, che però pur avendo la stessa base doveva camerare il più lungo .38 Special.
Il Police Positive Special sarebbe diventato uno dei revolver più famosi di Colt assieme al Colt Special Detective.
Nel 1908 Colt introdusse il revolver che avrebbe fissato lo standard per i successivi 60 anni.
Questo nuovo revolver a telaio medio era noto come Colt Army Special.
È stato il rimpiazzo per i “vecchi” modelli New Army & Navy, ormai eccessivamente complessi e costosi, e per certi aspetti anche fragili.
In questo revolver, sono ormai presenti praticamente tutti gli elementi distintivi di ogni revolver Colt prodotto successivamente.
Anche esteticamente, si nota già il classico pulsante di sblocco del tamburo, ora arrotondato e zigrinato, che lavora in “trazione” (indubbiamente più scomodo rispetto alle soluzioni adottate poi da molti concorrenti).
L’Army Special è stato subito adottato da numerose forze dell’ordine ed ha trovato consenso anche nel mercato civile, vendendo molto bene.
L’Army Special divenne la base per i revolver a telaio medio Colt prodotti in seguito; ed è stato realizzato in diverse versioni: dalle pistole di servizio fino ai revolver dedicati al tiro.
Dopo la seconda guerra mondiale, Colt iniziò a sperimentare nuovi materiali per le proprie armi da fuoco.
Nel 1950 Colt introdusse un piccolo revolver con telaio ripreso dallo Special Detective usando però delle leghe leggere.
Il Colt Cobra (nell’immagine qui di seguito) ed il Colt Agent furono i primi revolver al mondo con telaio in lega, e sarebbero stati i revolver più venduti in assoluto per molti anni.
Però, alla fine degli anni ’60, l’elevato costo dei revolver Colt li stava portando fuori mercato; la causa principale era la numerosa ed ultra specializzata manodopera necessaria per costruirli e per rifinirli secondo gli standard Colt.
Per mantenere i livelli di qualità e di finitura che avevano caratterizzato il marchio e che ne avevano decretato il successo, era praticamente indispensabile ricorrere a numerosi interventi manuali. Basti pensare solo agli infiniti passaggi di spazzolatura richiesti per le lucidature di alcuni modelli.
Colt decise di sviluppare un modello completamente nuovo, il primo dallo Special Army del 1908. Questo nuovo modello doveva sfruttare appieno i più recenti metodi di produzione automatizzati, riducendo drasticamente il ricorso ai lunghi passaggi manuali.
Fu così che nel 1969 Colt introdusse il nuovo modello Mark III.
Il Colt Mark III (qui sopra nella versione Trooper, con mire regolabili)
Era un revolver totalmente nuovo, con poco o nulla in comune con i modelli precedenti.
Invece del vecchio sistema Colt Positive Safety, che utilizzava un percussore a rimbalzo e un sistema di blocco interno del cane, la nuova azione utilizzava un sistema di sicurezza e percussione con “transfer bar” (barra di trasferimento).
In questo sistema, il cane non arriva al percussore quando viene abbattuto.
Quando si preme il grilletto, una lamina di acciaio si interpone tra il cane ed il percussore (che è montato flottante nel telaio). Quando il cane cade, colpisce la lamina (barra di trasferimento) che a sua volta trasmette il colpo al percussore, azionandolo.
Se il grilletto viene rilasciato, la barra di trasferimento si abbassa istantaneamente ed il cane non può arrivare a toccare direttamente il percussore.
Questo innovativo sistema era molto più sicuro, e soprattutto era meno complesso e più economico da produrre.
Inoltre il nuovo revolver veniva prodotto utilizzando parti interne in acciaio “sinterizzato”. Con questo processo l’acciaio in polvere viene riscaldato sino alla fusione, in uno specifico stampo; quando lo stampo viene aperto, la parte risultante ha già una finitura abbastanza alta ed è quasi pronta per il trattamento superficiale e l’eventuale processo di indurimento.
Poiché queste parti potevano essere stampate con tolleranze relativamente contenute (e costavano molto meno), ciò consentiva di impiegare personale meno qualificato nella linea di produzione e di assemblaggio.
In pratica, nell’assemblaggio di un revolver Mark III, l’addetto prende un pezzo dal contenitore, e lo verifica. Se il pezzo non si adatta perfettamente, l’addetto lo scarta e ne prende un altro, fino a quando non trova il pezzo che si adatta perfettamente. Questo metodo di lavoro è risultato molto più veloce ed economico; ormai l’incidenza del materiale è risibile rispetto al costo della mano d’opera specializzata.
In precedenza un assemblatore “maestro” limava, lappava ed adattava tutte le parti necessarie ad assemblare la pistola; con elevatissimo un costo in termini di tempo e di “formazione” della mano d’opera.
Questo nuovo Mark III era estremamente potente, ed a detta del mastro armaiolo Jerry Kuhnhausen era probabilmente il più potente mai realizzato su un telaio medio.
Telaio che in Colt identificarono come “J frame”.
Come per l’Army Special, Colt usò l’azione del Mark III come base per un’intera serie di revolver che vanno dal .38 a mira fissa di servizio, passando per i vari Trooper, Official Police, Lawman, Officer’s model Match, fino al lussuoso Trooper Mark III .357 con mira regolabile.
Nel 1983 Colt introdusse una versione leggermente modificata del Mark III, denominata Mark V.
Il cui telaio fu denominato “V frame”.
Base per i modelli Peacekeeper, Whitetailer, e per il Boa.
A seguire, nei primi anni ’80 Colt introdusse l’acciaio inossidabile nella sua linea di revolver; i primi a fruire di tale materiale e relative lavorazioni, furono alcuni modelli Python.
Nel 1985, Colt ha usato una versione leggermente modificata del Mark V per realizzare un nuovo revolver in acciaio inox: il King Cobra.
Negli anni ’90, Colt introdusse due nuovi revolver a doppia azione.
Il primo fu il nuovo Anaconda in .44 Magnum, il primo grande telaio realizzato da Colt dall’uscita di scena del New Service durante la seconda guerra mondiale.
Il secondo era un nuovo revolver a telaio piccolo, lo Special Colt 38 SF-VI.
L’SF-VI fu anche realizzato come DS-II e Magnum Carry in .357 Magnum, il primo revolver Magnum a telaio piccolo di Colt.
Entrambi questi revolver erano realizzati in acciaio inox e derivavano dal King Cobra.
C’è da dire che negli anni ’70 la divisione firearms del gruppo Colt iniziò ad attraversare un periodo piuttosto “turbolento”.
La sezione “armi” era una piccola parte della grande holding che Colt aveva fondato; e la holding sembrava incerta su cosa fare con la “relativamente piccola” divisione firearms, che per altro non era così remunerativa come le altre attività del gruppo.
Di fatto ogni anno veniva nominato un nuovo presidente della divisione firearms; la maggior parte di questi manager, non sapeva nulla di armi e tantomeno della produzione di armi; ed era evidente che alcuni erano interessati solo a soddisfare le richieste finanziarie della holding, sperando di fare carriera e di poter abbandonare velocemente la sezione firearms per rientrare “in sede”.
Ognuno di questi “manager”, appena arrivava, per prima cosa ordinava di abbandonare i vecchi modelli, di introdurre nuovi modelli, o di reintrodurre vecchi modelli fuori produzione. Senza alcuna logica.
Assieme ad altri motivi di mercato e di produzione, questa situazione alla fine ha portato la divisione Colt Firearms ad essere venduta, scorporandola dalla holding originaria.
I nuovi proprietari interruppero la produzione di armi corte Colt nel 2000, comprese tutte le doppie azioni, con l’esclusione di Python e Anaconda che però venivano prodotti in un numero limitato di pezzi.
Con lo scorporo (2002) del ramo dedicato alle forniture per la difesa statunitense, denominato Colt Defence, ed il contemporaneo crollo delle vendite dei revolver un po’ su tutti i mercati, senza nuovi progetti e/o nuovi modelli, proprio in un momento in cui le pistole automatiche erano in ascesa, e con un modello (il Python) troppo costoso e difficile da produrre, Colt alla fine interruppe la produzione di revolver.
Gli ultimi furono venduti tra il 2003 e il 2004 (erano Anaconda e Python).
In seguito, dopo un periodo molto “altalenante”, la divisione armi “civili” dichiarò bancarotta nel 2015.
Nel 2016 però, con un piano di ristrutturazione e l’apporto di una nuova holding, Colt ha ripreso la produzione (prima con l’M4) ed è iniziato un rilancio del marchio con positivi risultati sin da subito.
Anche nelle “armi corte”, prima con nuove versioni del 1911, e quindi con i revolver Cobra (2017), King Cobra (2019), il nuovo Python (2020), e la riedizione dell’Anaconda (2021).
Ad inizio 2021 il gruppo Česká Zbrojovka Group SE (noto come CZ) ha acquistato il 100% della Colt Holding Company LLC (Colt), la società madre del produttore statunitense di armi da fuoco, Colt’s Manufacturing Company LLC, nonché la sua controllata canadese, Colt Canada Corporation.
I principali revolver Colt (D.A.)
- .357 model
- Agent
- Aircrewman
- Anaconda
- Anaconda (2021 ➽ )
- Army Special
- Banker’s Special
- BOA
- Border Patrol
- Camp Perry
- Cobra
- Cobra (2017 ➽ )
- Commando
- Commando Special
- Detective Special
- Diamondback
- DS-II
- King Cobra
- King Cobra (2019 ➽ )
- Lawman
- Magnum Carry
- Mark III
- Mark V
- Marshal
- Metropolitan Police
- mod. 1877 e 1878
- New Army & Navy
- New Pocket
- New Police
- New Service
- Officer’s Model
- Official Police
- Peacekeeper
- Pocket Positive
- Police Positive
- Python
- Python (2020 ➽ )
- SF-VI
- Shooting Master
- Trooper
- U.S. 1909
- U.S. 1917
- Viper